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venerdì 20 luglio 2012

Processate Innocenti!


Il gip del Tribunale di Barcellona P.G., dottoressa Anna Adamo, respingendo la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura della Repubblica della città del Longano, ha disposto l’imputazione coatta dell’ad di Tirrenoambiente Giuseppino Innocenti per il reato di gestione di discarica non autorizzata (art. 256, comma 3, del d.lgs 152/2006).
Il procedimento penale – che costituisce uno stralcio di un’altra indagine (di cui infra) nella quale si è proceduto separatamente a carico dello stesso Innocenti e dell’ex presidente del Cda di Tirrenoambiente Sebastiano Giambò – era stato avviato in seguito ad un esposto denuncia presentato dal Comune di Furnari nel dicembre 2008. L’esponente lamentava il cattivo governo della discarica di contrada Zuppà da parte della Tirrenoambiente per via delle esalazioni maleodoranti che, sospinte dai venti, si diffondono sull’abitato di Furnari, ipotizzando il reato di getto pericoloso di cose (art. 674 del Codice penale).
Questo secondo troncone vedeva indagati gli stessi vertici societari Giambò e Innocenti, e l’ingegnere chimico Maria Elena Fierotti per reati ambientali e per una serie di contestate falsità in atti pubblici in relazione al pretrattamento obbligatorio dei rifiuti destinati in discarica.
Tuttavia, nonostante le indagini svolte nel corso del 2009 – con ben quattro sopralluoghi effettuati dai carabinieri del Noe di Catania, in aggiunta alle ispezioni dell’Arpa di Messina - consentissero di formulare l’imputazione a carico dei responsabili della gestione della discarica, il sostituto procuratore Giorgio Nicola, pervenendo a conclusioni opposte, decideva il 28 ottobre dello scorso anno di chiedere l’archiviazione del procedimento notificando tale provvedimento al Comune di Furnari che decideva di proporre opposizione.
Il punto nodale al vaglio del gip era quello di accertare se la norma enunciata dall’art. 7 del d.lgs 36/2003 (che ha recepito in Italia la direttiva europea sui rifiuti 1999/31): «I rifiuti possono essere collocati in discarica solo dopo trattamento», sia stata o meno osservata dal gestore della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea a partire dall’1 luglio 2009 (data di applicazione della citata direttiva).
I sopralluoghi dei carabinieri del Noe hanno dimostrato che, quanto meno sino al settembre 2009, presso l’invaso di contrada Zuppà i rifiuti erano collocati sulla nuda terra senza un’adeguata operazione preventiva qualificabile come “trattamento” secondo la definizione enunciata dalla normativa nazionale di recepimento di quella comunitaria. Nella loro relazione finale, i militari dell’Arma chiedevano addirittura il sequestro preventivo dell’impianto.
Davanti alla corposa documentazione agli atti il giudicante, ritenendo fondate le indagini del Noe e accertata quindi l’inosservanza della norma di cui sopra, ha disposto lo stralcio della posizione di Innocenti in relazione al reato ambientale (se sarà accertato nel successivo processo, potrebbe portare ad una sentenza di condanna da sei mesi a due anni e alla confisca dell’area sulla quale è stata realizzata la discarica abusiva, fatti salvi gli obblighi di bonifica o di ripristino dello stato dei luoghi) restituendo gli atti al pm perché formuli l’imputazione nei confronti dell’ad di Tirrenoambiente. Per i restanti reati ( falsità in atto pubblico) ed i restanti indagati (Giambò e Fierotti) invece il procedimento è stato archiviato.
Nell’altro procedimento pendente davanti al Tribunale di Barcellona che vede imputati lo stesso Innocenti e l’ex presidente Giambò i quali «pur in presenza di autorizzazione integrata ambientale, per colpa consistente in imprudenza, negligenza e imperizia omettevano di predisporre strumenti idonei alla captazione del biogas prodotto dai rifiuti in putrefazione» (reato previsto dall’art. 674 cp) - in cui, nell’udienza del 17 luglio scorso, si sono costituiti parte civile il Comune di Furnari e un gruppo di cittadini furnaresi assistiti dal Codacons – il giudice monocratico Maria Celi ha disposto il rinvio dell’udienza al prossimo 23 febbraio 2013, per la mancata traduzione in aula del Giambò, attualmente in carcere in seguito alla condanna - emessa nel processo Vivaio alla mafia delle discariche - a 14 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.

1 commento:

  1. Nella discarica non sempre sono rose e fiori. Anzi, proprio sui campi di rose, la DDA di Messina, ha scritto molto...

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