Foto tratta da MessinaOra.it |
«In Sicilia non poteva farlo – riporta una nota dell'associazione “I Cittadini” di Villafranca Tirrena, uno dei territori invasi della megainfrastruttura di Terna – perché il pilone 45 risulta sequestrato dalla magistratura; è stato dissequestrato “momentaneamente” per consentire lavori di messa in sicurezza dell’intero versante nord-est del paese di Serro, lavori che dureranno 158 giorni, altro che inaugurazioni!»
Una “bufala” ancora più evidente, prosegue la nota, perché in realtà per completare i lavori di acqua sotto i ponti ne dovrà passare parecchia. Terna ha ottenuto infatti dal Ministero dello Sviluppo Economico, lo scorso 16 febbraio, una proroga di due anni.
«Di questo i giornalisti non parlano, per non disturbare i grandi potentati economici, così come non parlano dei processi a carico di Terna e dell’elettrodotto che, probabilmente, renderanno vana la sceneggiata di ieri» sottolinea il movimento di opposizione.
Il riferimento è al provvedimento di sequestro del pilone 45, al quale seguirà un procedimento penale per reati legati alla sua realizzazione, in zona altamente franosa.
«È facile che dal processo venga fuori l’eliminazione del pilone.» l'ipotesi ventilata.
In precedenza era stato sequestrato e poi dissequestrato un altro dei sostegni che “bucano” il paesaggio delle colline peloritane. Il numero 40, per la cui realizzazione Terna e i funzionari della soprintendenza di Messina sono sotto processo a Messina per violazione di norme paesaggistiche. Reati che, in caso di condanna, prevedono la riduzione in pristino, cioè il traliccio 40 dovrà essere eliminato.
In più ci sono due ricorsi, presentati dall’Associazione Mediterranea per la natura, pendenti davanti al Tar del Lazio, che potrebbero addirittura annullare l’autorizzazione dell’elettrodotto.
È inoltre pendente davanti al Consiglio di Stato l’appello proposto da 101 cittadini di Serro, frazione del comune messinese di Villafranca Tirrena dove sorge proprio il sostegno 40, contro la stessa autorizzazione.
«I casi del Dolo-Camin e dell’Udine-Redipuglia – ricordano “I Cittadini” – dimostrano che la magistratura ha annullato l’autorizzazione dopo la realizzazione dell’opera decretando l’eliminazione degli elettrodotti.
Nel 2015 sono stati presentati altri circostanziati esposti, per i quali si attende la fine delle indagini.»
Fortemente critica l'associazione anche sul grande risalto mediatico dato ai “presunti” risparmi di 600 milioni sulla bolletta energetica.
Per l'associazione «l’energia del Sorgente Rizziconi non è in grado di andare verso Palermo né verso il centro della Sicilia, servirà solo per Messina. Analoga sorte in senso inverso per l’energia prodotta in Sicilia dalle fonti rinnovabili, che non sono in grado oggi di raggiungere il Sorgente-Rizziconi. L’unica delle numerose centrali che verrà staccata sarà quella di San Filippo del Mela, già ridimensionata dall’Autorizzazione Integrata Ambientale del 2009. Pertanto il costo medio dell’energia isolana non cambierà molto. Proprio per rimediare a tutto questo Terna ha inserito nel Piano di Sviluppo 2013 la duplicazione del tratto siciliano del Sorgente Rizziconi e il collegamento con Assoro, nel centro della Sicilia. Ma il Piano 2013 è ancora privo della VAS.»
«Perché sono stati collegati alla rete gli impianti eolici della Sicilia, visto che sono utilizzabili solo in parte e ricevono l’indennizzo quando vengono staccati da Terna? Dove prende i soldi Terna per fare queste opere sbagliate e distribuire utili ai propri azionisti?» gli interrogativi sollevati.
Delusioni, infine, per la presenza di Renato Accorinti, sindaco di Messina, noto per le sue posizioni “No Ponte”, alla cerimonia di inaugurazione nonostante negli anni abbia partecipato alle manifestazioni a Serro contro l’elettrodotto, «ci dispiace – conclude la nota – che anche lui si sia iscritto al partito degli applaudenti del nulla che distruggono l’unica cosa seria che possediamo: il nostro territorio!»
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