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sabato 2 agosto 2014

Biomasse, si spaccano i Verdi

Esplode il boom degli impianti a biomasse in provincia di Messina. Dopo Furnari, Novara, Fondachelli Fantina è giunto il turno di Milazzo. Cambiano gli attori ma non le finalità, lucrare sugli incentivi garantiti dai certificati verdi.
Giuseppe Marano Portavoce Federazione dei Verdi Milazzo dopo avere appreso dalla stampa della volontà di una azienda di volere realizzare una centrale elettrica alimentata a biomasse nella Piana di Milazzo, in contrada Pezza del Pioppo ribadisce “un secco no” a tale proposta.
«Siamo convinti – dichiara Marano – che dietro quest’operazione si stia cercando di intercettare finanziamenti pubblici provenienti dal rilascio di certificati verdi conseguenti alla realizzazione di questa centrale».
«Una centrale a biomasse è un inceneritore camuffato – prosegue l’esponente ambientalista – che brucia la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall’agricoltura e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonchè la parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani. Il decreto legislativo 387/2003 consente di trasformare anche le centrali a biomassa in possibili inceneritori perché accomuna la biomassa al Cdr (Combustibile derivato da rifiuti). Come dire che bruciare un tronco d’albero è come bruciare ecoballe o altri combustibili derivati da cicli di produzione del petrolio come il Pet Coke».
Per i Verdi di Milazzo la costruzione di un impianto di questa portata «porterà più inquinamento nelle nostre aree» e pur bruciando materiale per definizione “biodegradabile”, «le emissioni di polveri fini ed ultrafini, metalli pesanti, diossine fino a un raggio di circa 20 km, saranno sempre presenti, con grave danno per la nostra salute». Fondamentale sarebbe, inoltre, la questione degli approvvigionamenti – come già evidenziato dai contestatori del progetto di contrada Maraffino di Furnari presentato dalla Comet Bio di Messina tramite Pas, poi ritirata in attesa di ripresentarla in “un contesto diverso” –.
«Il nostro territorio – continua Marano – non è in grado di fornire le ingenti quantità di colture necessarie per il funzionamento della stessa per cui si renderà necessaria l’importazione di oli provenienti da altri paesi». Secondo quanto emergerebbe dalla richiesta presentata a Milazzo, il comune di Montalbano Elicona e l'azienda di un deputato regionale avevano garantito all'azienda, tramite un protocollo d'intesa, un approvvigioname nto annuo di 15.000 tonn di cippato. Tuttavia dagli studi dell'ENEA per la provincia ne risultano 55.000, perciò, secondo quanto asserito dalla ditta proponente, quasi il 20% verrebbe prodotto dal comune montano e dall'azienda del deputato.
«Considerato che il nostro territorio, Milazzo e la Valle del Mela, - conclude il portavoce dei Verdi - è un territorio dichiarato ad Alto rischio di crisi ambientale dal 2002, ritenuto che da quando è avvenuta tale dichiarazione con Decreto Regionale il comprensorio non è monitorato come previsto dai dettami Europei e se tale siffatto progetto dovesse continuare, come Federazione ci vedremo costretti a presentare regolare denuncia in procura al fine di individuare eventuali responsabilità su chi dovesse rilasciare tale autorizzazione».
Di opinione completamente diversa i Verdi di Messina che, intervenendo nella vicenda Comet Bio-Furnari, avevano attaccato le altre associazioni ambientaliste contrarie alla realizzazione.
«Abbiamo avuto modo di visionare il progetto della CometBio – dichiarava la portavoce provinciale dei Verdi, Raffaella Spadaro – non ci risultano in atto per le modalità con cui è' stato pensato e progettato possibili danni per l'ambiente».

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