Il gip del Tribunale di Barcellona P.G., dottoressa Anna
Adamo, respingendo la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura della
Repubblica della città del Longano, ha disposto l’imputazione coatta dell’ad di
Tirrenoambiente Giuseppino Innocenti per il reato di gestione di discarica non
autorizzata (art. 256, comma 3, del d.lgs 152/2006).
Il procedimento penale – che costituisce uno stralcio di
un’altra indagine (di cui infra) nella quale si è proceduto separatamente a
carico dello stesso Innocenti e dell’ex presidente del Cda di Tirrenoambiente
Sebastiano Giambò – era stato avviato in seguito ad un esposto denuncia
presentato dal Comune di Furnari nel dicembre 2008. L’esponente lamentava il
cattivo governo della discarica di contrada Zuppà da parte della
Tirrenoambiente per via delle esalazioni maleodoranti che, sospinte dai venti,
si diffondono sull’abitato di Furnari, ipotizzando il reato di getto pericoloso
di cose (art. 674 del Codice penale).
Questo secondo troncone vedeva indagati gli stessi vertici
societari Giambò e Innocenti, e l’ingegnere chimico Maria Elena Fierotti per
reati ambientali e per una serie di contestate falsità in atti pubblici in
relazione al pretrattamento obbligatorio dei rifiuti destinati in discarica.
Tuttavia, nonostante le indagini svolte nel corso del 2009 –
con ben quattro sopralluoghi effettuati dai carabinieri del Noe di Catania, in
aggiunta alle ispezioni dell’Arpa di Messina - consentissero di formulare
l’imputazione a carico dei responsabili della gestione della discarica, il
sostituto procuratore Giorgio Nicola, pervenendo a conclusioni opposte,
decideva il 28 ottobre dello scorso anno di chiedere l’archiviazione del
procedimento notificando tale provvedimento al Comune di Furnari che decideva
di proporre opposizione.
Il punto nodale al vaglio del gip era quello di accertare se
la norma enunciata dall’art. 7 del d.lgs 36/2003 (che ha recepito in Italia la
direttiva europea sui rifiuti 1999/31): «I rifiuti possono essere collocati in
discarica solo dopo trattamento», sia stata o meno osservata dal gestore della
discarica di Mazzarrà Sant’Andrea a partire dall’1 luglio 2009 (data di
applicazione della citata direttiva).
I sopralluoghi dei carabinieri del Noe hanno dimostrato che,
quanto meno sino al settembre 2009, presso l’invaso di contrada Zuppà i rifiuti
erano collocati sulla nuda terra senza un’adeguata operazione preventiva
qualificabile come “trattamento” secondo la definizione enunciata dalla
normativa nazionale di recepimento di quella comunitaria. Nella loro relazione
finale, i militari dell’Arma chiedevano addirittura il sequestro preventivo
dell’impianto.
Davanti alla corposa documentazione agli atti il giudicante,
ritenendo fondate le indagini del Noe e accertata quindi l’inosservanza della
norma di cui sopra, ha disposto lo stralcio della posizione di Innocenti in
relazione al reato ambientale (se sarà accertato nel successivo processo,
potrebbe portare ad una sentenza di condanna da sei mesi a due anni e alla
confisca dell’area sulla quale è stata realizzata la discarica abusiva, fatti
salvi gli obblighi di bonifica o di ripristino dello stato dei luoghi)
restituendo gli atti al pm perché formuli l’imputazione nei confronti dell’ad
di Tirrenoambiente. Per i restanti reati ( falsità in atto pubblico) ed i
restanti indagati (Giambò e Fierotti) invece il procedimento è stato
archiviato.
Nell’altro procedimento pendente davanti al Tribunale di
Barcellona che vede imputati lo stesso Innocenti e l’ex presidente Giambò i
quali «pur in presenza di autorizzazione integrata ambientale, per colpa
consistente in imprudenza, negligenza e imperizia omettevano di predisporre
strumenti idonei alla captazione del biogas prodotto dai rifiuti in
putrefazione» (reato previsto dall’art. 674 cp) - in cui, nell’udienza del 17
luglio scorso, si sono costituiti parte civile il Comune di Furnari e un gruppo
di cittadini furnaresi assistiti dal Codacons – il giudice monocratico Maria
Celi ha disposto il rinvio dell’udienza al prossimo 23 febbraio 2013, per la
mancata traduzione in aula del Giambò, attualmente in carcere in seguito alla
condanna - emessa nel processo Vivaio alla mafia delle discariche - a 14 anni
di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Nella discarica non sempre sono rose e fiori. Anzi, proprio sui campi di rose, la DDA di Messina, ha scritto molto...
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