Nella relazione, a firma dell’ingegner Calogero Gambino, del
Dipartimento Acque e rifiuti che ha “rinnovato la necessità di reperire
ulteriori risorse per proseguire l’attività di smaltimento del percolato”, nel
ripercorrere le tappe della crisi ambientale che era esplosa in tutta la sua
drammaticità con lo sversamento del percolato nel torrente Mazzarrà avvenuto il
5 aprile 2017, si “ribadisce che la discarica non è ancora normativamente in
fase post operativa e che il contenimento della temuta contaminazione investe
procedure che […] richiedono interventi rientranti nella gestione operativa
della discarica, ancorché sequestrata e in cui non si abbancano rifiuti”.
Era il 27 febbraio 2017 quando il Ministero per l’ambiente
aveva chiesto alla Regione “di attivarsi per adottare i provvedimenti necessari
al fine di assicurare la tempestiva esecuzione delle opere idonee a garantire
la gestione post-operativa della discarica”. Il 24 febbraio Tirrenoambiente
lamentando “una dissestata situazione finanziaria” aveva chiesto l’intervento
del Presidente della Regione.
A seguito di questa richiesta, il 9 marzo 2017 il
Dipartimento dell’acqua e dei rifiuti aveva chiesto al gestore “una serie di
informazioni, sullo stato degli impianti e sulle opere/azioni necessarie per la
chiusura dell’impianto, che – sottolinea la relazione – una gestione adeguata
sotto ogni profilo avrebbe dovuto rassegnare con immediatezza”. Ad aprile il
percolato tracimò nel torrente e ne seguì il primo stanziamento regionale per
lo smaltimento del percolato.
Il 27 luglio 2017 il Dipartimento poiché il “Gestore non si
conformava alle richieste” [del Dipartimento, ndr] “volte a delineare un
masterplan degli interventi/azioni, con le correlate stima di spesa – che si
reputa[va] ingente – e crono programma, per mettere in sicurezza la discarica e
condurla in gestione post operativa”.
Intanto i primi fondi stanziati si esauriscono e infatti il
3 agosto 2017 Tirrenoambiente batte di nuovo cassa e l’8 agosto viene
deliberato un nuovo stanziamento.
Il copione si ripete il 28 ottobre 2017 quando
Tirrenoambiente comunica che i fondi “sono pressoché esauriti” e che “visto
l’approssimarsi della stagione invernale” era “imminente il concretizzarsi di
una nuova grave emergenza”.
A questo punto, il 17 novembre 2017, il dipartimento diffida
il Comune di Mazzarrà Sant’Andrea “ad esercitare l’azione sostitutiva in danno
al Gestore inadempiente”, chiedendo, inoltre, al custode giudiziario di
“trasmettere tutta la documentazione attestante le iniziative intraprese presso
i componenti della compagine proprietaria della Tirrenoambiente Spa per
introitare le somme per la gestione ordinaria della discarica e fare fronte
alle criticità odierne. Ciò – sottolineava il Dipartimento – anche in
conseguenza del mancato rinnovo delle garanzie fideiussorie previste per
legge”.
Ma alla diffida il Comune risponde di non essere in grado di
eseguire l’azione sostitutiva “per diversi motivi tra cui lo stato di
dissesto”.
Quindi, dissestata Tirrenoambiente e dissestato pure il
Comune, la Regione, l’1 dicembre 2017 mette nuovamente le mani nella borsa e
stanzia altri soldi per lo smaltimento.
“La gravità della situazione e la mancanza di fondi per
provvedere alla chiusura, messa in sicurezza e gestione post operativa della
discarica in argomento – prosegue la relazione - giace sulla difficoltà di
questa amministrazione di recuperare le somme vantate dalla Tirrenoambiente nei
confronti degli enti conferitori”, tramite i commissari ad acta a causa
dell’insufficienza “delle informazioni rese dal liquidatore [di
Tirrenoambiente, ndr] e per l’interferenza tra il diritto societario e quello
ambientale che non consentono di mettere al riparo dall’aggressione dei
creditori della Tirrenoambiente Spa in liquidazione le somme eventualmente
recuperate”.
Il nuovo anno ripropone il problema: Tirrenoambiente chiede
l’intervento della Regione (7 e febbraio 2018), il Dipartimento diffida il Comune
di Mazzarrà (12 febbraio 2018), il Comune risponde che è in dissesto e quindi
“impossibilitato ad effettuare l’intervento sostitutivo atto a scongiurare
l’eventuale sversamento del percolato ed il conseguente danno per l’ambiente e
la salute pubblica”. Verranno così stanziati (23 marzo 2018) altri soldi.
Eppure il Dipartimento aveva diffidato, il 12 settembre
2017, la Tirrenoambiente a “redigere un progetto di messa in sicurezza del
sito” proprio al fine di attenuare la produzione di percolato, ma solo il 5
febbraio di quest’anno il gestore trasmetteva un progetto definitivo per la
“sostituzione di una porzione di capping provvisorio”. Intervento quest’ultimo
(come quello sul percolato) che non è risolutivo – evidenzia la relazione- ma
costituisce solo “una soluzione tampone nelle more di realizzare gli
appropriati interventi per la chiusura definitiva della discarica, previsti
dalle vigenti norme e mai attuati dal Gestore”.
Ciò nonostante lo scorso mese di luglio si ripresenta, tale
e quale, l’emergenza percolato, con la diffida al Comune di intervenire in via
sostitutiva e al liquidatore di Tirrenoambiente di reperire i fondi presso la
compagine proprietaria.
È necessario provvedere allo smaltimento del percolato e
quindi il Dipartimento segnala al governo regionale l’opportunità di provvedere
ad un ulteriore stanziamento (di almeno 969.000), stigmatizzando ancora una
volta il comportamento del gestore che “non stima la produzione di percolato ma
demanda alla Regione tale valutazione sottraendosi ancora una volta ai propri
compiti”.
Ma intanto si sta facendo qualcosa nel sito di contrada
Zuppà?
In occasione della penultima emergenza percolato, [quella
dello scorso marzo, ndr], in un’altra relazione dell’ingegner Gambino, si
evidenziava come la discarica fosse dotata solo di una copertura provvisorie e
non disponesse nella sua totale estensione degli impianti necessari alla
gestione del percolato e del biogas, ritenendo prioritari una serie di
interventi tra cui il ripristino del sistema di monitoraggio geotecnico, la
verifica della funzionalità e l’eventuale ripristino della copertura
provvisoria, la verifica della funzionalità e l’eventuale ripristino della rete
di captazione del percolato, la messa in sicurezza del tubo di drenaggio delle
acque di falda sotto l’impermeabilizzazione della originaria seconda vasca, la
modifica della morfologia della discarica e la realizzazione della sua copertura
superficiale con adeguato sistema di intercettazione e canalizzazione delle
acque meteoriche necessari per la chiusura definitiva dell’impianto.
A tal riguardo Gambino riferisce che nell’ambito di un
accordo siglato lo scorso 10 aprile tra il Soggetto attuatore del Commissario
di Governo per l’attuazione degli interventi per la mitigazione del rischio
idrogeologico nella Regione siciliana e il Dirigente Generale del Dipartimento
dell’Acqua e dei rifiuti, si è incaricato il Commissario di “progettare o
supportare nella progettazione degli interventi di messa in sicurezza […] per
pervenire alla chiusura e/o eventuale bonifica delle discariche di c.da Zuppà
nel comune di Mazzarrà Sant’Andrea e di C.da Formaggiara nel comune di Tripi il
cui gestore è la Tirrenoambiente Spa in liquidazione”.
Il Dipartimento ha diffidato questi comuni ad intervenire in
danno del gestore inadempiente e sono stati costituiti i gruppi di progettazione
da parte del Commissario per il dissesto idrogeologico e sono in corso di
designazione i Rup per avviare questi interventi sostitutivi.
Definiti i progetti per la messa in sicurezza, chiusura e
passaggio alla fase post operativa – si legge nella relazione dell’ingegner
Gambino – “si dovranno reperire le somme per attuarle rivalendosi sul soggetto
inadempiente.
“Si ritiene indispensabile – conclude - che il liquidatore
pro tempore si attivi con l’urgenza che ricorre per reperire dai Soci, sia
pubblici che privati, nonché dai Comuni con feritori, le necessarie somme per
finanziare un piano di azioni/opere che portino alla gestione post operativa
della discarica in argomento”, ricordando anche che tutte le somme fin qui
erogate dovranno essere recuperate su iniziativa del competente Servizio 5 –
Gestione integrata dei rifiuti.
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