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mercoledì 5 dicembre 2018

Tirrenoambiente: accuse di peculato e false fatturazioni per gli ex vertici


Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Messina hanno svelato un articolato sistema di fatture false per operazioni inesistenti e un’ipotesi di peculato per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro

Innocenti
Sequestrati beni del valore di oltre 4 milioni di euro nei confronti degli ex vertici della Tirrenoambiente: Giuseppino Innocenti, ex amministratore delegato, rappresentante legale di Edera ambiente, Giuseppe Antonioli, ex amministratore delegato della società e rappresentante legale della Osmon, Francesco Cannone, ex presidente, Rosario Carlo Noto La Diega, membro del cda di Tirrenoambiente, rappresentante legale della Gesenu. 
Il provvedimento nasce da un’ indagine della Procura di Messina e ruota attorno all’emissione e all’uso di fatture per operazioni inesistenti e a ipotesi di peculato.
 L'inchiesta coinvolge altre quattro persone, non colpite da misura di sequestro: Antonio Crisafulli, ex presidente del cda di Tirreno; Pietro Cesaro e Pietro Gelfi, rappresentanti legali di altre due società coinvolte nel giro di fatture false e Silvio Gentile, ex amministratore delegato di Gesenu.
In seguito ad una verifica fiscale operata dalla Guardia di Finanza di Messina nei confronti della partecipata del Comune di Mazzarrà S. Andrea è stato rilevato che, nel periodo dal 2011 al 2013, le casse della società sono state svuotate mediante un complesso sistema di false fatturazioni e che parte del denaro illecitamente fuoriuscito è rientrato nelle tasche degli ex vertici dell’azienda attraverso società in cui gli stessi rivestivano importanti cariche sociali.
Antonioli
Le Fiamme Gialle hanno accertato ipotesi di peculato per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro nei confronti contestate a membri del C.d.A. e rappresentanti legali delle società che hanno emesso le false fatture.
Grazie all’attività di verifica fiscale è stato riscontrato che la Tirrenoambiente ha fatto ricorso, sistematicamente, all’affidamento diretto di lavori, servizi e forniture rivolgendosi o ad aziende che facevano parte della componente privata della società o ad imprese comunque compiacenti che hanno provveduto ad emettere fatture per operazioni inesistenti per oltre 3 milioni di euro. Tra le operazioni falsamente documentate sono stati rilevati servizi di supervisione e di controllo della gestione o attività di consulenza che non sono risultati provati da nessun documento che attesti l’effettuazione dell’incarico, ad esempio: corrispondenza informativa, verbali di sopralluoghi, atti di controllo e verifica, rapporti o relazioni tecniche.
Con riferimento poi, ad alcuni servizi di fornitura della discarica è stato accertato l’affidamento diretto da parte della Tirrenoambiente,  in violazione delle norme sull’evidenza pubblica e con l’applicazione di percentuali di ricarico sulla fornitura di materiali e la prestazione di servizi fuori da ogni logica commerciale. Il sistema sinteticamente descritto ha consentito, da un lato, alla Tirrenoambiente di abbattere i costi di gestione attraverso la contabilizzazione nelle dichiarazioni IVA e, dall’altro, alle società emittenti di accaparrare illecitamente denaro pubblico.

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