La centrale elettrica a biomasse che Ivo Blandina vuole realizzare in contrada Maraffino di Furnari è un
impianto industriale che sarà alimentato bruciando a ciclo continuo
e per tutto l’anno residui vegetali del taglio dei boschi e
dell'agricoltura in genere. Senza giri di parole, un inceneritore.
Blandina ha presentato domanda per
realizzare questa centrale, che serve per produrre e vendere corrente
elettrica all'Enel e incassare i certificati verdi, con esclusivo beneficio per i guadagni aziendali
e senza alcun vantaggio evidente per la comunità.
Può la creazione
di qualche posto di lavoro giustificare l’impatto ambientale che un
simile impianto potrà avere per Furnari? Quasi certamente una
ciminiera da cui fuoriesce costantemente fumo non potrà agevolare il
futuro sviluppo commerciale, turistico ed edilizio del nostro
territorio.
Conoscendo che le polveri non trattenute dai
filtri si spargeranno anche per alcuni chilometri, posizionare un
impianto del genere a poche centinaia di metri dalle abitazioni ci
sembra una scelta quanto meno discutibile. Peraltro la strada di
collegamento alla futura centrale non è certo idonea al transito di centinaia di camion che dovranno scaricare il combustibile e caricare quintali di
ceneri da smaltire in discarica. A proposito, in quale discarica?
Senza addentrarci in dati tecnici sulla
pericolosità dei fumi della combustione immessi nell'aria, che
ricadrebbero anche per chilometri nelle zone circostanti, le polveri
sottili prodotte e l'emissione di centinaia di tonnellate di CO₂
non possono non avere conseguenze. Neppure i filtri applicati, i
controlli di legge o un eventuale spostamento della centrale un po’
più lontano dall’ubicazione oggi proposta, potrebbero garantire la
salute pubblica. La qualità dell’aria non sarà più la stessa.
Dopo la puzza ora il fumo?
Furnari ha già dato! Da anni subisce i deleteri effetti della
discarica di Mazzarrà. Oggi ci propongono un impianto esclusivamente
privato, che smaltirà scarti ancora più vicino al centro abitato.
Prima hanno abusato della risorsa del suolo per esigenze di
pubblica utilità. Ora verrà sfruttata la risorsa dell'aria per
interessi esclusivamente privati. Il vero nodo non è l'uso della
biomassa, ma l'uso del bene pubblico, aria per trarne profitto.
Secondo recenti leggi
nazionali e regionali, impianti di questo tipo possono essere
realizzati presentando una semplice domanda al Comune. La legge è
nata per favorire le aziende agricole nello smaltimento di scarti
vegetali normalmente autoprodotti nell'attività agricola e
forestale, concedendo contributi e incentivi per la realizzazione
delle centrali a biomasse. Riteniamo che lo spirito della legge sia
stato tradito: in questo caso prima si realizza l'impianto e poi si
cerca il materiale da bruciare.
L'inceneritore, battezzato centrale a
biomasse per l'uso di cippato di legno, non può essere considerato
un impianto ecologico nel senso che alcuni vorrebbero farci credere:
pur partendo da combustibile verde, ovvero vegetale, questo viene
bruciato lasciando residui di colore grigio-nero come fumo e ceneri.
Di biologico tale impianto non ha nulla, come invece potrebbe averne
un impianto di compostaggio per produrre terriccio vegetale. Le
centrali a biomasse non sono prive di conseguenze per l’aria e per
il territorio. Inoltre la definizione di “biomasse” è stabilita
da un decreto ministeriale che può essere cambiato in qualsiasi
momento. In questo modo il concetto di biomassa diventa davvero
incerto. E se un giorno la munnizza diventasse biomassa?
Senza dilungarci oltre sulla
pericolosità degli inceneritori, qualunque cosa essi brucino,
definiamo questo tipo di impianto quantomeno inopportuno per Furnari.
Chiediamo a tutti i
cittadini di prendere coscienza del problema ad attivarsi per alzare
il livello della discussione in tutto il nostro comune e nei paesi
confinanti, parlarne nelle Associazioni di cui facciamo parte,
discuterne nei Partiti ai quali si è iscritti, far presente il
nostro pensiero agli amministratori e politici che ci rappresentano.
Un moto civile e compatto dovrà essere
la base su cui le autorità competenti in materia facciano leva per
dare parere negativo alla realizzazione di questo impianto.
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