La Sicilia è sull'orlo del default, prossima a fare la fine della Grecia, in difficoltà nel pagamento degli stipendi ma in grado di trovare piccioli per i la "casta".
L'ex presidente della Regione Siciliana Totò "vasa, vasa" Cuffaro, in
carcere per scontare una condanna a sette anni per favoreggiamento alla
mafia, da tre anni riceve dall'Assemblea regionale siciliana un
vitalizio mensile da ex deputato di 6mila euro lordi. La legge li
'vieta' soltanto per i condannati per reati contro la pubblica
amministrazione con la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici
uffici.
Dopo le dimissioni da presidente della Regione,
nell'aprile 2008 Cuffaro veniva eletto al Senato rimanendo in carica
fino al febbraio del 2011, quando decadde per la condanna definitiva.
L'Ars,
dal 2008 al gennaio 2011, sospende gli emolumenti perché Cuffaro è
senatore. Una volta decaduto l'ex governatore fa però richiesta per il
vitalizio dell'Assemblea regionale, nonostante abbia appena 53 anni: le
norme di Palazzo dei Normanni consentivano fino al 2012 agli ex deputati
di andare in pensione anche a 50 anni se con oltre tre legislature alle
spalle. Proprio il caso di Cuffaro, che quindi ottiene l'assegno,
versato dall'Ars in un conto gestito da un procuratore da lui nominato
in attesa di scontare la pena.
Ai funzionari dell'Assemblea è però
venuto il dubbio se sospendere o meno il vitalizio all'ex governatore
dopo l'approvazione a Sala d'Ercole del regolamento che recepisce il
decreto Monti sui costi della politica che prevede la "sospensione del
vitalizio per chi è condannato per reati contro la pubblica
amministrazione con pena accessoria dell'interdizione dai pubblici
uffici. Ma il dubbio è durato poco. Perché il decreto è chiaro: la
sospensione scatta solo per reati contro la pubblica amministrazione con
previsione della pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici.
Non per altri reati, come il favoreggiamento alla mafia.
Sarebbe ora di cambiarla 'sta legge.
Non può, pertanto, considerarsi un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62 del 7/03/2001
Si ricorda però che l’art. 21 della Costituzione recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili."
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