Secondo il primo WAS Annual Report, il
rapporto sulla gestione dei rifiuti preparato dalla società di
ricerche e di consulenza strategica ambientale Althesys, la capacità
di abbancamento delle discariche nazionali potrebbe esaurirsi nel
giro dei prossimi due anni, soprattutto in quelle regioni – come
la Sicilia – che le utilizzano come riferimento principale del
proprio sistema di gestione.
Nell’Isola infatti ci sono ben
tredici siti (dieci pubblici e tre privati) che si spartiscono
qualcosa come 2,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (dati Ispra
2013), pari al 93% dei rifiuti prodotti (in Italia la media è del
37%).
Dei tre impianti privati siciliani, due
– la discarica di Valanghe d’Inverno della Oikos, a Motta
Sant'Anastasia in provincia di Catania e la discarica di contrada
Zuppà della Tirrenoambiente Mazzarà Sant’Andrea, in provincia di
Messina, sono in fase di chiusura dopo il provvedimento del diniego
del rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale dello scorso
luglio (per la Oikos) e dello scorso ottobre (per la
Tirrenoambiente). La discarica di Mazzarrà è stata anche
sequestrata all’inizio di questo mese su provvedimento del
Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto che ha avviato l'ennesima
indagine sulla gestione del sito da parte di Tirrenoambiente, in
virtù delle risultanze della relazione ispettiva della commissione
voluta dall'ex assessore regionale Marino.
Mentre nel resto dell'Europa diversi
Paesi hanno abolito del tutto, o quasi, le discariche, come la
Svizzera, in Sicilia, invece, con la scusa dell'emergenza continua si
continua a tollerarne la presenza o addirittura si avanza la
richiesta di realizzarne di nuove. L'intero sistema, quindi, è
sbilanciato a causa di quel 93% di rifiuti che continua ad andare in
discarica.
La Regione ha avviato dei bandi di gara
europei da 70 milioni di euro per tre nuove piattaforme integrate di
smaltimento di rifiuti, ma non ha ancora previsto una strategia
complessiva per venire fuori dalla crisi proprio per il ritardo
nell'aggiornamento del Piano Rifiuti.
Quello su cui si dovrebbe puntare
sarebbe in primis la raccolta differenziata, le direttive europee in
materia di rifiuti fissano anche precisi obiettivi da raggiungere
della quota di riciclo: il 50% nel 2020 e il 70% nel 2030. Poi, la
prevenzione con l'introduzione di un obiettivo di riduzione dei
rifiuti alimentari del 30% entro il 2025.
Mentre incalza la nuova direttiva Ue
con la quale tutti i Paesi europei si preparano ad abbattere le
quantità di rifiuti in discarica, l'Italia, con la raccolta
differenziata attestata sui 12,5 milioni di tonnellate con una
crescita, di poco inferiore, tra il 2012 e il 2013, a 530 mila
tonnellate (+4,4%), rimane al palo mentre potrebbe avere potenziali
benefici economici e sociali fino a ben 15 miliardi tramite il
raggiungimento degli obiettivi Ue sui rifiuti al 2030, e in
particolare con il target del 70% di riciclo.
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