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domenica 22 giugno 2014

Sicilia: 24 discariche illegali, tra multe dell’Europa e dossier antimafia

Sarebbero 24 le discariche illegali in Sicilia. Nonostante i piani di riassetto non siano stati presentati o approvati, non sono stati chiuse dall’autorità competente. Questo potrebbe portare a nuove sanzioni europee, proprio durante il semestre europeo italiano.
Una penalità giornaliera di 256.819 euro per violazione delle direttive ignorate, dal giorno in cui sarà pronunciata la sentenza fino a quello dell’esecuzione, oltre a una somma forfettaria di 28.089 euro al giorno per il numero di giorni di persistenza dell’infrazione a partire dal 26 aprile 2007 al giorno della pronuncia della nuova sentenza.
L’Italia insiste nell’ignorare le norme comunitarie, sebbene siano trascorsi sette anni dalla condanna per non aver ottemperato agli obblighi previsti da alcuni articoli delle direttive 75/442/CEE, 91/689/CEE e 1999/31/CE concernenti i rifiuti, quelli pericolosi e la gestione delle discariche; ben undici anni da quando la Commissione europea ha aperto la procedura di infrazione 2003_2077 riguardante le discariche abusive.
La deputata palermitana del Movimento 5 stelle Claudia Mannino, membro della commissione Ambiente di Montecitorio, ha presentato un’interpellanza urgente alla Camera per capire “quali iniziative straordinarie e urgenti intenda adottare l’esecutivo per giungere, il più rapidamente possibile, alla rimozione di tutte le inottemperanze giuridiche che sono causa della condanna inflitta al nostro Paese nell’aprile del 2007, in considerazione del fatto che il permanere delle stesse situazioni è all’origine di una probabile seconda condanna da parte della Corte Europea”. “Ormai – afferma Claudia Mannino – i tempi sono strettissimi, quindi è quanto mai urgente che il governo intervenga per evitare multe pesantissime che, in un modo o nell’altro, dovranno pagare tutti gli ignari cittadini”.
La Commissione regionale antimafia, le cui attività d’indagine sono al momento focalizzate proprio sulle infiltrazioni mafiose nelle discariche private siciliane, è pronta ad inviare alle Procure un suo dossier.
È un settore ritenuto infatti ad alto rischio infiltrazione della criminalità organizzata. Ci sono le norme, nazionali e regionali, che prevedono rigide misure di prevenzione. Ma in Sicilia il settore rifiuti continua a vivere nel paradosso.
Da una attenta analisi su chi abbia fin qui applicato la normativa nazionale in ambito di white list, su chi cioè abbia i requisiti per essere iscritto all’elenco dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa gestite dalle prefetture (in applicazione dell’art. 1, commi dal 52 al 57, della legge n.190/2012; D.P.C.M. 18 aprile 2013) si scopre che, a parte la discarica di Siculiana (gruppo Catanzaro), nessuna delle 24 discariche siciliane (sia pubbliche che private) ha ottenuto l’iscrizione a questo elenco speciale.
Per essere ammessi agli elenchi delle cosiddette white list le imprese interessate vengono passate al setaccio e controllate punto per punto per verificare che le infiltrazioni non solo non siano in atto ma non siano mai avvenute. La norma prevede infatti che «L’iscrizione negli elenchi della prefettura della provincia in cui l’impresa ha sede soddisfa i requisiti per l’informazione antimafia per l’esercizio della relativa attività. La prefettura effettua verifiche periodiche circa la perdurante insussistenza dei suddetti rischi e, in caso di esito negativo, dispone la cancellazione dell’impresa dall’elenco».
Inoltre, la delibera regionale “Disposizioni applicative connesse all’attuazione della normativa antimafia” prevede che l’amministrazione regionale debba acquisire sempre le informative antimafia nei casi previsti dal decreto legislativo 159/2011 e che tale obbligo debba essere esteso anche alle società partecipate dalla Regione siciliana procedendo all’immediata revoca dei rapporti nel caso in cui siano acquisite informative atipiche. La domanda a questo punto è d’obbligo: quante volte la verifica antimafia è stata fatta e in quanti casi è stata acquista l’obbligatoria informativa antimafia?

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