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mercoledì 25 giugno 2014

Biomasse sì, biomasse no

La Comet – società specializzata in nautica da diporto – è da qualche settimana al centro delle polemiche, suscitate dal progetto di costruire un impianto a biomasse in un’area agricola del comune di Furnari.
Alcuni giorni fa, nella conferenza dei servizi, il progetto ha subito un rinvio grazie anche all’opposizione dei cittadini – costituiti in comitato – dello stesso comune di Furnari e dei comuni limitrofi di Tripi, Falcone e Terme Vigliatore, supportati dalle osservazioni scientifiche, presentate dal professor Beniamino Ginatempo dell’associazione Zero Waste Sicilia.
Non tutti però sembrano d’accordo, secondo alcuni organi “cosiddetti” di stampa locale si tratterebbe di impianti che trovano il favore di istituzioni e ambientalisti.
Ma chi sono gli ambientalisti cui fa riferimento la “stampa” e che credono nelle biomasse come scelta per uscire dal fossile, non tanto dannose per la salute e con il vantaggio di produrre energia rinnovabile grazie ai sostanziosi incentivi statali pagati dagli italiani?
In primis Legambiente, citata nell’articolo e la segretaria provinciale di Messina dei Verdi.
Quanto poi l'idea delle biomasse, come strumento utile a uscire dal fossile, sia condivisa a Furnari, lo si è capito nel corso dell’assemblea pubblica del 15 giugno scorso in cui la contrarietà di quanti sono intervenuti come pubblico o come esperti è stata totale.
Ma l’accusa più seria contri gli impianti a biomasse non arriva tanto da cittadini arrabbiati e “giornalisti ambientalisti”, quanto da luminari della medicina come il professor Valerio, le cui osservazioni sono già state pubblicate su queste pagine e sono anche agli atti dell’Ufficio tecnico del comune di Furnari.
Un ulteriore contributo arriva dal professor Michele Corti, presidente del Coordinamento nazionale Terre Nostre dei comitati "no biogas" "no biomasse" che ha studiato più da vicino gli impatti negativi degli impianti a biomasse e biogas sull’agricoltura.
Come quindi difendersi dal proliferare di impianti che ottengono permessi a occhi quasi chiusi, costruiti a pochi metri dalle abitazioni oppure in presenza di una produzione agricola di qualità, difesa spesso solo a parole? 
È l’avvocato Michele Greco a sottolineare gli strumenti legali e normativi a disposizione dei cittadini, anche questi ultimi agli atti del consiglio comunale aperto dello scorso 30 maggio. Il motto dell’avvocato è semplice: «non bisogna arrendersi all’indifferenza degli amministratori locali che si trincerano dietro la magica parola “deroga”».
A soccorrere i malcapitati cittadini è il Decreto Legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, recante norme per l'attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell'energia. Certo, osservazioni, ricorsi vanno motivati, ma di sicuro c’è che gli impianti non possono essere collocati vicino ad abitazioni o dove siano coltivate produzioni di qualità, perché sono considerate insalubri, come precisato dal D.M. 5 settembre 1994. Sta poi al sindaco del comune, quale massima autorità sanitaria locale, adottare quei provvedimenti che salvaguardino la salute pubblica.
E non è detto che non si vincano i ricorsi, lo testimoniano diversi casi.
È innegabile osservare che se fare impresa è un diritto, l’area interessata dal progetto di impianto a biomasse in zona Marraffino presenta alcune caratteristiche che sembrano renderla incompatibile con il progetto. Nel raggio di poche decine di metri vi sono abitazioni e alcune aziende agricole, per non tacere del problema logistico costituito dalla strada di accesso, interdetta al traffico di mezzi pesanti.

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