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giovedì 3 marzo 2011

Resta in carcere l'ex sindaco di Furnari Lopes

Resta in carcere l'ex sindaco Salvatore Lopes, arrestato il 5 novembre scorso nell’ambito dell’operazione “Torrente”. Per la seconda volta il Tribunale del Riesame di Messina ha rigettato la richiesta di scarcerazione presentata dai legali di fiducia i quali hanno subito avanzato un’analoga richiesta, questa volta al Gip di Messina Micali, lo stesso giudice che firmò l’ordinanza di custodia cautelare del blitz. Sono pendenti tutti i ricorsi presentati dai legali in Cassazione per tutti gli indagati. Il Lopes, che venne rimosso nel 2009 dalla carica di sindaco con lo scioglimento del Comune di Furnari per ingerenze con la criminalità organizzata, è accusato di concorso in associazione mafiosa con il clan dei “Mazzarroti” di Mazzarrà Sant’Andrea e di avere intrattenuto rapporti con l’allora “boss” Carmelo Bisognano che, dall’inizio di quest’anno è diventato collaboratore di giustizia e, per questo, ha già ottenuto la revoca della detenzione al carcere duro (41 bis). A quattro mesi esatti dal blitz della “Torrente” solo Salvatore Genovese, di Mazzarrà ha ottenuto la scarcerazione. Per il resto l’impianto accusatorio è rimasto tutto in piedi.
L'operazione Torrente era stata condotta dai carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Messina nell’ambito di una inchiesta, coordinata dalla Dda di Messina, sulle infiltrazioni mafiose nei lavori di messa in sicurezza del territorio iniziati dopo l’alluvione del 2008 che colpì Furnari, Falcone e Mazzarrà Sant’Andrea. Nell'operazione Torrente i carabinieri hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, firmata dal Gip Micali, su richiesta dei sostituti procuratori Verzera e Cavallo, della Dda (Direzione Distrettuale Antimafia) di Messina nei confronti di 8 persone accusate, a vario titolo, per i reati di associazione mafiosa, intestazione fittizia di valori e violazione della normativa sulla elezione degli organi delle amministrazioni comunali, aggravati dalle finalità mafiose. I provvedimenti in argomento scaturiscono dagli esiti di un’articolata indagine che, avviata nel 2008 nel quadro di un’ampia attività di contrasto condotta nei confronti di Cosa nostra messinese e sfociata nell’operazione “Vivaio” (scattata il 10 aprile 2008 con quindici arresti), già negli anni precedenti aveva permesso di infliggere duri colpi alle famiglie mafiose di Mistretta e Barcellona Pozzo di Gotto, nonchè ai sodalizi malavitosi dei “Batanesi” e dei “Mazzarroti”, attivi rispettivamente a Tortorici e Mazzarra Sant’Andrea. I soggetti colpiti dalla misura cautelare e tutt’ora in carcere tranne uno sono: LEONARDO ARCIDIACONO, 40 anni, nato e residente a Catania, domiciliato a Portorosa di Furnari, imprenditore; CARMELO BISOGNANO, 45 anni, di Mazzarra Sant’Andrea, che ha già scontato una condanna definitiva per l’operazione “Icaro” (5 anni di reclusione) e ritenuto il già capo, prima e dopo, del clan dei “mazzarroti” e, dall’inizio di gennaio, collaboratore di giustizia; TINDARO CALABRESE, 37 anni, nato a Novara di Sicilia, domiciliato a Mazzarrà Sant’Andra, attualmente detenuto in regime di “41 bis”, già coinvolto nelle operazioni “Vivaio” e “Pozzo” e ritenuto, sino al momento dell’arresto, il nuovo capo del clan dei “mazzarroti”; SALVATORE GENOVESE, 42 anni, nato a Mazzarrà Sant’Andrea, residente a Furnari, tornato in libertà da pochi giorni e che resta indagato a piede libero; SEBASTIANO PLACIDO GERACI, 39 anni, di Furnari, imprenditore; SALVATORE LOPES, 59 anni, di Furnari, medico presso l’ospedale “Fogliani” di Milazzo, già sindaco del Comune di Furnari sino al 2009 prima del decreto di scioglimento, da parte del Ministero dell’Interno, per infiltrazioni mafiose; ROBERTO MUNAFO’, 43 anni, di Furnari, imprenditore; TERESA TRUSCELLO, 36 anni, nata a Barcellona Pozzo di Gotto, residente a Furnari, imprenditrice, convivente di CARMELO BISOGNANO. Sono indagati a piede libero GIULIO LOPES, fratello dell’ex-sindaco e VINCENZA BISOGNANO, sorella di CARMELO, per i quali il Gip aveva rigettato la richiesta di arresto avanzati dai pm VERZERA e CAVALLO, per insufficienti indizi di colpevolezza. Le indagini hanno permesso di documentare le più recenti dinamiche criminali del clan dei “Mazzarroti”, saldamente capeggiati da CARMELO BISOGNANO che, nel settembre 2008, tornato in libertà, aveva ripreso il proprio ruolo a1 vertice del sodalizio, nel quale era stato provvisoriamente sostituito da TINDARO CALABRESE, prima suo alleato e poi diventato l’acerrimo rivale alla guida della cosca. Sono stati così accertati gli interessi e le infiltrazioni del citato sodalizio mafioso negli appalti pubblici e privati più rilevanti della provincia di Messina e, in particolare, quelli affidati o da affidare a seguito dell’alluvione che, l’11 dicembre 2008, aveva interessato, con gravissimi danni, i comuni di Mazzara Sant’Andrea, Furnari e Falcone. Il pervasivo condizionamento del tessuto economico locale da parte della compagine mafiosa è stato favorito anche dallo stretto rapporto collusivo con esponenti delle amministrazioni locali, in pratica quella del disciolto comune di Furnari, oggi ancora commissariato. In particolare è stato ricostruito il diretto coinvolgimento degli indagati CALABRESE, ARCIDIACONO e GERACI nella campagna elettorale a favore del dott. SALVATORE LOPES, candidato ed eletto sindaco a1 Comune di Furnari alle elezioni amministrative del 13 e 14 maggio 2007. Tra l’altro, una volta divenuto primo cittadino, il dott. LOPES aveva fatto rilasciare alcune autorizzazioni al commercio in favore di congiunti di alcuni degli indagati, emanando altresì quelle ordinanze di somma urgenza con cui, a seguito della citata alluvione, furono affidati i lavori a soggetti organici o contigui a1 sodalizio mafioso. Sul versante associativo l’indagine ha anche documentato i contrasti sorti tra VINCENZA BISOGNANO, sorella di CARMELO e TINDARO CALABRESE. Detti contrasti sono risultati riconducibili ad alcune iniziative della donna, non allineatasi alle direttive del reggente del sodalizio, durante il periodo di detenzione del fratello e che aveva tentato di gestirne autonomamente le imprese ed il patrimonio. A1 riguardo, una volta riacquistata la libertà, il BISOGNANO CARMELO aveva tuttavia riconosciuto la piena legittimità dell’operato del proprio sostituto (cioè la sorella), riprendendo la direzione del sodalizio e delle connesse iniziative imprenditoriali, nel solco tracciato dal CALABRESE, poi arrestato. Dopo le operazioni “BATANA” (22 febbraio 2007, 6 arresti), “MONTAGNA” (22 marzo 2007, 39 arresti), “VIVAIO” (10 aprile 2008, 15 arresti) e “POZZO” (30 gennaio 2009, 13 arresti), che hanno portato complessivamente all’arresto di 73 indagati, permettendo di infliggere duri colpi alla famiglia mafiosa di Mistretta, nonchè ai gruppi dei “mazzarroti” e dei “Batanesi”, l’operazione “TORRENTE” costituisce l’ennesimo intervento nei confronti di uno dei sodalizi criminali più qualificati di Cosa nostra messinese, per il ripristino delle condizioni di legalità e di libero mercato in importanti settori dell’economia dell’area. Nell’ordinanza di custodia cautelare, in particolare, destano scalpore alcuni passaggi. Per esempio un incontro diretto tra l’allora sindaco di Furnari LOPES e CARMELO BISOGNANO, in quel periodo libero e con il solo obbligo della sorveglianza speciale. Il 13 febbraio 2009 l’ex primo cittadino diceva al presunto capo dei “mazzarroti” che stava tornando da Messina e che sarebbe stato complicato avviare nuovi lavori, dopo l’alluvione di due mesi prima, con l’affidamento diretto: cioè con il sistema delle ordinanze che permette ad un sindaco di affidare lavori urgenti ad una ditta prescelta. BISOGNANO se ne lamentava e il primo cittadino del tempo cercò di rassicurarlo. Ancora più inquietante appare lo spaccato di quanto avvenne durante la campagna elettorale delle amministrative della primavera 2007 a Furnari. In particolare, come scrive il Gip MICALI, l’ultima settimana fu di fuoco con l’avvocato MARIO FOTI, avversario del dott. LOPES, che sembrava in netto vantaggio nei consensi della gente. Ebbene, a bordo di due jeep, iniziarono a girare per il centro e le contrade di Furnari TINDARO CALABRESE, da circa un anno allora nuovo capo dei “mazzarroti”, LEONARDO ARCIDIACONO e SEBASTIANO GERACI, cercando di convincere gli elettori a scegliere la loro preferenza per il dott. LOPES. Al termine della campagna elettorale tra i due contendenti, sembrava esserci equilibrio e si profilava un testa a testa. A quel punto il clan di CALABRESE contattò NATALE PULIAFICO, detto Natalino, dipendente comunale che aveva un buon pacchetto di voti, tra 10 e 15, che potevano fare la differenza e che dovevano essere riversati sul candidato MARIO FOTI. Ma la mattina del 13 maggio 2007, a seggi aperti, il PULIAFICO si sarebbe incontrato in un bar con TINDARO CALABRESE e, attraverso una minaccia chiara quanto persuasiva, il dipendente comunale riversò quei preziosi voti sul candidato LOPES. E questo fu l’esito dei tre candidati a sindaco di quelle elezioni: SALVATORE LOPES: 1.168 voti (46,26%); MARIO FOTI: 1.151 voti (45,58%); il sindaco uscente FRANCO BISIGNANO: 206 voti (8,16%).
Tra i 25 indagati a piede libero figura anche l’attuale sindaco di Mazzarrà Sant’Andrea, Carmelo Navarra, 60 anni, eletto alle amministrative del 15 e 16 giugno 2008 la cui posizione, però, è stata stralciata dall’inchiesta madre e riguarda l’affidamento dei lavori di somma urgenza nel torrente “Mazzarrà” a imprese riconducibili all’allora capo del clan dei “Mazzarroti” Carmelo Bisognano, sempre nel periodo interessato dal nubifragio che si abbattè sulla costa tirrenica l’11 dicembre 2008. Quindi sono indagati a piede libero: il prof. Sebastiano Giambò, per tutti Nello, 62 anni, ex-sindaco di Mazzarrà ed ex-presidente della società mista “Tirreno Ambiente” che gestisce lo smaltimento dei rifiuti nella discarica di contrada Pietrafitta di Mazzarrà S.Andrea e attualmente imputato nel processo scaturito dall’operazione “Vivaio”; quindi il prof. Carmelo Pietrafitta, 44 anni, di Mazzarrà, figlioccio del prof. Giambò; il tecnico comunale di Mazzarrà e Oliveri, geometra Roberto Ravidà, 55 anni, accusato tra l’altro di avere favorito un imprenditore di Ragusa per l’assegnazione di un appalto pubblico per arredo urbano a Oliveri; ed ancora l’imprenditore Aldo Campo, 44 anni, di Ragusa, che dalla Regione Siciliana riusciva a sapere prima degli altri i finanziamenti per gli arredi proponendoli ai Comuni di Oliveri, Gioiosa Marea e Tusa, con la complicità dell’intermediazione di Carmelo Pietrafitta. La lista degli indagati prosegue con l’imprenditore di Barcellona Giacomo Venuto, 48 anni, titolare della “Mediterranea costruzioni”; Beniamino Cambria, 50 anni, di Falcone, fedelissimo del presunto “boss” Carmelo Bisognano; Vincenzo Antonio, 56 anni, originario di Tripi, residente a Furnari; Vincenzo Munafò, 42 anni, di Furnari; Tindaro Accordino, 56 anni, di San Giorgio di Gioiosa Marea; Rosario Crisafulli, 78 anni, di Mazzarrà; Filippo Crisafulli, 49 anni, di Furnari; Salvatore Crisafulli, 37 anni, di Mazzarrà; Giovanni Iraci, 58 anni, di Oliveri; Giuseppe Pagano, 47 anni, di S.Lucia del Mela; Giovannino Pantano, 53 anni, di Mazzarrà; il geometra Francesco Perdichizzi, 55 anni, di Mazzarrà, impiegato del locale Ufficio Tecnico comunale; Giuseppe Reale, 26 anni, di Rodì Milici; Antonino Russo, 36 anni, di Oliveri; Orazio Simone, 62 anni, presidente pro-tempore del Consorzio irriguo di Mazzarrà; Giuseppe Torre, 29 anni, nato negli Usa e residente a Furnari; l’ex-dirigente dell’Ufficio anagrafe di Furnari Francesca Bonomo, 59 anni, per la vicenda del cambio di residenza e dell’attestazione di convivenza rilasciata a Teresa Bisognano, sorella del presunto “boss” Carmelo. Ed ancora è indagata una impiegata del Comune di Mazzarrà, Salvatora detta “Dora” Simone, 34 anni, accusata di avere ricevuto una raccomandazione esercitata da Carmelo Bisognano sull’ex-sindaco Nello Giambò, docente universitario e ciò per superare agevolmente gli esami per cinque materie nella facoltà di Statistica all’università di Messina. Per questa vicenda sono indagate anche le professoresse Romana Gargano, 34 anni, originaria di Tropea (Reggio Calabria) e residente a Messina e Dorotea Naiza, 58 anni, di Messina. Entrambe, docenti universitarie a Messina, avrebbero consentito all’impiegata comunale Dora Simone, che avrebbe avuto una relazione con il presunto capo-clan Carmelo Bisognano, di superare agevolmente due materie con domande concordate e con voti, eccellenti, da 26 a 30. La vicenda è documentata dai carabinieri del Ros, che hanno guidato le indagini della “Torrente”, attraverso foto ed intercettazioni.

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