Con sentenza n.
5422/2019 resa dalla Sezione III del Tribunale di Palermo in data 18 luglio
2019, l’architetto Gianfranco Cannova, ex funzionario dell’Assessorato
Regionale al Territorio e Ambiente, viene condannato alla pena di 9 anni di
reclusione per corruzione per atti contrari ai propri doveri d’ufficio. Insieme
a lui vengono condannati Domenico Proto, alla pena di anni 6, e Nicolò Sodano,
Calogero Sodano e Giuseppe Antonioli alla pena di anni 4[1].
Le motivazioni della
sentenza, rese note nel dicembre 2019, sono uno spaccato del modo in cui la
funzione pubblica sia stata a lungo soggiogata ad interessi privati e al buon
esito delle pratiche corruttive. Una subalternità che ha viziato, in re ipsa,
la linearità e la limpidezza dei procedimenti autorizzativi indagati (e
probabilmente non solo quelli legati alla vicenda Oikos su cui si è concentrata
l’attenzione dell’autorità giudiziaria).
Proviamo a ricostruire
il contesto storico in cui matura l’indagine della Procura di Palermo. Lo
spiega, in sentenza, lo stesso Tribunale di Palermo:
“Nel 2011, periodo in cui iniziarono
le indagini, la discarica di Tiritì operando già da circa trent'anni rischiava
anche per questo la chiusura… La nuova discarica in contrada Valanghe d'Inverno
non esisteva e ad essa si opponevano sindaci e cittadini di Misterbianco e di
Motta Sant'Anastasia, organizzati nei comitati ‘No Discarica’, che denunciavano
i cattivi odori e le polveri sottili generati dalla discarica di Tiritì, la
distanza ravvicinata ai centri abitati e vari altri profili di illegittimità
nelle procedure di rilascio dei decreti di A.I.A. concessi alla OIKOS.
Nel mese di giugno del
2011 un'ispezione ordinaria dell'ARPA aveva rilevato un superamento della
soglia limite delle polveri sottili. (…) Ne scaturiva nel settembre del 2011
l'iniziativa del presidente della regione Lombardo di nominare una commissione
ispettiva anche per i rilevamenti in discarca. Ciascun membro di tale
commissione veniva contattato e indirizzato dal Cannova, nel modo consueto…
Ma le preoccupazioni
del Proto non si fermavano ai fetori lamentati dalla popolazione… ma, in
estrema sintesi, si estendevano al rischio dell'annullamento del decreto A.I.A.
ottenuto nel 2009 per l'impianto in contrada Valanghe d'Inverno. Infatti i
comitati ‘no discarica’ rilevavano anche in quella autorizzazione del 2009 la
presenza di indici di anomalie amministrative, come ad esempio il mancato
rispetto della distanza dai centri abitati e del divieto di ricezione in
discarica di rifiuti marcescibili al di là di una ridotta percentuale, previsti
per legge (dlg 36/2003 sulle discariche), la contrarietà al piano dei rifiuti,
la contraddittorietà con i principi di legge che sorreggono il ciclo dei
rifiuti…[2]
Il tenore e la
frequenza dei dialoghi tra Cannova e Proto mostrano la particolare familiarità
e la consolidata complicità tra i due, la solerzia e l'assoluto asservimento del Cannova
alla risoluzione delle numerose problematiche che angustiavano il Proto,
congiunta alla sistematica erogazione del Proto a Cannova di regalie (spese di
viaggio e di soggiorno per lui e la famiglia in hotel) e somme di denaro e in
più di un'occasione anche all'organizzazione di incontri con prostitute.
Ciò che in breve
emerge circa la condotta dei due imputati dalle intercettazioni, è la solerzia
spasmodica e lo slancio del Cannova per venire incontro con ogni mezzo illecito
possibile ai bisogni del Proto e il suo profilo di spregiudicato corruttore del
Proto stesso, che concepisce come unico metodo della sua vita
imprenditoriale il prezzolare chiunque possa essere funzionale al suo disegno
di ampliamento delle sue discariche e dei suoi affari[3]. (…)
Si comprende in modo
assolutamente diretto che il Cannova metteva a disposizione del Proto, dietro
laute consegne di denaro e altri tipi di utilità, in una perpetua
inquietante progressione criminosa, tutta la sua indubbia competenza nel
settore dei rifiuti e la sua esperienza dei meandri più oscuri del suo ufficio,
muovendosi in un terreno a lui familiare, guidando una missione distorta
volta ad ottenere con ogni mezzo l'ampliamento delle discarica di rifiuti non
pericolosi del Proto, in una direzione diametralmente opposta alle indicazioni
della legge nazionale, della legge regionale e dei provvedimenti
emergenziali, agitando il paravento del regime emergenziale. Egli così riusciva
a portare a termine il suo piano attraverso una sequela di azioni concrete
tutte macroscopicamente contrarie ai suoi doveri d'ufficio[4]. (…)
I dialoghi captati
evidenziano che Cannova all’interno della sua amministrazione si muove su un
terreno molto favorevole, non solo perché soverchia i suoi superiori in fatto
di attivismo e preparazione in tutti i settori che direttamente e
indirettamente toccano la disciplina dei rifiuti e delle discariche… ma anche
perché è esperto delle pieghe oscure dell’apparato in cui insinuarsi e da cui
poter, con sottigliezza psicologica fare pressione sui suoi superiori. In
special modo sul suo detestato capo settore ing. Natale Zuccarello (la persona
che ha il più diretto controllo e potere su di lui) e sull’invece amato
direttore del Dipartimento, Giovanni Arnone, con cui ha rapporti indolori e
armoniosi, responsabili e autori dei provvedimenti che scaturiscono dalle sue
attività e di cui lo stesso conosce le debolezze i limiti e le appartenenze (ne
discute costantemente con Proto)[5].
Parole che non richiedono alcun commento. Ma che
sollecitano più d’una domanda:
1)
Com’è
stato possibile che un solo funzionario abbia potuto subornare l’intero
procedimento amministrativo, manipolando atti, procedimenti e fatti legati alle
autorizzazioni per una discarica da oltre 3 milioni di metri cubi?
2)
Che
certezza abbiamo che la solerzia manipolatoria del Cannova si sia limitata solo
alla vicenda oggetto dell’indagine della Procura di Palermo?
3)
Perché
il 9 agosto 2019 con D.D.G. n. 981 è stata rinnovata l’A.I.A. per l’impianto
Oikos di Valanghe d’Inverno, nonostante la severa sentenza di condanna per
fatti corruttivi emessa il mese prima, e senza ritenere di dover attendere e
conoscere le motivazioni di questa sentenza?
Cominciamo con il primo punto di
dubbio: la capacità del solo Cannova di condizionare l’intero procedimento
autorizzativo senza che questo illecito condizionamento venisse intercettato
dagli assessori al ramo e dai dirigenti del dipartimento sovraordinati al
Cannova. Questo ci riferisce in Commissione il dottor Natale Zuccarello,
responsabile del Servizio VIA/VAS dell’ARTA dal 3
febbraio 2009 al 4 marzo 2013, il “detestato capo settore di Cannova”, ma anche “la persona
che ha il più diretto controllo e potere su di lui”, come scrive il
Tribunale di Palermo.
ZUCCARELLO, ex dirigente presso il dipartimento
regionale dell’acqua e dei rifiuti. Non avevo nessun pregiudizio, legato al
fatto che ancor prima che arrivassi io Cannova era già responsabile di quella
struttura interna… quindi esperto sicuramente di queste procedure autorizzative.
Peraltro lui a quel tempo viene segnalato dal mio predecessore, l’ingegnere
Sansone, che mi dà come valutazione su Cannova valutazioni molto positive e
quindi molto rassicuranti…
FAVA, presidente della Commissione. Lei dichiara,
a proposito dell’autorizzazione all’Oikos, “io non ho fatto molte ed
approfondite verifiche”: perché non fece queste verifiche?[6]
ZUCCARELLO, ex dirigente presso il dipartimento
regionale dell’acqua e dei rifiuti. Non capitò, sulla Oikos come non capitò
su altri, perché un capo servizio non deve rifare le attività che svolge già il
suo ufficio…
FAVA, presidente della Commissione. Quindi
diciamo è normale non fare approfondite verifiche?
ZUCCARELLO, ex dirigente presso il dipartimento
regionale dell’acqua e dei rifiuti. Altrimenti si aggraverebbe di molto in
ogni processo amministrativo… C’è un responsabile del procedimento che, sotto
la sua responsabilità, deve curare tutto il processo.
E’
lo stesso refrain che ripetono, sia pure con parole e responsabilità diverse,
tutti i dirigenti e gli assessori auditi sul punto. Per tutti, le risposte
rimandano alle competenze tecniche del Cannova, all’intasamento di pratiche del
Dipartimento, alla necessità di un rapporto fiduciario tra dirigenti e
sottoposti. In alcuni casi anche alla scarsa competenza degli stessi auditi che
non sapevano, non immaginavano, non comprendevano…
SERGIO GELARDI
GELARDI, già dirigente generale del Dipartimento regionale dell’ambiente. Il
fatto è che io di gestione di rifiuti non sapevo nulla tranne che c’era
un’autorizzazione che si chiama A.I.A. e che veniva curata da Cannova. Io ho
trovato questa organizzazione così fatta e non ho difficoltà a dire che non ho
avuto il tempo di pensare ad una organizzazione diversa… Vi vorrei raccontare
un fatterello…
FAVA, presidente della Commissione. Ci racconti.
GELARDI, già dirigente generale del Dipartimento regionale dell’ambiente. …per
spiegare la mia inadeguatezza. Ad un certo punto venni chiamato dal Presidente
della Regione Lombardo che mi disse che avevo firmato una dichiarazione a
Catanzaro senza dirgli niente. Io chiamai il Cannova e lo rimproverai dicendo
che mi aveva fatto firmare una cosa nel territorio di Catanzaro quando noi lavoriamo
nella Regione Sicilia. Grandi risate e mi disse testuali parole che io non
dimenticherò mai: “se tu non sai chi è Catanzaro non puoi fare il Direttore
dell’Ambiente”.
SCHILLACI, componente della Commissione. Ma lei ha
avuto la sensazione di essere stato messo lì con delle competenze che non erano
adeguate al ruolo?
GELARDI, già dirigente generale del Dipartimento regionale dell’ambiente. Secondo
me sì… non ero adeguato ed ero stato messo in quanto soggetto inadeguato. Questa
è la risposta che mi sono dato. Però non ho avuto mai impressione che ci
fossero degli affairs sul tema
rifiuti. (…) Nel momento in cui ero direttore io non avevo nessuna contezza che
quello fosse un settore delicato.
FAVA, presidente della Commissione. Come poteva, al di là del fatto che
non fosse un esperto, non sapere e non capire che quello delle discariche era
un tema delicato?
GELARDI, già dirigente generale del Dipartimento regionale dell’ambiente. Vede
Presidente… la sincerità mi porta anche a denigrare la mia intelligenza. In
quel momento altre erano le emergenze… tant’è che questa A.I.A. – che
onestamente io, anche oggi, non so bene come funziona questa autorizzazione
integrata ambientale – la vedevo come qualche cosa di scontato…
MAURIZIO
PIRILLO
PIRILLO,
ex dirigente generale del Dipartimento regionale acqua e rifiuti. Quello
che dice lei è vero… perché il livello di sciatteria con cui vengono affrontate
questioni importanti, cioè che richiedono attenzione, spesso vengono lasciate a
istruttori, funzionari che, in buona fede o in mala fede, alla fine diventano owner
di un procedimento…
ANTONIO PATELLA
PATELLA, ex dirigente presso il dipartimento
regionale dell’acqua e dei rifiuti. Mi
vengono in mente delle immagini che alle conferenze di servizi arrivavano
sempre insieme.
FAVA, Presidente della Commissione. Chi, Proto
e Cannova?
PATELLA, ex dirigente presso il dipartimento
regionale dell’acqua e dei rifiuti. Sì. Il gruppo Proto e il Cannova.
Normalmente i funzionari arrivano per i fatti propri e la ditta arriva per i
fatti propri… Avevo un po’ percepito questa cosa strana, ma sul momento non
ricordo di aver dato particolare importanza.
FAVA, Presidente della Commissione. Senta, ma
perché definivate Cannova ‘ruba galline’?
PATELLA, ex dirigente presso il dipartimento
regionale dell’acqua e dei rifiuti. Lo definivamo ‘ruba galline’ perché
avevamo l’impressione che fosse uno che si prendesse la tangente, però non si
immaginava una cosa di questa portata…
FAVA, Presidente della Commissione. Quindi,
diciamo, c’è un momento antecedente all’inchiesta in cui c’è la percezione
all’interno del dipartimento che Cannova possa anche essere corrotto.
PATELLA, ex dirigente presso il dipartimento
regionale dell’acqua e dei rifiuti. Sì, sì, insomma dentro quei fascicoli
si capiva… anche il fatto stesso che dentro quei fascicoli non c’erano mai
diffide, non c’erano mai lettere con cui si chiedevano chiarimenti, non c’erano
sopralluoghi degli organi di controllo o, quantomeno, se ce ne erano,
rimanevano lì morti
FAVA, Presidente della Commissione. Cioè una
specie di Disneyland?
PATELLA, ex dirigente presso il dipartimento
regionale dell’acqua e dei rifiuti. Sì, con l’unica differenza che non
c’era nulla di divertente.
MAURIZIO CROCE
FAVA, presidente della Commissione. Cannova non era un dirigente di prima
fascia. Come è possibile che per una lunga stagione sia stato in condizione di
costruire queste scorciatoie senza che ci fossero interventi da parte di altri
dirigenti a lui sovraordinati?
CROCE, già assessore regionale per il territorio e l’ambiente. L’architetto
Cannova era riconosciuto all’interno del Dipartimento Ambiente come una figura
con una particolare competenza professionale nell’ambito del settore
dell’impiantistica dei rifiuti. Questo ha determinato che l’architetto Cannova
godesse della fiducia totale da parte di tutto il livello gerarchico più alto,
per cui ogni atto che era firmato da lui o siglato da lui, veniva riconosciuto
come valido a priori da parte di tutta la catena gerarchica superiore.
ROSSANA INTERLANDI
FAVA, presidente della Commissione.
Il pactum sceleris intercorso tra Cannova e diversi imprenditori
coinvolti nelle indagini, non si è caratterizzato per uno o più atti contrari
ai doveri di ufficio, si è trattato piuttosto di una “messa a disposizione”… Di
questo contesto lei non ha mai avuto percezione nemmeno indiretta?
INTERLANDI, già assessore regionale
per il territorio e l’ambiente. No, assolutamente no, anche perché Cannova
sapevo chi fosse, non mi aveva mai destato alcun sospetto che potesse essere
invischiato in situazioni di corruttele…
FAVA, presidente della Commissione.
La corruttela viene fuori durante l’indagine penale, però vengono fuori anche
incontri in assessorato, pranzi e cene... un accesso agli uffici
dell’assessorato quasi quotidiano. Di tutto questo lei non aveva percezione?
INTERLANDI, già assessore regionale
per il territorio e l’ambiente. No. Ma se c’è un dirigente che incontra un
utente dietro appuntamento…
FAVA, presidente della Commissione.
A pranzo e a cena, non soltanto in assessorato.
INTERLANDI, già assessore regionale
per il territorio e l’ambiente. Questo non mi è mai risultato… mai saputo e
mai avvertito nulla di tutto questo, perché, chiaramente, se avessi avvertito o
avessi avuto sentore di tutto questo, è chiaro che avrei preso i miei
provvedimenti.
PIETRO TOLOMEO
FAVA, presidente della Commissione. L’istruttoria per il rilascio e il
rinnovo delle autorizzazioni A.I.A. avviata dall’architetto Cannova aveva in
fase conclusiva la firma del dirigente generale?
TOLOMEO, già dirigente generale del Dipartimento regionale Ambiente. Credo
che in quella dell’Oikos ci sia la mia… Guardi, un burocrate deve rispettare
quello che è l’indirizzo di legge. Il fatto che io sia d’accordo o meno non è
assolutissimamente sufficiente per bocciare una pratica. C’è un iter ben
preciso.
Il secondo dubbio, vista l’organicità
del rapporto tra Cannova e Proto che emerge dalla sentenza di condanna, è che i
servizi del Cannova non si siano limitati solo alla discarica della Oikos ma
rappresentassero (al di là dell’evidenza penale) un elemento strutturale e
deviato del processo autorizzativo sui rifiuti.
Questa certamente è la
convinzione a cui sono giunti gli ufficiali del NOE, il Nucleo Operativo
Ecologico dei carabinieri di Palermo che sul Cannova e sui suoi clientes
hanno a lungo e in più direzioni indagato.
SAPUPPO, comandante del NOE dei
Carabinieri di Palermo. Io sono al NOE da circa vent’anni. Mi sento oggi di
potere confermare, con assoluta certezza, la permeabilità della Pubblica
Amministrazione agli interessi - illeciti talvolta - di diversi imprenditori
che hanno operato nell’ambito dei rifiuti negli ultimi vent’anni. Quasi
sistematicamente, nel momento in cui noi affrontiamo un’attività di indagine,
ci troviamo di fronte a un pubblico funzionario che o è stato corrotto, o è
corruttibile, o è stato compiacente, o ha rilasciato un’autorizzazione laddove
non poteva essere rilasciata.
Noi abbiamo arrestato nel 2014, unitamente alla squadra mobile di
Palermo, l’architetto Gianfranco Cannova, che per circa dieci anni aveva
istruito e rilasciato autorizzazioni a quasi tutte le discariche siciliane, siano
esse di rifiuti urbani e di rifiuti speciali. Ebbene, da quelle indagini emerse
in modo chiaro e inconfutabile che il funzionario cui mi riferisco era
facilmente corruttibile, anche per modeste entità di somme di denaro e di
qualsiasi altra utilità.
Il fatto grave che vorrei sottolineare è che per dieci anni quelle
autorizzazioni evidentemente sono state tutte inficiate da un funzionario che
era facilmente abbordabile dall’imprenditore di turno. Voglio dire, i ritardi
che registra la Pubblica Amministrazione nel rilasciare le autorizzazioni erano
forse voluti perché si voleva costringere l’imprenditore a una dazione di
denaro? O è proprio una disfunzione dell’Ufficio della Pubblica Amministrazione?
FAVA, presidente della Commissione. Come mai si
arriva soltanto ad una di queste vicende che è quella Oikos, per la quale Cannova
è stato giudicato e condannato?
SAPUPPO, comandante del NOE dei Carabinieri di
Palermo. Sono due, Oikos e Mazzarrà Sant’Andrea.
FAVA, presidente della Commissione. Esatto,
rispetto alla enorme quantità di procedimenti amministrativi che – ci diceva- per
dieci anni sono stati presumibilmente manipolati…
SAPUPPO, comandante del NOE dei Carabinieri di
Palermo. Nel 2013 a seguito di una nostra nota con la quale chiedevamo per
quanto riguardava la discarica della Società Catanzaro-Costruzioni, di
esaminare tutto l’iter istruttorio, poiché da un giudicato penale era emerso
che non era chiara la proprietà delle aree su cui la discarica era andata a
realizzarsi nel tempo, l’assessore all’energia Nicolò Marino istituì una
Commissione che si occupò di tutte le discariche private della Sicilia… Mi
ricordo che le relazioni redatte dalla Commissione facevano emergere la
completa illiceità delle discariche. Tutte le autorizzazioni risultavano inficiate
nelle procedure, nei volumi che era possibile autorizzare, nelle modalità di gestione…
Queste relazioni contribuirono a raccogliere elementi che portarono proprio
alle contestazioni a carico del Cannova.
Infine: perché nell’agosto
2019 viene rinnovata l’A.I.A. per l’impianto Oikos di Valanghe d’Inverno senza
attendere le motivazioni della sentenza di condanna a carico di Cannova e
Proto?
Proviamo
anzitutto a riepilogare gli steps più
significativi nel rapporto tra Regione Sicilia e l’Oikos della famiglia Proto, con specifico riferimento ai procedimenti
autorizzativi che hanno riguardato gli impianti di Tiritì e di c.da Valanghe
d’Inverno.
- Decreto A.I.A. n. 562 del 27 giugno 2007: la
ditta Oikos srl ottiene l’A.I.A. per la realizzazione e gestione della
discarica di Contrada Tiritì. La discarica resterà in attività fino al maggio
2013, quando inizieranno i lavori per la realizzazione del nuovo impianto di
c.da Valanghe d’Inverno. Non verrà presentata alcuna istanza di rinnovo.
- Decreto A.I.A.
n. 221 del 29 marzo 2009: la ditta Oikos S.p.A. ottiene l’A.I.A. per la
realizzazione della discarica per rifiuti in c.da Valanghe d’Inverno per una
capacità di 2.538.575,20 mc., con validità fino al 29 marzo 2014.
- 13 marzo 2012: a seguito delle
criticità evidenziate si tiene una riunione tra soggetti istituzionali ed i
comitati ‘no discarica’ sulle problematiche dell’impianto gestito dalla Oikos.
L’episodio diventerà cruciale nell’ambito dell’inchiesta Cannova.
- 10
aprile 2014 e 14 luglio 2014: si tengono le conferenze di
servizi a seguito all’avvio del provvedimento di diniego di rinnovo dell’A.I.A.
n. 221/2009 annunciato dal Dipartimento Acqua e Rifiuti sulla scorta delle
irregolarità ravvisate nella relazione conclusiva della commissione ispettiva
voluta da Marino. In entrambe le occasioni, sia l’Oikos che gli enti coinvolti
formulano le proprie osservazioni
- 18 luglio 2014: nell’ambito
dell’operazione “Terra mia” viene arrestato Domenico Proto.
- D.D.G.
n. 1143 del 22 luglio 2014: quattro giorni dopo l’assessorato
Regionale dell’Energia rigetta l’istanza di rinnovo dell’A.I.A. n. 221/2009
nonostante otto giorni prima, il 14 luglio, durante la conferenza dei servizi,
il sindaco di Motta non avesse sollevato alcuna obiezione a quel rinnovo e
l’assessorato Territorio e Ambiente avesse affermato che, dal loro punto di
vista, non sussistevano criticità tali da giustificare l’adozione di
provvedimenti di propria competenza.
Dunque, nel lungo contenzioso amministrativo fra
Oikos e Regione, una data cardine è il 13 marzo 2012[7],
quando a Palermo viene organizzata una riunione fra i soggetti istituzionali e
civici interessati per vagliare tutti gli elementi tecnici, i pareri, i rilievi
e le obiezioni. Ricostruiranno i giudici del tribunale di
Palermo, attraverso intercettazioni ambientali, che Proto esultò alla notizia
che gli dava Cannova, e cioè che il dirigente Giovanni Arnone non avrebbe
partecipato alla riunione e che al suo posto avrebbe partecipato il Cannova.
Ma
perché Arnone decise di non partecipare?
ARNONE, ex dirigente generale del dipartimento regionale dell’ambiente. In
genere a questo tipo di riunioni mandavamo sempre tecnici di settore, e quindi
anche in quell’occasione delegai l’architetto Cannova. Evidentemente se avessi
avuto lontana parvenza di ciò che si è rivelato poi l’architetto Cannova nei
rapporti con l’Oikos… non solo non l’avrei delegato, ma avrei denunciato
all’autorità giudiziaria. Nessun sospetto né io né i miei collaboratori avevamo…
Successivamente vennero degli ufficiali della Guardia di Finanza in via
riservata per dirmi che avevano bisogno di alcune informazioni su Cannova: i
fogli di presenza, permessi per uscire, tutto… Da quel momento in poi
ovviamente ho avuto maggiore attenzione sulla persona.
FAVA, presidente della Commissione. Sempre sulla riunione del 13 marzo scrivono
i giudici: Proto dice al Cannova che c’è stata una riunione “tra due maschietti ed una femminuccia da
cui è scaturita la decisione che in luogo del direttore Arnone alla riunione in
questione avrebbe partecipato, appunto, il Cannova”.
ARNONE,
ex dirigente generale del dipartimento
regionale dell’ambiente. Una millanteria perché non ricordo che qualcuno mi
abbia telefonato per dirmi non andare… non ricordo di avere ricevuto nessuna
telefonata, è stata una mia determinazione.
Si arriva al 2014. La
Commissione voluta dall’assessore Nicolò Marino ha evidenziato forti criticità
nel processo autorizzativo del 2009. Gli esiti di quell’indagine segnano
negativamente la valutazione dell’assessorato all’Energia che il 22 luglio,
come abbiamo visto, nega il rinnovo dell’A.I.A. alla Oikos.
Quelli che precedono il
rigetto sono giorni convulsi. In molti – prima dell’arresto del Proto, che farà
precipitare la situazione - si muovono per orientare in un senso o nell’altro
il governo regionale: a Palermo, a Motta, a Misterbianco (l’altro comune
direttamente interessato alle emissioni delle discariche della Oikos). Questa
la testimonianza dell’ex sindaco di Misterbianco, Nino Di Guardo (il Comune di
Misterbianco è stato sciolto per mafia l’1 ottobre 2019[8])
DI GUARDO, già sindaco del Comune di Misterbianco.
Qualche settimana prima era esploso il vaso di pandora quando l’assessore
Marino aveva scoperto che (era) del tutto
illegittima l’A.I.A. del 2009. Sulla base di quelle risultanze avevo presentato
un ordine del giorno approvato dalla Giunta di Misterbianco per chiedere alla
Regione di revocare quella vecchia autorizzazione o, comunque, non darne una
nuova. La porto in Consiglio comunale e il Consiglio, per ben due volte, va
deserto. Cosa era successo? Due deputati regionali, Luca Sammartino e Valeria Sudano
convocano dieci consiglieri comunali nella loro segreteria e dicono: “non si
vota questa cosa” e costituiscono un gruppo consiliare autonomo.
FAVA, presidente della Commissione. All’interno della maggioranza?
DI GUARDO, già sindaco del Comune di Misterbianco. All’interno
e all’esterno… si è costituito un gruppo politico per ostacolare la richiesta
di chiusura della discarica.
FAVA, presidente della Commissione. Fu esplicitato il fatto che non erano
d’accordo?
DI GUARDO, già sindaco del Comune di Misterbianco.
E come no?
FAVA, presidente della Commissione. Lei ebbe l’occasione di un
chiarimento politico?
DI GUARDO, già sindaco del Comune di Misterbianco.
Non c’è stato più rapporto. Poi nel 2017 c’è stato il passaggio di questi due
parlamentari al PD. Nel 2017, in occasione della nuova campagna elettorale,
dove io ero candidato, Sammartino ha sposato la mia candidatura. Io ho detto: “Ma
sulla vicenda della discarica ci sono problemi?” Lui mi ha detto: “A me
non interessa nulla”. Da lì siamo andati avanti.
Chi in quei giorni del
2014 tiene un profilo favorevole sul rinnovo dell’A.I.A. per la discarica Oikos
– nonostante il fortissimo sentimento contrario espresso dalla sua comunità - è
il sindaco appena eletto di Motta Sant’Anastasia, Anastasio Carrà.
FAVA, Presidente
della Commissione. L’A.I.A. per la Oikos fu discussa nel 2014 quando lei
era sindaco soltanto da un mese.
CARRA’, sindaco del comune di Motta Sant'Anastasia (CT). Si, a luglio.
FAVA, Presidente
della Commissione. E ci fu un suo parere favorevole.
CARRA’, sindaco del comune di Motta Sant'Anastasia (CT). Il 14 luglio 2014
quando mi si chiede il parere, nella lettera di convocazione da parte della
Regione c’era una dicitura che diceva: “il parere non può essere modificato se
non motivato ed argomentato”. Io non solo non avevo argomenti, intendevo una
certificazione da parte di un ente autorevole che diceva, per esempio, che c’è
un danno alla salute pubblica o quant’altro… l’unico documento che riuscii a
reperire era uno studio universitario che era stato fatto da parte di alcuni
medici a Misterbianco, dove si asseriva tutt’altra cosa per quanto riguarda i
rischi epidemiologici.
FAVA, Presidente
della Commissione. In che senso si asseriva tutt’altra cosa?
CARRA’, sindaco del comune di Motta Sant’Anastasia (CT). Era più inquinante
quello che poteva essere il normale flusso di viabilità dei mezzi, che la
discarica. (…) Quello è stato l’unico momento in cui io ho espresso parere
favorevole non potendo esprimere un parere diverso perché la Regione mi
chiedeva che avrei dovuto motivarlo perché altrimenti non avrebbe avuto alcuna
valenza.
FAVA, Presidente
della Commissione. C’erano le motivazioni che lei aveva espresso nel corso
della campagna elettorale, come ha ricordato lei stesso alla scorsa Commissione
antimafia[9]:
ho fatto due comizi, diceva lei, e ho dichiarato in una piazza gremita di
essere contro la discarica...
CARRA’, sindaco del comune di Motta Sant’Anastasia (CT). Assolutamente sì.
FAVA, Presidente
della Commissione. Le motivazioni espresse davanti alla piazza non potevano
poi essere trasferite in un motivato ‘no’ al parere che veniva chiesto alla sua
amministrazione?
CARRA’, sindaco del comune di Motta Sant’Anastasia (CT). Le motivazioni
sono sempre le stesse, perché a nessuno fa piacere di avere una discarica a due
passi, perché c’era la puzza che adesso è un po’ di meno, ma comunque ogni
tanto ci sono dei cattivi odori… Successivamente a quel momento ho sempre
espresso parere contrario…
FAVA, Presidente
della Commissione. C’è un dato che riguarda il rapporto tra OIKOS e
l’amministrazione comunale in termini di royalties
dovute, secondo la legge, come risarcimento per la riqualificazione ambientale…
risulta che erano dovuti oltre due milioni di euro, una parte consistente del
bilancio…
CARRA’, sindaco del comune di Motta Sant'Anastasia (CT). Navighiamo intorno
agli 8, 9 milioni.
FAVA, Presidente
della Commissione. Parliamo di un quarto del vostro bilancio. Ora, il suo
predecessore aveva più volte chiesto, anche con atti ingiuntivi, il versamento
di queste royalties, che veniva fatto
in modo abbastanza episodico… Quello che noi apprendiamo è che il 14 luglio,
quando c’è la determinazione dell’A.I.A., con un parere favorevole della sua
amministrazione, è lo stesso giorno in cui viene fatto un bonifico dalla OIKOS
per l’importo più volte reclamato con atti ingiuntivi negli anni precedenti. La
domanda è legittima: è casuale questa coincidenza? Lo stesso giorno in cui
viene concessa l’A.I.A., lo stesso giorno in cui il sindaco dà parere
favorevole all’A.I.A. è il giorno in cui viene finalmente onorato un debito che
la OIKOS aveva da tempo nei confronti dell’amministrazione?
CARRA’, sindaco del comune di Motta Sant'Anastasia (CT) Io le posso
garantire al cento per cento che non ero a conoscenza di questo trasferimento,
l’ho saputo solo per caso, successivamente, quando qualcuno del Comitato ‘No
discarica’ sollevò questo problema… Non mi ricordo se il primo è stato di un
milione e poi successivamente, tra il 2014 e il 2015, ma non me lo ricordo
veramente, ci sono altri trasferimenti da parte dell’Oikos…
FAVA, Presidente
della Commissione. L’elemento che volevamo condividere con lei era la
coincidenza. Il 14 luglio l’A.I.A. ha il parere favorevole dell’amministrazione
e avviene il bonifico…
CARRA’, sindaco del comune di Motta Sant’Anastasia (CT). Lo escludo
completamente.
FAVA, Presidente
della Commissione. La coincidenza c’è.
CARRA’, sindaco del comune di Motta Sant’Anastasia (CT). Non so nemmeno
quando è avvenuto, se è avvenuto la mattina, la sera, il pomeriggio... Anzi, io
subito dopo gli arresti di ‘Terra mia’, a differenza di qualche altro comune,
mi sono costituito parte civile, e meno male che l’ho fatto, perché il mio
comune è stato risarcito con centomila euro.
FAVA, Presidente
della Commissione. E questo le è stato riconosciuto anche da i Comitati ‘No
discarica’
SCHILLACI. Ma quando le scrivono che, per
opporsi all’A.I.A. lei questo parere lo deve motivare, lei non può farlo?
CARRA’, sindaco del comune di Motta Sant’Anastasia (CT). Come lo motivo,
scusi? Che dico?
SCHILLACI, componente della Commissione. Richiede un parere all’ARPA!
CARRA’, sindaco del comune di Motta Sant’Anastasia (CT). Allora, io ogni
volta che ho detto all’ARPA di certificarmi che la discarica fa male, nessuno
mai me lo ha certificato, compreso quando hanno trovato dei valori altissimi.
SCHILLACI, componente della Commissione. Quindi lei ci sta dicendo che si è
rivolto all’ARPA?
CARRA’, sindaco del comune di Motta Sant’Anastasia (CT). No. Ne abbiamo
parlato con l’ARPA nelle varie conferenze di servizi, ma mai una volta ha
certificato che la discarica fa male.
ZITELLI, segretario della Commissione. Ma lei ha mai richiesto, da Sindaco,
la certificazione all’ARPA?
CARRA’, sindaco del comune di Motta Sant’Anastasia (CT). All’interno della
Conferenza dei servizi è stato richiesto più volte, non si è mai espressa
dicendo.
FAVA, presidente
della Commissione. La risposta alla domanda del collega dovrebbe essere un
sì o un no: se ci sia stata mai o meno una richiesta della vostra
amministrazione all’ARPA.
CARRA’, sindaco del comune di Motta Sant’Anastasia (CT). Allora, io che mi
ricordi, le direi una bugia se l’abbiamo richiesto ufficialmente o meno…
Sulla vicenda delle
royalties non corrisposte dalla Oikos, diverso il ricordo dell’ing. Di Rosa,
capo ufficio tecnico al comune di Motta S. Anastasia per 18 anni.
DI ROSA, capo ufficio tecnico
comune di Motta Sant’Anastasia. Col vecchio sindaco, Angelo Giuffrida,
stavamo costruendo una scuola che avevo progettato e stavo dirigendo io, come
ingegnere, oltre che come responsabile dell’ufficio, e avevamo difficoltà con
gli stati di avanzamento perché era finanziata con i fondi royalties... Subito
dopo, non ci sono stati problemi sulle royalties, tutto quello che abbiamo
dovuto spendere o voluto spendere, abbiamo speso.
FAVA, presidente della Commissione.
Lei ha la sensazione che, in passato, questo strumento delle royalties sia
stato utilizzato anche per controllare i buoni uffici dell’amministrazione?
DI ROSA, capo ufficio tecnico
comune di Motta Sant’Anastasia. Con l’amministrazione Giuffrida è stato
evidente.
FAVA, presidente della Commissione. Nel senso che non pagavano?
DI ROSA, capo ufficio tecnico
comune di Motta Sant’Anastasia. Diciamo che ci mettevano in difficoltà. Ho
fatto un esempio concreto, la scuola media che poi è stata inaugurata con il
nuovo sindaco, con Carrà, avrebbe dovuto essere inaugurata prima. Tutte le
opere pubbliche di Motta non finanziate dalla comunità europea o da altri
fondi... sono fondi royalties.
Come già detto, avverso il
provvedimento del Dipartimento Regionale Acqua e Rifiuti del 22 luglio 2014,
l’Oikos adirà le vie giudiziarie[10].
La vicenda verrà definita con sentenza del Consiglio di Giustizia
Amministrativa per la Regione Sicilia n. 184/2017 che, ribaltando la pronuncia
del Tar che aveva respinto il ricorso presentato dall'Oikos (procedimento
n. 1810/2015), annullerà il provvedimento di rigetto dell’istanza di
rinnovo dell’A.I.A. n. 221/2009[11].
LUPO, già dirigente generale del Dipartimento regionale acqua e rifiuti.
Ho revocato l’autorizzazione alla discarica Valanghe d’Inverno… ho emanato un
provvedimento di chiusura della discarica che in sede di TAR ha retto,
dopodiché ho saputo che in sede di Consiglio di Giustizia Amministrativa è
stato annullato… Mi ricordo una cosa veramente incredibile: c’è un decreto di
A.I.A. emanato dall’assessorato ambiente…questo decreto, tutto corretto a mano,
è stato trovato dentro un fascicolo, l’Assessorato ha emanato un decreto, poi
ha annullato quel decreto e ne ha emanato un altro identico alle correzioni che
la ditta gli aveva presentato… cioè l’atto se l’è corretto la ditta.
Arriviamo dunque alla
conferenza dei servizi nell’aprile del 2019, propedeutica alla determinazione
sul rinnovo dell’A.I.A. per la discarica Valanghe d’Inverno.
DANILO FESTA, portavoce comitato ‘No
discarica’. Come comitati all’interno del Consiglio comunale di Motta avevamo
segnalato la presenza di una particella abusiva nella discarica… sovrapponendo
una semplice mappa google con il catastale e con il piano regolatore, era
evidente che c’erano circa 5 mila metri quadrati di terreno che non erano
compresi nell’area del 2009, quindi non autorizzati. Arriviamo ad aprile del
2019, quando in sede di conferenza di servizi il tecnico del Comune di Motta S.
Anastasia, l’ingegnere Antonio Di Rosa, pone un quesito simile riguardo a una
particella che identifica come la “131”… Seguono una serie di corrispondenze
tra il dipartimento urbanistico, il Comune di Motta S. Anastasia e
l’Assessorato fino a quando improvvisamente, dico improvvisamente perché non ce
lo aspettavamo, è stata rilasciata la nuova A.I.A..
FAVA, Presidente
della Commissione. L’Amministrazione su questo si era pronunciata?
DANILO FESTA, portavoce comitato ‘No
discarica’. No. Quel parere non era condiviso pienamente dal Sindaco che lo
ha ribadito in Commissione parlamentare ambiente all’ARS, dicendo appunto che
non era sicuro che questa particella “131” non fosse compresa nel progetto
iniziale. E comunque un elemento importante è che da qualche settimana
l’ingegnere Di Rosa è stato allontanato dal Comune di Motta S. Anastasia... Abbiamo
il legittimo dubbio di pensare che abbia ricevuto pressioni proprio per questa
relazione rilasciata ad aprile del 2019, cosa che mi è stata confermata anche
dallo stesso ingegnere Di Rosa. (…) L’ingegnere Di Rosa ha subito diverse
pressioni da parte del Sindaco e da parte di diversi assessori per rivedere
quel parere… Gli hanno prospettato l’idea di andare via, e Di Rosa pensando di
più alla propria attività, alla propria famiglia ha deciso di accettare.
In effetti l’ingegner De
Rosa, dopo diciotto anni, ha lasciato la direzione dell’ufficio tecnico del
comune di Motta S. Anastasia. La Commissione ha voluto approfondire le ragioni
di questa divergenza d’opinioni tra lui e il sindaco Carrà sulla proroga alla
discarica della Oikos.
DI ROSA, capo ufficio tecnico
comune di Motta Sant’Anastasia. Nell’iter autorizzativo non esiste questa
particella “131”. Quando ho appurato che l’area di abbancamento era sicuramente
sulla particella “131” non dissi niente al sindaco e lo feci rilevare solamente
in conferenza dei servizi, anche se, diciamo, la cosa non fu molto gradita. Ma
io avevo un motivo per non dirglielo.
FAVA. E qual era?
DI ROSA, capo ufficio tecnico
comune di Motta Sant’Anastasia. Perché so che i rapporti tra la società e
il sindaco sono stretti.
FAVA, presidente della Commissione.
Ci può dire in che cosa consistono?
DI ROSA, capo ufficio tecnico
comune di Motta Sant’Anastasia. Lui non ha mai avuto difficoltà a dire che
suo figlio è stato assunto. Lo ha detto pure a me, personalmente…
FAVA, presidente della Commissione.
Si può fare una stima di quanti siano i parenti dei dipendenti comunali o di
componenti di organi elettivi assunti all’Oikos?
DI ROSA, capo ufficio tecnico
comune di Motta Sant’Anastasia. Io ne conosco solo due. Il nipote del
sindaco ed il figlio del sindaco… Mi ha detto personalmente che aveva chiesto
anche l’assunzione del nipote.
FAVA, presidente della Commissione. A quando risale l’assunzione?
DI ROSA, capo ufficio tecnico
comune di Motta Sant’Anastasia. Carrà era, credo, Presidente del Consiglio
comunale di Motta.
FAVA, presidente della Commissione. Questo suo trasferimento è
stato sollecitato dal sindaco o è stata soltanto una sua iniziativa?
DI ROSA, capo ufficio tecnico
comune di Motta Sant’Anastasia. Non ha mai fatto credere che era lui che mi
stava mandando, questo sicuramente sì. Ma l’atteggiamento era “o te ne vai,
oppure…”. Fino a ieri, mi ha chiamato perché ero stato convocato dalla
Commissione Antimafia. Mi ha chiamato e mi ha detto “come ti sei ridotto!”.
Ormai siamo al bullismo…
FAVA, presidente della Commissione.
L’autorizzazione del 2019 alla proroga, concessa nonostante il parere negativo
suo, e quindi del suo comune, cade in costanza di un procedimento penale, con
una sentenza già emessa ed in attesa delle motivazioni. Ecco, fu un punto di
cui si parlò alla Conferenza dei servizi? Il fatto che ci fosse una sentenza
sulla vicenda Oikos, su Proto e Cannova?
DI ROSA, capo ufficio tecnico
comune di Motta Sant’Anastasia. No, no assolutamente.
FAVA, presidente della Commissione.
Nessuno sollevò l’obiezione che quei fatti corruttivi potevano anche riguardare
il processo autorizzativo della Regione?
DI ROSA, capo ufficio tecnico
comune di Motta Sant’Anastasia. No.
L’assunzione dei propri parenti alla Oikos ed i
rapporti con il suo dirigente comunale De Rosa: su questi due punti abbiamo
chiesto al sindaco Carrà di fornirci la sua ricostruzione dei fatti.
CARRA’, sindaco del comune di Motta
Sant’Anastasia (CT). Allora mio figlio lavorava alla OIKOS fino a tre anni
fa… nel momento in cui l’OIKOS perde l’appalto a Catania, tutti i dipendenti
dell’OIKOS hanno fatto il passaggio presso la ECOCAR, successivamente la ECOCAR
perde l’appalto e lo prende la SENECO, passano con la SENECO e oggi mio figlio
è dipendente della DUSTY. Per quanto riguarda mio nipote, lavora da 12 anni e
io sono sindaco da sei anni, Presidente. (…) L’ingegnere Di Rosa ha chiesto lui
di andare via, e quando un dirigente, un dipendente, un collaboratore mi chiede
il nulla-osta, vuol dire che non sta più bene…
FAVA. Presidente
della Commissione. Immagino lei gli abbia chiesto perchè.
CARRA’, sindaco del comune di Motta Sant'Anastasia (CT). No.
FAVA. Presidente
della Commissione. Lavora con lei da sei anni.
CARRA’, sindaco del comune di Motta Sant'Anastasia (CT). Io gli ho chiesto
di rimanere, lui mi ha detto ‘me ne devo andare’… mi ha detto che vuole
cambiare aria.
Resta infine l’ultimo interrogativo: le ragioni per
cui nell’agosto 2019 si sia proceduto al rinnovo dell’A.I.A. per la discarica
Valanghe d’Inverno, dopo la condanna di Proto e Cannova e senza nemmeno
attendere le motivazioni della sentenza. Motivazioni articolate, pubblicate nel
dicembre 2019, che avrebbero potuto fornire una chiave d’interpretazione anche
su presunte forzature e illegittimità di quel processo autorizzativo.
Sul punto, molto diverse le opinioni che abbiamo
raccolto all’interno della struttura amministrativa e con gli assessori
attualmente in carica. Sottolinea, nel corso della sua audizione, il
giornalista di Repubblica Antonio Fraschilla:
FRASCHILLA, giornalista. La
parola “proroga” è importante perché non è stata data una nuova A.I.A., è stata
prorogata la vecchia A.I.A. che risaliva al 2009. Ora, come ha sollevato il
sindaco di Misterbianco, Nino Di Guardo ponendo una semplice domanda: ma non
potevamo aspettare le motivazioni della sentenza per vedere se l’A.I.A.
iniziale fosse coinvolta o meno in quello che è stato messo a sentenza? È una
domanda tutto sommato legittima, visto che diamo una proroga su una vecchia
autorizzazione che, per carità, magari ha tutte le carte in regola però
aspettiamo visto che c’è una sentenza che riguarda proprio un proprietario di
quella discarica.
Di parere opposto l’attuale direttore del Dipartimento Salvo Cocina.
COCINA, dirigente generale del dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti.
Il rinnovo dell’Oikos è una delle centinaia di pratiche che il Dipartimento
ogni anno svolge in assoluta carenza di personale e in carenza di dirigenti.
Nella fattispecie il procedimento di rinnovo dell’A.I.A. è curato direttamente
dall’architetto Rotella che è il funzionario dirigente delegato a tutti gli
atti. Si trascinava come voi sapete dal 2013, sospeso, riavviato due volte,
l’ultima volta per l’interdittiva a carica della Oikos… Altri organi dello
Stato mi hanno chiesto perché ci si dilungasse così nei tempi di questo
procedimento, e quindi io stesso dissi a Rotella definisci una posizione.
FAVA, presidente
della Commissione. Altri organi dello Stato?
COCINA, dirigente generale del dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti.
La magistratura… L’ultima conferenza dei servizi fu tenuta ad aprile 2019 e
- a quello che dice Rotella - non c’era più nessun motivo per tenere aperto
questo procedimento. Nei mesi successivi anche il Tar interviene sulla vicenda
chiedendo al dipartimento di esprimersi… A fronte di questo invito del Tar il
dirigente ritiene che non ci siano più motivi per tenere questa pratica a
bagnomaria ed esita la pratica e non ce lo comunica preventivamente… Ho notato
questa sconveniente tempistica però non metto in dubbio la buona fede del
dirigente Rotella.
FAVA, presidente
della Commissione. La firma del dirigente è sufficiente?
COCINA, dirigente generale del dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti.
E’ assolutamente sufficiente… è il costume tenuto da tutti i miei
predecessori e anche da me. Io ho tenuto la firma solo per i primi mesi del mio
mandato per capire un pochettino come andassero le cose.
FAVA, presidente
della Commissione. Ma quando si vedeva arrivare questo provvedimento, tre
settimane dopo la sentenza di condanna, lei in questo caso era in condizione di
dire ‘fermiamoci’?
COCINA, dirigente generale del dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti.
Assolutamente no. Non c’erano elementi per dire ‘fermiamoci’, così come non
ci sono ora degli elementi per dire ‘fermiamoci’. Ho fatto un’altra cosa, ho
avocato personalmente a me la pratica e ho letto io gli atti direttamente in
presenza di un legale. Vi assicuro che è una pratica molto complessa.
FAVA, presidente
della Commissione. Non poteva avocare a sé la pratica prima che
intervenisse il Presidente chiedendo la revisione in autotutela dell’A.I.A.
alla Oikos?
COCINA, dirigente generale del dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti.
Se io dovessi avocare tutte le pratiche calde che abbiamo...
FAVA, presidente
della Commissione. Non tutte: questa.
COCINA, dirigente generale del dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti.
No, no, no.
FAVA, presidente
della Commissione. Non poteva?
COCINA, dirigente generale del dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti.
No. Dovrei revocare Cisma, dovrei avocare Mazzarrà, dovrei avocare Lentini… Non
ce la faccio, non ce la faccio...
FAVA, presidente
della Commissione. Mi scusi, ingegnere Cocina, stiamo parlando di un
processo penale che si è concluso con una condanna a 9 anni, un processo per
corruzione che riguarda l'amministrazione regionale, non una pratica come
tante. Se ritiene oggi di doverla avocare a sé, perché non lo ha fatto nel
momento in cui si accorge che questa pratica si è conclusa con un rinnovo dell’A.I.A.
pur essendo voi ancora in attesa delle motivazioni della sentenza?
COCINA, dirigente generale del dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti.
Non posso dubitare della buona fede del mio dirigente e del suo operato.
FAVA, presidente
della Commissione. In questo caso, mi scusi, il problema non è la buona
fede del suo dirigente ma l'opportunità, a tutela dell'amministrazione, di
procedere ad un rinnovo temendo che l'intero processo autorizzativo possa
essere stato viziato. Siete di fronte ad una condanna per corruzione che
riguarda un funzionario regionale, siete in attesa delle motivazioni…
COCINA, dirigente generale del dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti.
Non c'erano elementi perché io avocassi la pratica.
FAVA, presidente
della Commissione. Di fronte ad una sentenza di condanna per fatti
corruttivi che riguardavano quel procedimento autorizzativo?
COCINA, dirigente generale del dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti.
Non c'erano, ripeto, elementi perché io stravolgessi un ordine delle cose
rispetto al normale andamento dell'ufficio. (…) Ho letto le 354 pagine della
sentenza… si evincono altre cose, e cioè la mancata valutazione del fatto
sostanziale: la vicinanza ai centri abitati. Chi è che valuta la vicinanza ai
centri abitati? La legge 9, intervenuta nel 2010... Ma la fattispecie non
rientra perché l'A.I.A. fu rilasciata antecedentemente. Io mi pongo il problema
di come inquadrare questa vicenda e le altre nell'ambito degli strumenti
giuridici che ci offre il Codice, non nella nostra fantasia o nel nostro
arbitrio, o nel sentire di una signora che dice che la discarica è troppo
vicina, o del Sindaco… Ho interpellato l'ARPA sul cosiddetto "disagio
olfattivo"… e l'ARPA mi diceva che le campagne che hanno fatto fino ad
oggi e i monitoraggi non sono sufficientemente robusti. Non hanno dati
sufficientemente robusti per essere prodotti in un documento ufficiale...
FAVA, presidente
della Commissione. Cioè dice di una deficienza di mezzi, di strutture, di risorse
umane e tecniche dell’ARPA?
COCINA, dirigente generale del dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti.
E’ notorio, non è una cosa segreta. Io ho fatto il commissario di ARPA per un
anno e mi sono accorto di questo grande vuoto, di questo suo dimensionamento
insufficiente, sia come uomini che come attrezzature.
Più sfumata l’opinione espressa dai due assessori
attualmente in carica, Alberto Pierobon (Energia e Servizi di pubblica utilità)
e Totò Cordaro (Territorio e Ambiente).
PIEROBON, assessore regionale per l’energia ed i servizi di pubblica utilità. Nessuno
mi parlò in maniera esplicita di sentenze… Il dipartimento ci aveva rassicurato
dicendo che stava valutando in piena autonomia, che stava aspettando la
sentenza, e dopo la sentenza avrebbero deciso.
FAVA, presidente della Commissione. La sentenza è stata di condanna. Lei
non si stupisce che, dopo avere detto “aspettiamo la sentenza”, si vada
rapidamente alla firma? Che l’hanno aspettata a fare questa sentenza?
PIEROBON, assessore regionale per l’energia e i servizi di pubblica utilità.
La sentenza francamente non l’ho neanche letta.
FAVA, presidente della Commissione. Avrà saputo anche lei che è stato
condannato un funzionario a 9 anni di reclusione per corruzione per una vicenda
che riguardava il procedimento autorizzativo per la Oikos.
PIEROBON, assessore regionale per l’energia e i servizi di pubblica utilità.
Si, dai giornali ho letto questi aspetti, come tanti altri… ormai sembra che
sia all’ordine del giorno in quell’assessorato. Forse non ci rendiamo conto
abbastanza cosa viaggia dentro l’assessorato. Questo è il punto.
FAVA, presidente della Commissione. L’ingegnere Cocina ci ha detto: “Noi
avevamo di fronte un procedimento autorizzativo, io ho ricevuto questa firma da
parte del funzionario e siccome io mi fido, per me la pratica si fermava lì”.
E’ così che funziona?
PIEROBON, assessore regionale per l’energia e i servizi di pubblica utilità.
Si e no.
FAVA, presidente della Commissione. Cioè?
PIEROBON, assessore regionale per l’energia e i servizi di pubblica utilità.
Mi viene in mente il decreto proposto da Rotella sul caso Arata che era alla
firma di Cocina.
FAVA, presidente della Commissione. In quel caso Cocina l’aveva firmato?
PIEROBON, assessore regionale per l’energia e i servizi di pubblica utilità.
No.
* * *
FAVA, presidente
della Commissione. Nel momento in cui arriva per la firma un procedimento
autorizzativo, l’assessore è in condizione di dare una valutazione sul merito?
CORDARO, assessore regionale al territorio e all’ambiente. Ma vede
Presidente, se io dovessi entrare nel merito dei progetti perderei l’unica
garanzia tecnico-giuridica che mi proviene proprio dal fatto che prima di me
c’è un dipartimento che istruisce un’istanza e che la rende apprezzabile dalla
Commissione… Non posso escludere che domani da una notizia giornalistica, o da
una notizia legata ad un caso giudiziario, io potrei anche guardare con
maggiore attenzione questa o quella pratica.
FAVA, presidente
della Commissione. È il punto al quale vorrei arrivare, anche se non
riguarda strettamente il suo assessorato, ovvero la concessione dell’A.I.A.
alla OIKOS. Perché questa proroga viene concessa nello spazio di tempo che
separa la sentenza di condanna dalle sue motivazioni?
CORDARO, assessore regionale per il territorio e l’ambiente. Presidente, la
verità è che ho conosciuto, per la prima volta, questa vicenda OIKOS quando gli
uffici mi hanno detto che il presidente aveva inviato una nota con la quale
chiedeva la rivisitazione dell’A.I.A., se non ricordo male.
FAVA, presidente
della Commissione. Non dell’A.I.A., ma della V.I.A..
CORDARO, assessore regionale per il territorio e l’ambiente. Della V.I.A..
E’ chiaro che un meccanismo del genere che vede, per altro, presente l’autorità
giudiziaria non potrà che vedermi più attento nel momento in cui tornerà alla
mia valutazione.
Un
ultimo approfondimento merita l’inconsueta decisione dell’Assessorato al
Territorio e Ambiente di procedere ad un massiccio trasferimento di funzionari
e dirigenti poco prima che la vicenda Cannova cominciasse ad assumere evidenza
giudiziaria. Siamo nel 2013, nei primi mesi di lavoro della giunta Crocetta.
Assessore all’ARTA, come abbiamo visto, è Mariella Lo Bello.
Ecco
come ricostruiscono l’insolito trasferimento di massa l’ex assessore e i
dirigenti generali che si succedettero con lei, Arnone e Sansone. Vale la pena
rimarcare l’estrema contraddittorietà delle risposte che, su questa vicenda, ha
ricevuto la Commissione.
FAVA, presidente
della Commissione. Lei ha detto: ‘Io ne ho spostati 160 in una sola
serata. Tra questi c’erano tre categorie: i chiacchierati, quelli che stavano
nella stanza dei chiacchierati e quelli che ricoprivano lo stesso incarico da
troppi anni’. Ci può dire qual era il tipo di ‘chiacchiere’?
LO BELLO, già assessore regionale al territorio e all’ambiente. Fui informata
che in assessorato vi erano diverse anomalie, il chiacchiericcio riguardava
auto molto potenti, Porsche, Ferrari,
parcheggiate in assessorato, livello di vita molto alto. (…) Vengo informata da
un signore che l’architetto Cannova è un po’ una sorta di anello di
congiunzione tra i padroni delle discariche e l’iter autorizzativo di cui lui era parte essenziale.
FAVA, presidente
della Commissione. Che accadde dopo?
LO BELLO, già assessore regionale al territorio e all’ambiente. Dopo avere
fatto quell’operazione delle 160 unità, mi sorprese molto che il Cannova
continuasse a restare lì perché era stato spostato insieme alle 160 unità, era
uno dei chiacchierati… Restò lì perché fu reintegrato in quanto responsabile
sindacale. Ma questo io lo appresi successivamente, anche perché dei nomi delle
persone che furono spostati io non ne conoscevo neppure uno, nel senso che io
ho cercato di stabilire criteri che ho trasmesso al dirigente Arnone il quale
ha poi individuato i nominativi che secondo il suo autonomo ed insindacabile
giudizio rispondevano a quei criteri.
FAVA, presidente
della Commissione. E quali erano questi criteri?
LO BELLO, già assessore regionale al territorio e all’ambiente. I criteri
erano quelli del chiacchierato, della stessa stanza del chiacchierato e quello
delle posizioni, cioè gente che da vent’anni aveva sempre lo stesso lavoro.
FAVA, presidente
della Commissione. Ci fu un ordine scritto al suo dirigente indicando i
criteri e chiedendogli questi spostamenti?
LO BELLO, già assessore regionale al territorio e all’ambiente. No.
FAVA, presidente
della Commissione. Ma come furono selezionate 160 persone? Perché ‘chiacchiere’
su 160 persone sembra un criterio piuttosto vago.
LO BELLO, già assessore regionale al territorio e all’ambiente. Io ho
affidato al dottor Arnone la distinzione, lui conosceva meglio di me, io ero lì
da meno di un mese e mezzo… l’obiettivo mio erano le 3 mila pratiche
arretrate...
FAVA, presidente
della Commissione. Ma le pratiche arretrate con le chiacchiere non
c’entrano!
LO BELLO, già assessore regionale al territorio e all’ambiente. Apparentemente
non c’entrano, c’entrano quando il ritardo si presume che sia un disordine
organizzato… una Sicilia che ha tremila pratiche arretrate è una Sicilia a cui
viene impedito lo sviluppo!
FAVA, presidente
della Commissione. Lei quindi non sapeva chi fossero?
LO BELLO, già assessore regionale al territorio e all’ambiente. Assolutamente
no! Neanche uno!
FAVA, presidente
della Commissione. Ma quando il suo dirigente le porta 160 nomi che sono
tanti… lei si fida ciecamente? Stiamo parlando di trasferire ad altro ufficio
160 persone che lei non conosce, di cui non conosce gli addebiti, è lì soltanto
da poche settimane, non le vengono proposti due, tre, cinque, dieci nomi ma 160!
LO BELLO, già assessore regionale al territorio e all’ambiente. Adesso non
ricordo se sul numero ci fu una discussione, probabilmente sì, fu una lunga
serata e una lunga notte parlando con il mio dirigente!
Questo il ricordo, significativamente
diverso, del dirigente Arnone:
ARNONE, ex dirigente generale del dipartimento regionale dell’ambiente. Le
cose sono andate così: la sera precedente, verso le 22 circa, ricevetti una
telefonata di passare dalla Giunta di Governo per importanti comunicazioni, convocato
dal Presidente. Quando sono arrivato, c'era la Giunta in corso e mi venne
comunicato che l'indomani mattina avrei dovuto trasferire, non centosessanta, ma
un centinaio di dipendenti, che poi sono diventati novanta.
FAVA, presidente della Commissione. Le venne comunicato da chi?
ARNONE, ex dirigente generale del dipartimento regionale dell’ambiente. Dal
Presidente Crocetta e dall'assessore Lo Bello. Manifestai le mie perplessità,
non tanto per il trasferimento di alcune persone ma per il fatto di attribuire questo
trasferimento essenzialmente - questa fu la giustificazione dell’operazione -
ai tempi lunghi delle pratiche che erano in lavorazione presso il Dipartimento...
per cui si è scelta la strada, secondo me non perfettamente corretta, di un
trasferimento anche simbolico di circa un centinaio di dipendenti… L'indomani
con i miei stretti collaboratori facciamo un elenco di personale, dirigenziale
e non dirigenziale, da trasferire… metto anche l'architetto Cannova…
FAVA, presidente della Commissione. La dottoressa Lo Bello ci dice
"i criteri furono i chiacchierati e quelli che stavano nella stanza dei
chiacchierati".
ARNONE, ex dirigente generale del dipartimento regionale dell’ambiente. Non
si parlò di chiacchierati! Chi erano questi chiacchierati? Di questo non è
stata fatta assolutamente menzione, né in via formale, né in via informale.
Completamente!
FAVA, presidente della Commissione. La disposizione fu data per iscritto
o soltanto verbalmente nel corso di quella Giunta?
ARNONE, ex dirigente generale del dipartimento regionale dell’ambiente. Mi
fu data in maniera espressa dal Presidente e dall’Assessore.
FAVA, presidente della Commissione. E poi Cannova viene reintegrato. Ecco,
ci spiega questo passaggio?
ARNONE, ex dirigente generale del dipartimento regionale dell’ambiente.
Cannova viene reintegrato perché si fa forte del fatto di essere responsabile
di un sindacato… Sono rimasto, devo dire, molto stupito che sia rimasto lì.
Anche perché avevo fatto menzione, riservatamente, a chi mi è succeduto nella
carica di dirigente generale, cioè all’ingegner Sansone, a cui avevo detto
riservatamente “Guarda che c’è, da parte della Guardia di Finanza, un’indagine
su Cannova. Come sai, io l’ho trasferito”.
Questa infine la ricostruzione del
dirigente Sansone, del tutto fuori registro rispetto alle dichiarazioni del suo
collega Arnone:
FAVA, presidente della Commissione.
Nella sentenza del processo Cannova si riportano le dichiarazioni del maresciallo
Mazzara che dice: “Secondo quanto ci dichiara Cannova nella sua memoria,
fu Sansone la persona che gli suggerì di far valere la sua carica sindacale
per opporsi al trasferimento”.
SANSONE, ex dirigente generale del Dipartimento regionale dell’ambiente. Non
è che suggerii… anche altre persone fecero valere la loro carica sindacale per
non essere trasferiti. Punto. Non sono stato io ad andare da Cannova a dire: “resta”.
È Cannova che lo dice… io non ho suggerito niente a nessuno, va bene?
FAVA, presidente della Commissione. Ma lei parlò col suo predecessore, il
dottore Arnone, della vicenda di Cannova, o comunque di preoccupazioni che le erano
state manifestate nel momento del passaggio delle consegne?
SANSONE, ex dirigente generale del Dipartimento regionale dell’ambiente. No,
no.
FAVA, presidente della Commissione. Il dottore Arnone ci ha detto che le
riferì, riservatamente, che la Guardia di Finanza era venuta al Dipartimento e aveva
chiesto informazioni dettagliate sull’architetto Cannova.
SANSONE, ex dirigente generale del Dipartimento regionale dell’ambiente. Se
lo dice lui…
FAVA, presidente della Commissione. Io lo chiedo a lei.
SANSONE, ex dirigente generale del Dipartimento regionale dell’ambiente. No, io non lo ricordo.
Epilogo non felice di
questa vicenda, dopo il rinvio a giudizio del Cannova e del Proto, è l’insolito
parere fornito dall’Avvocatura di Stato sull’ipotesi che la Regione Sicilia si
costituisse parte civile: “Non c’è ragione per costituirsi perché le
mazzette non sono un fattore di particolare allarme sociale attesa l’esiguità
del danno e il non particolare allarme sociale connesso alla fattispecie
concreta contestata”.
Un’affermazione che
suona grave come un epitaffio sulla vicenda in sé e sul rigore morale che
dovrebbe muovere ogni istituzione nella lotta contro la corruzione. Affermare
che il processo Cannova, il giro di mazzette che ha svelato, l’illegittima
interferenza nei processi autorizzativi di una discarica privata non siano
“fattori di particolare allarme sociale” e che abbiano prodotto solo un “danno
esiguo” è il segno di una sottovalutazione che ha accompagnato (e tollerato) in
questi anni ogni forma di molesta interferenza sul ciclo dei rifiuti e che ha
garantito spazi generosi di illegalità e di illeciti profitti ai danni dell’ambiente e della
salute dei siciliani.
A completamento di quanto
finora esposto va infine acquisito che il 4 aprile 2020 il presidente Musumeci
ha annunciato l’avvio del procedimento di riesame della più volte citata A.I.A.
n. 221 del 2009, rilasciando anche la seguente dichiarazione: “Bisogna fare chiarezza, una volta per tutte sugli aspetti che
riguardano la sicurezza della discarica. La Regione ha il dovere di sapere, e
di far sapere alla gente, se esistono problemi di tipo logistico, ambientale e,
soprattutto, che riguardano la salute dei cittadini. Per questo motivo ho dato
mandato al dipartimento Acqua e rifiuti di procedere con nuovi accertamenti sul
contestato impianto di smaltimento dei rifiuti del Catanese, che si trova in
contrada Valanghe d’Inverno a breve distanza dal Comune di Misterbianco[12]”.
Chiarezza, una volta per
tutti. E in tempi brevi. Un auspicio che questa Commissione intende fare
proprio.
[1] Relativamente ai rapporti di Cannova con gli altri
protagonisti dalla vicenda giudiziaria in questione, si rimanda alle pp. 35-36
e 310-328 della sentenza n. 5422/2019 del
Tribunale di Palermo, Sezione III, per quanto
concerne quelli con Giuseppe Antonioli, e alle pp.
38-41 e 329-349 della medesima sentenza per quanto riguarda quelli con i
fratelli Sodano.
[2] Cfr.
Tribunale di Palermo, Sezione III Penale, sentenza n. 5422/2019, p. 26-27.
[3] Cfr. Tribunale
di Palermo, Sezione III Penale, sentenza n. 5422/2019, p. 28-29.
[4] Cfr.
Tribunale di Palermo, Sezione III Penale, sentenza n. 5422/2019, p. 35.
[5] Cfr.
Tribunale di Palermo, Sezione III Penale, sentenza n. 5422/2019, p. 71.
[6] Ci si
riferisce alle dichiarazioni rese da Zuccarello nell’ambito del processo a
carico dell’ex Presidente della Regione Sicilia, dottor Raffaele Lombardo, e
dell’allora deputato Regionale Toti Lombardo, riportate nel luglio 2015 dalla
testata online Sud Press: http://www.sudpress.it/i-lombardo-e-le-assunzioni-alla-discarica-ascoltati-barbagallo-e-due-dirigenti-regionali/4/?amp=1
[7] A tal
proposito, è di particolare utilità la ricostruzione offerta dal Comitato No
Discarica di Misterbianco e Motta S. Anastasia, così come contenuta nella
relazione depositata agli atti della presente inchiesta, cfr. “Cronistoria di
una lotta di legalità per la salute e l’ambiente delle due comunità di
Misterbianco e Motta Sant’Anastasia, pp. 4-5: «Sappiamo ora che nel 2011 parte
l’indagine “Terra mia” che rileverà nel 2014 l’intreccio di corruzione e
porterà all’arresto dei protagonisti. Non sappiamo in quale mese parta
l’indagine, ma sappiamo cosa abbiamo fatto, noi, come Comitato “No Discarica”
nel 2011. Febbraio 2011, il coordinamento No Discarica consegna le firme dei
cittadini in Prefettura ed espone i fatti. La prefettura comunica a tutti gli
organi competenti, compreso il Ministero dell’Ambiente. Il 28 aprile 2011, il
Consiglio Comunale di Misterbianco approva la richiesta al Sindaco perché
chieda l’annullamento in autotutela del decreto n. 221 del 19 marzo 2009. Il 26
maggio 2011, il Consiglio Comunale di Motta S. Anastasia approva la mozione in
cui si chiede un tavolo tecnico per approfondire i contenuti e le procedure del
D.R.S. n. 221 del 19 marzo 2009 e D.R.S. n. 83 del 4 marzo 2010 e il piano di
bonifica dell’impianto esistente. Nel luglio 2011, ai Comuni di Motta e
Misterbianco e alle altre Istituzioni interessate perviene una richiesta del
Ministero dell’Ambiente, che intende sapere cosa si sia fatto per dare risposta
al disagio/allarme, espresse dalle firme ricevute dalla Prefettura di Catania.
Il 18 luglio 2011, il coordinamento No Discarica invia contestualmente:
richiesta di un incontro con le autorità regionali e richiesta di annullamento
in autotutela dell’A.I.A.… l’istanza redatta dal prof. Aurelio Angelini e
proposta dal Comitato No Discarica, vede le firme trasversali di rappresentanti
istituzionali e politici, ed è stata indirizzata: all’On. Raffaele Lombardo…
all’Assessore Giosuè Marino… all’Assessore Calogero Gian Maria Sparma. Nessuna
risposta. Il 10 novembre 2011, i firmatari reiterano la richiesta di
annullamento già avanzata in data 18 luglio 2011. Nessuna risposta. In data
26/07/2011, l’ARPA Sicilia invia una nota, nella quale si specifica che a
seguito di controlli effettuati in data 28/06/2011 nella discarica di contrada
Tiritì, è stato registrato, un valore di polveri pari a 249 μg/Nm³, superiore
al valore di attenzione delle polveri totali sospese… superamento, attribuibile
ad una non corretta procedura gestionale e pregiudizievole per la qualità
dell’aria intorno alla discarica. Su richiesta pressante del Comitato, il 20
febbraio 2012, il Presidente Lombardo, convoca un tavolo a Catania e conclude
impegnandosi a bloccare/sospendere, temporaneamente, il corso del procedimento,
in vista di approfondimenti. Il 13 marzo 2012, una delegazione composta
da componenti del Comitato “No Discarica” e di tutte le forze politiche
presenti a Misterbianco incontra, a Palermo, il dirigente generale del
Dipartimento Acque e Rifiuti. Nell’incontro (quello citato nelle
intercettazioni) si comunica che la vecchia discarica sarà ad esaurimento il 30
giugno, ma nulla di concreto si viene a sapere su ciò che avverrà, in merito
alla richiesta di revoca in autotutela della discarica dell’ampliamento.
[8] Cfr.
Decreto del Presidente della Repubblica 1 Ottobre 2019:
[9] Cfr.
seduta n. 48 del 28 luglio 2014.
[10] Anche
in questo caso è importante ricostruire cosa accadde dopo l’emissione del
provvedimento del 22 luglio 2014, cfr. sul punto relazione del Comitato No
Discarica di Misterbianco e Motta Sant’Anastasia, pp. 8 e ss.:
«E, poi, il 24/07/2014, il
Presidente della Regione Sicilia Crocetta dichiara che requisirà le grandi
discariche siciliane: “stanco di scandali e denunce, ora voglio fare piazza
pulita”. Sembrerebbe che una gravissima vicenda sia ormai chiusa. Il
provvedimento è accolto con enorme soddisfazione dalle comunità di Misterbianco
e Motta Sant’Anastasia, ma se con una mano la Regione impone la chiusura, con
l’altra consente di continuare a sversare rifiuti. Il tutto nella perenne
emergenza e nell’assenza assoluta di programmazione… a settembre, con la
decisione del Presidente Crocetta di prorogare le autorizzazioni a conferire a
Valanghe d’Inverno, fino a gennaio 2015; si autorizzano così 18 comuni dell’ATO
Enna 1 a conferire a Motta Sant’Anastasia e, poi i primi giorni di novembre,
con il sequestro dei carabinieri, si chiude la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea,
dove conferivano 100 comuni messinesi: i rifiuti sono dirottati alla discarica
di Motta Sant’Anastasia. Nell’emergenza
e sempre in mancanza di programmazione, viene convocata, il 10 novembre (2014,
ndr) la prima conferenza di servizi per la valutazione del progetto di
chiusura del sito. Ma il progetto
presentato dall’Oikos non convince, non fornisce certezza sui tempi di chiusura
e adotta una soluzione tecnica (riempiere la discarica con altri 240.000 metri cubi
di rifiuti per garantire una configurazione stabile e funzionale per il
deflusso delle acque meteoriche) che rischia di provocare per mesi
l’insostenibile soluzione. La soluzione è inoltre onerosa per i cittadini e
remunerativa per il privato, che continuerà a guadagnare dalla quantità enorme
di rifiuti, in una discarica che doveva essere già chiusa… […] …nonostante la
Oikos abbia presentato il progetto di chiusura nell’agosto 2014 (integrato nel
novembre 2014) con la previsione di abbancamento di mc. 240.000 di rifiuti,
tale progetto inspiegabilmente non è stato vagliato dalla Regione, ma l’ingente
quantitativo di rifiuti ivi previsto è stato abbancato in forza di una serie di
ordinanze d’urgenza emanate dal Presidente della Regione ai sensi dell’art. 191
del D.Lgs. n. 152/2006, a dispetto di gravissimi rischi ambientali evidenziati
dalla Commissione ispettiva. […] Conferenza dei servizi 8 marzo 2016: convocata
per il riesame con valenza di rinnovo per l’A.I.A. DRS 221/2009 per la prima
volta a seguito di approvazione e di mozione di indirizzo votata all’unanimità
dal Consiglio Comunale di Motta, il sindaco Anastasio Carrà esprime in sede di
CDS parere negativo al rinnovo dell’AIA… […] Per non aggravare la situazione di
criticità ambientale, i danni subiti dalla collettività, il Comune di Misterbianco
con nota prot. n. 46369 del 28.09.2016 ha diffidato il presidente della Regione
Sicilia ad adottare tutti i provvedimenti di competenza necessari per
provvedere alla bonifica della discarica di Tiritì e all’immediata chiusura
della discarica di Valanghe d’Inverno, oltre al riesame e all’annullamento e/o
revoca in autotutela di tutti gli atti impugnati dal Comune nonché di tutti gli
atti presupposti e degli ulteriori atti consequenziali. Purtroppo, la superiore
diffida, così come la successiva richiesta della chiusura della discarica… sono
state del tutto disattese, e anzi il presidente della Regione, d’intesa con il
Ministro dell’Ambiente, con ordinanza n. 26/rif dell’1.12.2016 ha ulteriormente
autorizzato OIKOS dall’1.1.2016 al 30.5.2017 ad abbancare rifiuti, reiterando
la precedente ordinanza n.5/rif/2016 già emessa oltre i termini previsti
nell’art. 191 del D.Lgs.vo n. 152/2006.».
Con riferimento specifico
alla sopra citata conferenza dei servizi dell’8 marzo 2016, è interessante
riportare in questa sede anche quanto rilevato dall’ex sindaco di Misterbianco,
dottor Nino Di Guardo, all’interno della sua relazione depositata agli atti
della presente inchiesta, pp. 3-4:
«Sulla scorta della…
ordinanza n. 12/2016 la Oikos s.p.a ha chiesto la riattivazione del
procedimento amministrativo per il rinnovo dell’AIA n. 221/2009. In esito a
tale richiesta, il competente dipartimento della Regione Sicilia, con nota
prot. n. 6439 dell’11.02.2018 ha convocato per il giorno 08.03.2016 la
conferenza dei servizi ex art. 29 octies D.Lgs. n. 152/2006, invitando
la OIKOS a fornire agli Enti convocati tutta la documentazione necessaria
prevista dalla legge per consentire agli stessi le valutazioni di competenza.
Ebbene, alla data dell’08.03.2016, il responsabile del Dipartimento ha dovuto
prendere atto che la Oikos non aveva fornito la documentazione in questione, e
pertanto la conferenza è stata rinviata sine die in attesa di tale
produzione. Incredibilmente, piuttosto che dichiarare rinunciata la richiesta
di rinnovo dell’AIA l’Assessorato ha accondisceso al rinvio sine die e
ha continuato a mantenere in vita l’operatività della discarica sulla base di
una inesistente (perché abrogata la norma di riferimento) ultrattività della
vecchia autorizzazione integrata ambientale nelle more del procedimento di
rinnovo (che però lasciava “guidare” alla Oikos avviandolo e rinviandolo a suo
comodo)».
[11] Per una
migliore ricognizione storica degli eventi va ricordato che l’11 agosto 2014, il Prefetto di
Catania, a seguito dell’applicazione nei confronti della Oikos dell’informativa
antimafia interdittiva (provvedimento n. 36608 emesso nell’ambito
dell’affidamento del contratto di appalto del servizio di igiene urbana ed
ambientale per il Comune di Catania), disponeva in data 18 settembre 2014 la
straordinaria e temporanea gestione della società con riferimento a tutti i
contratti e le convenzioni che avevano ad oggetto il conferimento di rifiuti
non pericolosi presso la discarica Valanghe d’inverno sita nel Comune di Motta
Sant’Anastasia (provvedimento n. 0042093). Interdittiva dichiarata poi
illegittima dal CGA nel marzo 2018.
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