Un debito milionario vantato dal Comune
di Mazzarrà Sant'Andrea nei confronti della sua partecipata
(essendone azionista di maggioranza) Tirrenoambiente per il mancato
pagamento di quell'eco-indennizzo frutto di quella scelta dell'ex
sindaco Nello Giambò – condannato in secondo grado nel processo
Vivaio alla mafia delle discariche – di trasformare l'ex città dei
vivai nella pattumiera di mezza Sicilia.
Più volte dal momento della sua
elezione a sindaco Salvatore Bucolo aveva “tuonato” contro la
società proprietaria della discarica di contrada Zuppà affinché i
“patti” venissero rispettati.
Soldi che dovevano andare a beneficio
delle casse comunali – per mitigare i danni ambientali derivanti
dall'impatto che la presenza della discarica sul territorio
comportava ai danni dei residenti (sic) – e che Tirrenoambiente non
versava.
Nel 2013 era arrivato anche a
minacciare azioni legali per il recupero di 1.700.000 euro. Vertenza
che sarebbe successivamente stata risolta con una transazione tra
comune e società cui sarebbero seguiti altri accordi sui quali la
magistratura ha deciso di vederci chiaro.
È scattato così lo scorso mercoledì
mattina il blitz dei finanzieri che hanno messo a soqquadro il
municipio, l'abitazione privata del sindaco, dell'ex presidente di
Tirrenoambiente Antonello Crisafulli – nominato proprio da Bucolo
qualche mese dopo la sua elezione a primo cittadino – e dell'ex ad
Giuseppe Antonioli – già sotto processo a Palermo con l'accusa di
corruzione di un funzionario regionale per ottenere agevolazioni
nella concessioni delle autorizzazioni alle discariche.
Sono stati acquisiti documenti relativi all'indagine in corso sui rapporti tra Tirrenoambiente e il Comune di Mazzarrà Sant’Andrea.
Peculato in concorso il reato
ipotizzato dal procuratore di Barcellona Francesco Massara e
conseguente iscrizione di Bucolo, Antonioli e Crisafulli nel registro
degli indagati.
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