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giovedì 8 maggio 2014

Sì all'arresto per Francantonio Genovese

Francantonio Genovese , alto dirigente del Pd, ras di Messina, padrone del partito in Sicilia, ex Dc, ex Margherita, ex veltroniano, ex franceschiniano, ex bersaniano, ultimamente renziano, emblema del conflitto d’interessi (per i rapporti azionari con la “Caronte”, la società dei traghetti sullo Stretto) e del clientelismo con mezza famiglia nella mangiatoia della formazione professionale dal 18 marzo è destinatario un ordine di custodia per associazione per delinquere finalizzata al peculato, alla truffa e al riciclaggio. Secondo l’accusa Genovese & C. a suon di fatture false avevano intascato 6 milioni di euro. La giunta per le autorizzazioni della Camera, bocciando la relazione di Antonio Leone (Ncd) che diceva no alla misura cautelare sostenendo l'esistenza di fumus persecutionis, ha votato sì per l’arresto di Francantonio Genovese. 12 i voti favorevoli e 5 contrari. Il Pd, il partito del deputato messinese coinvolto nella scandalo della formazione professionale, ha votato a favore dell’arresto. Come 5 stelle e Sel. Dopo la bocciatura di Leone è stato nominato un nuovo relatore per sostenere in Aula la posizione della giunta a favore dell'autorizzazione all'arresto: è il deputato del Pd Franco Vazio. Adesso la conferenza dei capigruppo dovrà decidere quando calendarizzare la votazione, che avverrà a scrutinio segreto. Infatti per il presidente La Russa «Il nuovo relatore ha chiesto qualche giorno di tempo per studiare il caso. Ma dalla prossima settimana penso che la relazione potrà arrivare in Aula. Qualche deputato – aggiunge – in commissione ha espresso l’opinione che sia meglio sottoporre la questione al giudizio dell’Aula dopo le elezioni ma altri hanno manifestato l’esigenza di una decisione al più presto. La scelta attiene alla presidenza della Camera». Ma fra i deputati del Pd la decisione di votare a favore dell’arresto di Genovese non viene definita “sofferta”, né “volutamente rinviata nel tempo”. “Abbiamo discusso molto, questo sì, lo abbiamo fatto in piena autonomia, Renzi non è mai intervenuto, abbiamo valutato con attenzione una documentazione monumentale” dicono ora. Dubbi sarebbero stati posti da Danilo Leva, ex responsabile Giustizia del Pd, avvocato. Alla fine ha prevalso la convinzione che nelle carte, 16 faldoni, 380 pagine nella richiesta d’arresto, non c’è il fumus persecutionis di cui parla Genovese.

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