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venerdì 6 marzo 2015

La procura indaga sui rapporti tra comune e Tirrenoambiente

Un debito milionario vantato dal Comune di Mazzarrà Sant'Andrea nei confronti della sua partecipata (essendone azionista di maggioranza) Tirrenoambiente per il mancato pagamento di quell'eco-indennizzo frutto di quella scelta dell'ex sindaco Nello Giambò – condannato in secondo grado nel processo Vivaio alla mafia delle discariche – di trasformare l'ex città dei vivai nella pattumiera di mezza Sicilia.
Più volte dal momento della sua elezione a sindaco Salvatore Bucolo aveva “tuonato” contro la società proprietaria della discarica di contrada Zuppà affinché i “patti” venissero rispettati.
Soldi che dovevano andare a beneficio delle casse comunali – per mitigare i danni ambientali derivanti dall'impatto che la presenza della discarica sul territorio comportava ai danni dei residenti (sic) – e che Tirrenoambiente non versava.
Nel 2013 era arrivato anche a minacciare azioni legali per il recupero di 1.700.000 euro. Vertenza che sarebbe successivamente stata risolta con una transazione tra comune e società cui sarebbero seguiti altri accordi sui quali la magistratura ha deciso di vederci chiaro.
È scattato così lo scorso mercoledì mattina il blitz dei finanzieri che hanno messo a soqquadro il municipio, l'abitazione privata del sindaco, dell'ex presidente di Tirrenoambiente Antonello Crisafulli – nominato proprio da Bucolo qualche mese dopo la sua elezione a primo cittadino – e dell'ex ad Giuseppe Antonioli – già sotto processo a Palermo con l'accusa di corruzione di un funzionario regionale per ottenere agevolazioni nella concessioni delle autorizzazioni alle discariche.
Sono stati acquisiti documenti relativi all'indagine in corso sui rapporti tra Tirrenoambiente e il Comune di Mazzarrà Sant’Andrea.
Peculato in concorso il reato ipotizzato dal procuratore di Barcellona Francesco Massara e conseguente iscrizione di Bucolo, Antonioli e Crisafulli nel registro degli indagati.

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