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giovedì 5 giugno 2014

Perché dire No all'inceneritore di biomasse

La centrale elettrica a biomasse che Ivo Blandina vuole realizzare in contrada Maraffino di Furnari è un impianto industriale che sarà alimentato bruciando a ciclo continuo e per tutto l’anno residui vegetali del taglio dei boschi e dell'agricoltura in genere. Senza giri di parole, un inceneritore.
Blandina ha presentato domanda per realizzare questa centrale, che serve per produrre e vendere corrente elettrica all'Enel e incassare i certificati verdi, con esclusivo beneficio per i guadagni aziendali e senza alcun vantaggio evidente per la comunità. 
Può la creazione di qualche posto di lavoro giustificare l’impatto ambientale che un simile impianto potrà avere per Furnari? Quasi certamente una ciminiera da cui fuoriesce costantemente fumo non potrà agevolare il futuro sviluppo commerciale, turistico ed edilizio del nostro territorio.
Conoscendo che le polveri non trattenute dai filtri si spargeranno anche per alcuni chilometri, posizionare un impianto del genere a poche centinaia di metri dalle abitazioni ci sembra una scelta quanto meno discutibile. Peraltro la strada di collegamento alla futura centrale non è certo idonea al transito di centinaia di camion che dovranno scaricare il combustibile e caricare quintali di ceneri da smaltire in discarica. A proposito, in quale discarica?
Senza addentrarci in dati tecnici sulla pericolosità dei fumi della combustione immessi nell'aria, che ricadrebbero anche per chilometri nelle zone circostanti, le polveri sottili prodotte e l'emissione di centinaia di tonnellate di CO₂ non possono non avere conseguenze. Neppure i filtri applicati, i controlli di legge o un eventuale spostamento della centrale un po’ più lontano dall’ubicazione oggi proposta, potrebbero garantire la salute pubblica. La qualità dell’aria non sarà più la stessa.
Dopo la puzza ora il fumo? Furnari ha già dato! Da anni subisce i deleteri effetti della discarica di Mazzarrà. Oggi ci propongono un impianto esclusivamente privato, che smaltirà scarti ancora più vicino al centro abitato. Prima hanno abusato della risorsa del suolo per esigenze di pubblica utilità. Ora verrà sfruttata la risorsa dell'aria per interessi esclusivamente privati. Il vero nodo non è l'uso della biomassa, ma l'uso del bene pubblico, aria per trarne profitto.
Secondo recenti leggi nazionali e regionali, impianti di questo tipo possono essere realizzati presentando una semplice domanda al Comune. La legge è nata per favorire le aziende agricole nello smaltimento di scarti vegetali normalmente autoprodotti nell'attività agricola e forestale, concedendo contributi e incentivi per la realizzazione delle centrali a biomasse. Riteniamo che lo spirito della legge sia stato tradito: in questo caso prima si realizza l'impianto e poi si cerca il materiale da bruciare.
L'inceneritore, battezzato centrale a biomasse per l'uso di cippato di legno, non può essere considerato un impianto ecologico nel senso che alcuni vorrebbero farci credere: pur partendo da combustibile verde, ovvero vegetale, questo viene bruciato lasciando residui di colore grigio-nero come fumo e ceneri. Di biologico tale impianto non ha nulla, come invece potrebbe averne un impianto di compostaggio per produrre terriccio vegetale. Le centrali a biomasse non sono prive di conseguenze per l’aria e per il territorio. Inoltre la definizione di “biomasse” è stabilita da un decreto ministeriale che può essere cambiato in qualsiasi momento. In questo modo il concetto di biomassa diventa davvero incerto. E se un giorno la munnizza diventasse biomassa?
Senza dilungarci oltre sulla pericolosità degli inceneritori, qualunque cosa essi brucino, definiamo questo tipo di impianto quantomeno inopportuno per Furnari.
Chiediamo a tutti i cittadini di prendere coscienza del problema ad attivarsi per alzare il livello della discussione in tutto il nostro comune e nei paesi confinanti, parlarne nelle Associazioni di cui facciamo parte, discuterne nei Partiti ai quali si è iscritti, far presente il nostro pensiero agli amministratori e politici che ci rappresentano.

Un moto civile e compatto dovrà essere la base su cui le autorità competenti in materia facciano leva per dare parere negativo alla realizzazione di questo impianto.

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