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domenica 28 ottobre 2018

La gestione post mortem di Mazzarrà ancora in fondo al tunnel


L’ultima relazione del Dipartimento regionale dell’Acqua e dei rifiuti evidenzia come la discarica non sia ancora in fase post operativa nonostante la “bocciatura” del Dipartimento che, nel settembre del 2014, aveva disposto la revoca delle autorizzazioni e ordinato a Tirrenoambiente di presentare un progetto di chiusura e messa in sicurezza del sito

L’ennesimo intervento sostitutivo da parte della Giunta regionale siciliana che ha recentemente stanziato altri 969.000 euro per provvedere allo smaltimento del percolato prodotto dalla discarica di Mazzarrà Sant’Andrea ripropone l’interrogativo sui tempi dell’effettiva messa in sicurezza e gestione post mortem del sito di contrada Zuppà confinante con il vicino paese di Furnari e pericolosamente vicino ai suoi pozzi di approvvigionamento idrico.
Nella relazione, a firma dell’ingegner Calogero Gambino, del Dipartimento Acque e rifiuti che ha “rinnovato la necessità di reperire ulteriori risorse per proseguire l’attività di smaltimento del percolato”, nel ripercorrere le tappe della crisi ambientale che era esplosa in tutta la sua drammaticità con lo sversamento del percolato nel torrente Mazzarrà avvenuto il 5 aprile 2017, si “ribadisce che la discarica non è ancora normativamente in fase post operativa e che il contenimento della temuta contaminazione investe procedure che […] richiedono interventi rientranti nella gestione operativa della discarica, ancorché sequestrata e in cui non si abbancano rifiuti”.
Era il 27 febbraio 2017 quando il Ministero per l’ambiente aveva chiesto alla Regione “di attivarsi per adottare i provvedimenti necessari al fine di assicurare la tempestiva esecuzione delle opere idonee a garantire la gestione post-operativa della discarica”. Il 24 febbraio Tirrenoambiente lamentando “una dissestata situazione finanziaria” aveva chiesto l’intervento del Presidente della Regione.
A seguito di questa richiesta, il 9 marzo 2017 il Dipartimento dell’acqua e dei rifiuti aveva chiesto al gestore “una serie di informazioni, sullo stato degli impianti e sulle opere/azioni necessarie per la chiusura dell’impianto, che – sottolinea la relazione – una gestione adeguata sotto ogni profilo avrebbe dovuto rassegnare con immediatezza”. Ad aprile il percolato tracimò nel torrente e ne seguì il primo stanziamento regionale per lo smaltimento del percolato.
Il 27 luglio 2017 il Dipartimento poiché il “Gestore non si conformava alle richieste” [del Dipartimento, ndr] “volte a delineare un masterplan degli interventi/azioni, con le correlate stima di spesa – che si reputa[va] ingente – e crono programma, per mettere in sicurezza la discarica e condurla in gestione post operativa”.
Intanto i primi fondi stanziati si esauriscono e infatti il 3 agosto 2017 Tirrenoambiente batte di nuovo cassa e l’8 agosto viene deliberato un nuovo stanziamento.
Il copione si ripete il 28 ottobre 2017 quando Tirrenoambiente comunica che i fondi “sono pressoché esauriti” e che “visto l’approssimarsi della stagione invernale” era “imminente il concretizzarsi di una nuova grave emergenza”.
A questo punto, il 17 novembre 2017, il dipartimento diffida il Comune di Mazzarrà Sant’Andrea “ad esercitare l’azione sostitutiva in danno al Gestore inadempiente”, chiedendo, inoltre, al custode giudiziario di “trasmettere tutta la documentazione attestante le iniziative intraprese presso i componenti della compagine proprietaria della Tirrenoambiente Spa per introitare le somme per la gestione ordinaria della discarica e fare fronte alle criticità odierne. Ciò – sottolineava il Dipartimento – anche in conseguenza del mancato rinnovo delle garanzie fideiussorie previste per legge”.
Ma alla diffida il Comune risponde di non essere in grado di eseguire l’azione sostitutiva “per diversi motivi tra cui lo stato di dissesto”.
Quindi, dissestata Tirrenoambiente e dissestato pure il Comune, la Regione, l’1 dicembre 2017 mette nuovamente le mani nella borsa e stanzia altri soldi per lo smaltimento.
“La gravità della situazione e la mancanza di fondi per provvedere alla chiusura, messa in sicurezza e gestione post operativa della discarica in argomento – prosegue la relazione - giace sulla difficoltà di questa amministrazione di recuperare le somme vantate dalla Tirrenoambiente nei confronti degli enti conferitori”, tramite i commissari ad acta a causa dell’insufficienza “delle informazioni rese dal liquidatore [di Tirrenoambiente, ndr] e per l’interferenza tra il diritto societario e quello ambientale che non consentono di mettere al riparo dall’aggressione dei creditori della Tirrenoambiente Spa in liquidazione le somme eventualmente recuperate”.
Il nuovo anno ripropone il problema: Tirrenoambiente chiede l’intervento della Regione (7 e febbraio 2018), il Dipartimento diffida il Comune di Mazzarrà (12 febbraio 2018), il Comune risponde che è in dissesto e quindi “impossibilitato ad effettuare l’intervento sostitutivo atto a scongiurare l’eventuale sversamento del percolato ed il conseguente danno per l’ambiente e la salute pubblica”. Verranno così stanziati (23 marzo 2018) altri soldi.
Eppure il Dipartimento aveva diffidato, il 12 settembre 2017, la Tirrenoambiente a “redigere un progetto di messa in sicurezza del sito” proprio al fine di attenuare la produzione di percolato, ma solo il 5 febbraio di quest’anno il gestore trasmetteva un progetto definitivo per la “sostituzione di una porzione di capping provvisorio”. Intervento quest’ultimo (come quello sul percolato) che non è risolutivo – evidenzia la relazione- ma costituisce solo “una soluzione tampone nelle more di realizzare gli appropriati interventi per la chiusura definitiva della discarica, previsti dalle vigenti norme e mai attuati dal Gestore”.
Ciò nonostante lo scorso mese di luglio si ripresenta, tale e quale, l’emergenza percolato, con la diffida al Comune di intervenire in via sostitutiva e al liquidatore di Tirrenoambiente di reperire i fondi presso la compagine proprietaria.
È necessario provvedere allo smaltimento del percolato e quindi il Dipartimento segnala al governo regionale l’opportunità di provvedere ad un ulteriore stanziamento (di almeno 969.000), stigmatizzando ancora una volta il comportamento del gestore che “non stima la produzione di percolato ma demanda alla Regione tale valutazione sottraendosi ancora una volta ai propri compiti”.
Ma intanto si sta facendo qualcosa nel sito di contrada Zuppà?
In occasione della penultima emergenza percolato, [quella dello scorso marzo, ndr], in un’altra relazione dell’ingegner Gambino, si evidenziava come la discarica fosse dotata solo di una copertura provvisorie e non disponesse nella sua totale estensione degli impianti necessari alla gestione del percolato e del biogas, ritenendo prioritari una serie di interventi tra cui il ripristino del sistema di monitoraggio geotecnico, la verifica della funzionalità e l’eventuale ripristino della copertura provvisoria, la verifica della funzionalità e l’eventuale ripristino della rete di captazione del percolato, la messa in sicurezza del tubo di drenaggio delle acque di falda sotto l’impermeabilizzazione della originaria seconda vasca, la modifica della morfologia della discarica e la realizzazione della sua copertura superficiale con adeguato sistema di intercettazione e canalizzazione delle acque meteoriche necessari per la chiusura definitiva dell’impianto.
A tal riguardo Gambino riferisce che nell’ambito di un accordo siglato lo scorso 10 aprile tra il Soggetto attuatore del Commissario di Governo per l’attuazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico nella Regione siciliana e il Dirigente Generale del Dipartimento dell’Acqua e dei rifiuti, si è incaricato il Commissario di “progettare o supportare nella progettazione degli interventi di messa in sicurezza […] per pervenire alla chiusura e/o eventuale bonifica delle discariche di c.da Zuppà nel comune di Mazzarrà Sant’Andrea e di C.da Formaggiara nel comune di Tripi il cui gestore è la Tirrenoambiente Spa in liquidazione”.
Il Dipartimento ha diffidato questi comuni ad intervenire in danno del gestore inadempiente e sono stati costituiti i gruppi di progettazione da parte del Commissario per il dissesto idrogeologico e sono in corso di designazione i Rup per avviare questi interventi sostitutivi.
Definiti i progetti per la messa in sicurezza, chiusura e passaggio alla fase post operativa – si legge nella relazione dell’ingegner Gambino – “si dovranno reperire le somme per attuarle rivalendosi sul soggetto inadempiente.
“Si ritiene indispensabile – conclude - che il liquidatore pro tempore si attivi con l’urgenza che ricorre per reperire dai Soci, sia pubblici che privati, nonché dai Comuni con feritori, le necessarie somme per finanziare un piano di azioni/opere che portino alla gestione post operativa della discarica in argomento”, ricordando anche che tutte le somme fin qui erogate dovranno essere recuperate su iniziativa del competente Servizio 5 – Gestione integrata dei rifiuti.

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