Francantonio Genovese , alto dirigente
del Pd, ras di Messina, padrone del partito in Sicilia, ex Dc, ex
Margherita, ex veltroniano, ex franceschiniano, ex bersaniano,
ultimamente renziano, emblema del conflitto d’interessi (per i
rapporti azionari con la “Caronte”, la società dei traghetti
sullo Stretto) e del clientelismo con mezza famiglia nella mangiatoia
della formazione professionale dal 18 marzo è destinatario un ordine
di custodia per associazione per delinquere finalizzata al peculato,
alla truffa e al riciclaggio. Secondo l’accusa Genovese & C. a
suon di fatture false avevano intascato 6 milioni di euro.
La giunta per le autorizzazioni della
Camera, bocciando la relazione di Antonio Leone (Ncd) che diceva no
alla misura cautelare sostenendo l'esistenza di fumus persecutionis,
ha votato sì per l’arresto di Francantonio Genovese. 12 i voti
favorevoli e 5 contrari. Il Pd, il partito del deputato messinese
coinvolto nella scandalo della formazione professionale, ha votato a
favore dell’arresto. Come 5 stelle e Sel.
Dopo la bocciatura di Leone è stato
nominato un nuovo relatore per sostenere in Aula la posizione della
giunta a favore dell'autorizzazione all'arresto: è il deputato del
Pd Franco Vazio. Adesso la conferenza dei capigruppo dovrà decidere
quando calendarizzare la votazione, che avverrà a scrutinio segreto.
Infatti per il presidente La Russa «Il
nuovo relatore ha chiesto qualche giorno di tempo per studiare il
caso. Ma dalla prossima settimana penso che la relazione potrà
arrivare in Aula. Qualche deputato – aggiunge – in commissione ha
espresso l’opinione che sia meglio sottoporre la questione al
giudizio dell’Aula dopo le elezioni ma altri hanno manifestato
l’esigenza di una decisione al più presto. La scelta attiene alla
presidenza della Camera».
Ma fra i deputati del Pd la
decisione di votare a favore dell’arresto di Genovese non viene definita
“sofferta”, né “volutamente rinviata nel tempo”. “Abbiamo discusso
molto, questo sì, lo abbiamo fatto in piena autonomia, Renzi non è mai
intervenuto, abbiamo valutato con attenzione una documentazione
monumentale” dicono ora. Dubbi sarebbero stati posti da Danilo Leva, ex
responsabile Giustizia del Pd, avvocato. Alla fine ha prevalso la
convinzione che nelle carte, 16 faldoni, 380 pagine nella richiesta
d’arresto, non c’è il fumus persecutionis di cui parla Genovese.
Non può, pertanto, considerarsi un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62 del 7/03/2001
Si ricorda però che l’art. 21 della Costituzione recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili."
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