La Comet – società specializzata in
nautica da diporto – è da qualche settimana al centro delle
polemiche, suscitate dal progetto di costruire un impianto a biomasse
in un’area agricola del comune di Furnari.
Alcuni giorni fa, nella conferenza dei
servizi, il progetto ha subito un rinvio grazie anche all’opposizione
dei cittadini – costituiti in comitato – dello stesso comune di
Furnari e dei comuni limitrofi di Tripi, Falcone e Terme Vigliatore,
supportati dalle osservazioni scientifiche, presentate dal professor
Beniamino Ginatempo dell’associazione Zero Waste Sicilia.
Non tutti però sembrano d’accordo,
secondo alcuni organi “cosiddetti” di stampa locale si
tratterebbe di impianti che trovano il favore di istituzioni e
ambientalisti.
Ma chi sono gli ambientalisti cui fa
riferimento la “stampa” e che credono nelle biomasse come scelta
per uscire dal fossile, non tanto dannose per la salute e con il
vantaggio di produrre energia rinnovabile grazie ai sostanziosi
incentivi statali pagati dagli italiani?
In primis Legambiente, citata
nell’articolo e la segretaria provinciale di Messina dei Verdi.
Quanto poi l'idea delle biomasse, come
strumento utile a uscire dal fossile, sia condivisa a Furnari, lo si
è capito nel corso dell’assemblea pubblica del 15 giugno scorso in
cui la contrarietà di quanti sono intervenuti come pubblico o come
esperti è stata totale.
Ma l’accusa più seria contri gli
impianti a biomasse non arriva tanto da cittadini arrabbiati e
“giornalisti ambientalisti”, quanto da luminari della medicina
come il professor Valerio, le cui osservazioni sono già state
pubblicate su queste pagine e sono anche agli atti dell’Ufficio
tecnico del comune di Furnari.
Un ulteriore contributo arriva dal
professor Michele Corti, presidente del Coordinamento nazionale Terre
Nostre dei comitati "no biogas" "no biomasse" che ha studiato più da
vicino gli impatti negativi degli impianti a biomasse e biogas
sull’agricoltura.
Come quindi difendersi dal proliferare
di impianti che ottengono permessi a occhi quasi chiusi, costruiti a
pochi metri dalle abitazioni oppure in presenza di una produzione
agricola di qualità, difesa spesso solo a parole?
È l’avvocato
Michele Greco a sottolineare gli strumenti legali e normativi a
disposizione dei cittadini, anche questi ultimi agli atti del
consiglio comunale aperto dello scorso 30 maggio. Il motto
dell’avvocato è semplice: «non bisogna arrendersi all’indifferenza
degli amministratori locali che si trincerano dietro la magica parola
“deroga”».
A soccorrere i malcapitati cittadini è
il Decreto Legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, recante norme per
l'attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso
razionale dell'energia. Certo, osservazioni, ricorsi vanno motivati, ma di sicuro c’è che gli impianti non
possono essere collocati vicino ad abitazioni o dove siano coltivate
produzioni di qualità, perché sono considerate insalubri, come
precisato dal D.M. 5 settembre 1994. Sta poi al sindaco del comune,
quale massima autorità sanitaria locale, adottare quei provvedimenti
che salvaguardino la salute pubblica.
E non è detto che non si vincano i
ricorsi, lo testimoniano diversi casi.
È innegabile osservare che se fare
impresa è un diritto, l’area interessata dal progetto
di impianto a biomasse in zona Marraffino presenta alcune
caratteristiche che sembrano renderla incompatibile con il progetto.
Nel raggio di poche decine di metri vi sono abitazioni e alcune
aziende agricole, per non tacere del problema logistico costituito
dalla strada di accesso, interdetta al traffico di mezzi pesanti.
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