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sabato 14 giugno 2014

Report: Com'è andata a finire. Biomasse e disboscamenti

Secondo la Comet "il fabbisogno comunque contenuto di materia prima, rende possibile il principio dell’approvvigionamento da filiera corta (entro i 70 Km)". L'approvvigionamento della materia prima (17.500 tonnellate annue, pari al 100% del fabbisogno, secondo i dati della Comet) sarebbe "più che garantito da parte di proprietari di boschi e imprenditori agricoli, presenti nella compagine sociale, per circa 15.000 tonnellate annue e da altri proprietari di boschi e imprenditori agricoli locali disponibili, ad oggi, per circa 5.000 tonnellate annue".
I dati sciorinati dalla Comet però sollevano molti dubbi. Per produrre 6720 Mw saranno necessarie, secondo quanto illustrato nella sua relazione dal prof. Ginatempo, 15.600 tonnellate  all’anno, se l'umidità fosse del 50%, e potrebbero scendere a 14.000, ovvero da 42 a 47 ton/giorno che, nel raggio di 30-40 km (area tra i torrenti Mazzarà e Patrì e bosco di Malabotta, all’interno dei territori comunali di Furnari, Tripi, Fondachelli Fantina, Montalbano Elicona, Novara di Sicilia, Francavilla di Sicilia, Antillo, Rodì Milici), sembra molto improbabile ci siano. Andrebbe aggiunto che se gli scarti agroforestali da filiera corta non fossero sufficienti si potrebbero tagliare alberi e questo sarebbe un crimine ambientale. Potrebbero importare legname ad esempio dal Brasile, ma ciò sarebbe in palese contraddizione con il principio della "filiera corta".
Nella puntata dell'8 maggio 2011, della quale segue la trascrizione, la trasmissione Report di Milena Gabanelli ha svelato l'imbroglio dietro alle biomasse.

“COM’È ANDATA A FINIRE: BIOMASSE E DISBOSCAMENTI”
di Emilio Casalini
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Avevamo capito che le centrali che bruciano legno sono ottime se sono piccole e servono a rendere autosufficienti delle piccole realtà locali. Più diventano grandi e potenti invece più aumenta un problema di inquinamento, con camion che vanno su e giù e un problema di approvvigionamento del legno.
Emilio Casalini è tornato in Calabria, dove ci sono i parchi naturali più grandi d’Italia e ben 612mila ettari di superficie forestale.
DA “BIOMASSE DI MASSA” DEL 31/1 0/2010
GIANNI TAMINO
Sono già centinaia le proposte di centrali che vanno dalla Sicilia al Piemonte, a tutte le regioni d’Italia. Se venissero realizzate anche solo la metà, non c’è nessuna possibilità di fornire la biomassa necessaria per queste centrali.
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
Una di queste grandi centrali si trova nel parco naturale più grande d’Italia, quello del Pollino. Ferma da una decina d’anni è di proprietà dell’Enel, che ora la vuole riconvertire. Per produrre 35 MW avrebbe bisogno di 350 mila tonnellate di legname all’anno, che qui non ci sono.
ENZO BONAFINE ­ COMITATO SALUTE E AMBIENTE POLLINO
Su queste strade dovrebbero circolare 112 tir tutti i giorni. E basta guardare le strade per rendersi conto se questa rete viaria possa sopportare un carico del genere. E non c’è indotto, visto che le biomasse verranno da fuori.
ANTONIO BRUNORI – PEFC ITALIA
È la svizzera dell’Italia, dal punto di vista forestale.
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
Qui ci sono anche le più grandi centrali a biomasse del Bel Paese.
Come quella di Strongoli. La più grande centrale a biomasse d’Europa. Quaranta megawatt
elettrici. Cinquecento mila tonnellate di biomassa all’anno.
GU I DO CASTELLUCCI O – DI R . GEN. BIOMASSE ITALIA
Noi compriamo sostanzialmente due tipi di biomassa, uno è il legno e l’altra sono i gusci di noccioline. Il legno è 100% dal mercato della Calabria.
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
Ma quanta legna possono offrire i boschi della Calabria? Uno studio dell’ENEA e dell’università della Tuscia, disponibile online, valuta in 150mila tonnellate quella disponibile per fini energetici. Ma in questa regione, dove sono operative 3 grandi centrali, se ne prelevano già un milione.
GUIDO CASTELLUCCI O – DI R . GEN. BIOMASSE ITALIA
Questi numeri avevamo già commentato con loro che sono eccessivamente ridotti rispetto a quello è il consumo che attualmente abbiamo e nel rispetto della manutenzione boschiva. Quindi non tagli di disboscamento ma dei piani di taglio autorizzati dalla regione.
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
Per l’amministratore di Biomasse Italia sulle montagne della Calabria va tutto bene.
EMILIO CASALINI
Novembre 2008 qualcuno spara sulla piccola caserma della forestale di San Donato di Ninea
FAUSTINO MOLITERNO ­ CORPO FORESTALE DELLO STATO ­ S. DONATO DI NINEA 
Sicuramente era qualcuno che ci voleva soltanto intimidire. E un po’ ha fatto del male. Anche perché io, successivamente, dopo una decina di giorni ho avuto una minaccia diretta e mi è stata data la protezione estesa anche alla famiglia.
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
I motivi sono ancora da accertare, ma pochi giorni prima dell’attentato nel Parco del Pollino, una zona superptotetta, era stato sequestrato un bosco, dato in gestione dal comune per 10 euro ad ettaro, ad una società privata, la Bioforenergy srl.
FAUSTINO MOLITERNO ­ CORPO FORESTALE DELLO STATO ­ S. DONATO DI NINEA
Questa società una volta che ha avuto in concessione l’affidamento di questi boschi, ha mandato dei tecnici e hanno iniziato con una vera e propria martellata. Quando una pianta è martellata vuol dire che è già stata prescelta e designata al taglio.
GIUSEPPE NICOLETTI – AMMINISTRATORE BIOFORENERGY REGIONALI
La martellata di per sé non può essere considerata illecito perché la martellata è un atto necessario e preliminare al progetto di taglio.
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
Preliminare? Quindi prima si segnano le piante pronte al taglio e poi si fa il progetto?
ANTONIO BRUNORI – PEFC ITALIA
No no. Questo è illogico. Uno prima fa il progetto. L’eventuale martellata viene dopo che uno ha avuto il permesso di farlo.
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
Prima che le denunce della associazioni e l’intervento della forestale bloccassero tutto, centinaia di
piante superprotette erano pronte ad essere abbattute, chissà perchè?
GIUSEPPE NICOLETTI – AMMINISTRATORE BIOFORENERGY REGIONALI
Perché era stato scelto un tecnico di poca competenza.
EMILIO CASALINI
Ma il tecnico lo avete scelto voi?
GIUSEPPE NICOLETTI – AMMINISTRATORE BIOFORENERGY REGIONALI
Assolutamente si, ma nell’illecito ambientale non è considerata la “culpa in eligendo”
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
Tutta colpa del tecnico quindi. Sul sito della società si legge che hanno altre foreste in gestione, alcune addirittura provviste di certificazione internazionale che garantisce la bontà del lavoro effettuato su quella foresta.
GIUSEPPE NICOLETTI – AMMINISTRATORE BIOFORENERGY REGIONALI
PEFC, sì. Attualmente abbiamo certificati alcuni boschi in Calabria e uno in Campania.
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
Però sul sito dell’agenzia che rilascia queste certificazioni non c’è traccia
ANTONIO BRUNORI – PEFC ITALIA
Sono state ritirate tutte le certificazioni della BioforEnergy
EMILIO CASALINI 
Quindi la Bioforenergy attualmente non ha nessuna certificazione aperta con voi?
ANTONIO BRUNORI – PEFC ITALIA
Assolutamente no, è chiusa.
FAUSTINO MOLITERNO ­ CORPO FORESTALE DELLO STATO ­ S. DONATO DI NINEA
Ecco qua, siamo fortunati a vedere il numerino. In questo caso potevano martellare questa, che è una pianta ruggiata, contorta, senza avvenire. Questi sono gli interventi che si possono fare al bosco, no che mi vai ad eliminare una pianta portaseme. Questa era una pianta che doveva andare via, una pianta martellata. Un peccato mortale toglierla… un albero così fra 200 anni si potrà vedere.
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
Questi alberi si sono salvati, ma non si tratterebbe di un caso isolato, come ci era stato detto.
F RANCESCO CURCIO – COMANDANTE PROV. COSENZA CFS
Stiamo registrando un andamento non corretto delle utilizzazioni. Ci sono delle ditte boschive, prive di scrupoli, che pur di guadagnare di più, pur di mantenere probabilmente fede a contratti stipulati con chi poi riceve questo materiale, ad esagerare nelle utilizzazioni.
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
E questo è il risultato dei contratti da rispettare.
FRANCESCO CURCIO – COMANDANTE PROV. COSENZA CFS
Non è possibile che un’autorizzazione rilasciata per 296 piante possa poi far registrare, a seguito di un controllo, il taglio di 1900.
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
Sono loro, le guardie forestali, a fare la guardia ai boschi: 550 uomini in un centinaio di stazioni per un controllo capillare del territorio. Erano loro, ad autorizzare i tagli, prima che tutta la procedura passasse, come nel resto d’Italia, nelle mani degli uffici regionali.
FRANCESCO CURCIO – COMANDANTE PROV. COSENZA CFS
Adesso la situazione si è modificata, nel senso che l’ufficio regionale che riceva l’istanza di taglio, non ha personale sul territorio, o quantomeno, non ne ha in numero tale, in numero sufficiente per poter fare delle istruttorie complete ed istruttorie esaustive. Per cui, evidentemente, spesso, sono costretti a rilasciare l’autorizzazione, mi viene da dire, a tavolino.
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
A loro è rimasto, quindi il solo controllo finale. Operazione semplice in Lombardia, ad esempio, dove tutta la procedura per le autorizzazioni è informatizzata da 5 anni, i dati sono online in tempo reale e la forestale sa tutto. In Calabria, invece, lo ritengono superfluo.
MICHELE TREMATERRA – ASSESSORE AGRICOLTURA REGIONE CALABRIA
Ma non mi sembra che questo sia dovuto. Insomma. Se questa funzione è stata delegata alle regioni non vedo la necessità perché il dipartimento dovrebbe fare presente al corpo forestale dello stato quello che stiamo facendo.
EMILIO CASALINI
Forse perchè se non hanno informazioni precise si devono arrangiare come possono.
UOMO FORESTALE
O ci mettiamo su un punto panoramico o raggiungendo dei punti nascosti che si prestano a tali reati. Dobbiamo cercarli, dobbiamo andare anche ad orecchio… sentire se ci sono motoseghe.
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
Nell’era dell’informatica e dei gps, salgono sul monte, spengono la jeep e tendono l’orecchio per sentire il rumore di una motosega.
EMILIO CASALINI
Potete intervenire solo post.
FRANCESCO CURCIO – COMANDANTE PROV. COSENZA CFS
Esatto. Quando il danno si è già bello che verificato. Nel comune di Longobucco ad esempio abbiamo avuto dei seri problemi di dissesto idrogeologico a seguito del denudamento di superfici ampie.
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
Perché quando l’acqua non è più trattenuta dagli alberi scorre impetuosa verso valle come un torrente in piena e capita il disastro.
LUIGI STASI – SINDACO LONGOBUCCO
Ci si sente incazzati e scoraggiati. Incazzati certamente perché si capiva in quei momenti il perché
dei danni che si verificavano. E che è naturalmente è la natura ma è anche naturalmente la mano dell’uomo che aveva causato questo. Per risanare complessivamente il danno prodotto il 2009 a settembre, secondo me, non bastano 15 – 20 milioni di euro.
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
E dopo aver speso milioni di euro ringraziando chi ha tagliato abusivamente, a Longobucco si
farebbe legna anche con gli incendi.
LUIGI STASI – SINDACO LONGOBUCCO
Per me si incendia perché poi è più facile andare a tagliare, andare a disboscare e quindi andare a prelevare il materiale legnoso.
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
Ma l’incendio non brucia il bosco?
LUIGI STASI – SINDACO LONGOBUCCO
L’incendio brucia solo una parte, una percentuale del bosco che si attesta intorno al 30%. Resta
un 70% di bosco naturalmente integro.
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
Tutto in nome di una fame di legname che non accenna ad esaurirsi
LUIGI STASI – SINDACO LONGOBUCCO
Io penso per quello che è il prodotto che si va a tagliare che è il pino che possa servire per le biomasse soprattutto.
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
Ma le centrali presenti, che già prendono dal territorio un milione di tonnellate, non bastano. Se ne vogliono aprire altre, come quella da 35 MW che si vuole costruire a Panettieri, in provincia di Cosenza.
GIOVANNI BONACCI ­ SINDACO PANETTIERI 
C’è stata proposta questa iniziativa delle centrali a biomassa.
EMILIO CASALINI
Teleriscaldamento ed energia elettrica?
GIOVANNI BONACCI ­ SINDACO PANETTIERI 
Energia elettrica e teleriscaldamento.
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
Giusto. Peccato che con una centrale da 13 MW ci riscaldino le case di 60mila persone, mentre a Panettieri di abitanti ce ne sono 340. Il comune contiguo, Carlopoli ne ha 1800, ma sono totalmente contrari. Per fare le cose per bene tutti i comuni sarebbero obbligati, per legge, a dotarsi di un piano di tagli e così gestire bene il bosco. E sarebbe importante sapere quanti l’hanno fatto.
MICHELE TREMATERRA – ASSESSORE AGRICOLTURA REGIONE CALABRIA
Se lei mi fa dire un numero non glielo so dire. Posso dirle che sono pochi.
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
Sono 70 in tutta la regione. Ma preservare la risorsa legno non significa che non si può tagliare ma che lo si deve fare in modo controllato, e il sistema delle certificazioni che abbiamo visto garantisce proprio questo. Con un vantaggio concreto. Facciamo un esempio pratico e andiamo in Toscana dove un’azienda forestale si è recentemente dotata di una certificazione internazionale.
DANIELE SETTESOLD I – AZIENDA FORESTALE FRESCOBALDI
Un nostro cliente ci ha richiesto la certificazione in quanto anche lui aveva bisogno di materiale certificato per la sua produzione. Stanno facendo un progetto nuovo per costruire delle case antisismiche in legno di cui noi dovremmo diventare i fornitori principali se non ovviamente gli unici perché abbiamo legno in zona, vicino e certificato.
EMILIO CASALINI – FUORI CAMPO
L’esperimento che fanno qui si chiama “Foresta modello” e collega tutti gli operatori del settore. Il legame certificato serve per costruire case con soldi pubblici. Un ricco mercato che fino a ieri avevamo lasciato in mano agli stranieri.
MARIO MORANDINI – T ITOLARE SEGHERIA
Hanno il monopolio austriaci e tedeschi su questo tipo di prodotto. A breve riusciremo a produrre questi pannelli a strati incrociati in toscana.
ANTONIO VENTRE – RESP. AREA GESTIONE DIFESA E USO DEL TERRITORIO REGIONE TOSCANA
In questo momento di scarse risorse finanziarie e scarse risorse economiche, cercare di far agire tutti insieme per un obiettivo comune di gestione della foresta diventa assolutamente fondamentale.
SETTESOLD I – AZIENDA FORESTALE FRESCOBALDI
Il passaggio tra il non avere una certificazione e averla è un passaggio che va verso il futuro.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Non è che in Calabria sia tutto un disastro, ma è un fatto che non esista una sola azienda certificata presso uno dei due organismi internazionali che garantiscono che quel legno è frutto di una filiera. Le Nazioni Unite hanno dedicato il 2011 proprio alla tutela delle foreste, perché rappresentano l’eredità, anche economica e di sviluppo. Bastano pochi giorni a farle sparire ci vogliono anni, a volte secoli per farle crescere.

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