115,58 euro/MW. Questa è la cifra reale da considerare
nel caso di una valutazione economica della resa di un impianto di
combustione con una taglia superiore al MW (per gli impianti più
piccoli è prevista una tariffa omnicomprensiva).
In realtà la pur cospicua resa dei certificati verdi, da sola, non
è sempre sufficiente a garantire la tenuta economica di investimenti
finalizzati alla realizzazione di impianti di grande taglia per la
combustione delle biomasse.
Infatti un investimento del genere, se
punta alla sola combustione di biomasse così come definite dal DM
24/10/ 2005 (esclusivamente di origine agro forestale), deve fare i
conti con diverse variabili.
La prima riguarda la estrema incertezza
del mercato dei certificati verdi, che pone le "banche finanziatrici" in
situazioni di "estremo sospetto" nei confronti dei gruppi
industriali richiedenti il finanziamento (in media nell'ordine di
alcune decine di milioni).
La seconda riguarda i costi di approvvigionamento del combustibile. Infatti occorre tener presente
che il "legno cippato" o gli "olii vegetali" devono essere acquistati a prezzi stabiliti dai rispettivi mercati,
che per esempio nel primo caso si aggirano a circa 60 euro/tonnellata
(inclusivo di trasporto). A questo punto divengono importanti altre
variabili: il potere calorifico del combustibile e la resa energetica
dell'impianto termoelettrico, che nel caso di mancato recupero di
calore ( quasi sempre assente negli impianti di grande taglia) arriva
a superare di ben poco il 20%.
Per fare un esempio, se un impianto
tratta legno in chips con un tenore di umidità del 50% (legno non
essiccato) e con un conseguente potere calorifico di circa 2000 Kcal,
si può stimare che per produrre un chilowattora di energia elettrica
( 1Kwh= 860 kcal) occorrono poco meno di due chili di legna. Continuando
nell'esempio occorrono allora circa 115 euro per produrre un Mwh, a
fronte di 115,58 dagli incentivi. È vero che
l'impianto può contare ancora sulla vendita diretta dell'energia
messa in rete (al netto degli autoconsumi più o meno pari a circa il
12% dell'energia prodotta), ma nello stesso tempo occorre considerare gli elevati costi di gestione costituiti dal personale, dalle manutenzioni, dallo
smaltimento delle ceneri ecc, nonché i costi di ammortamento degli
investimenti pari a circa il 10% annuo. Anche se consideriamo altre
tipologie di combustibili quali gli olii vegetali (olio di palma,
olio di girasole o di soia), dobbiamo considerare costi paragonabili
a quelli sopra stimati.
Per esempio, consideriamo ora la
combustione dell'olio di palma (prodotto ad es. dalla Osmon Africa, società legata alla Tirrenoambiente):
Costo olio di palma 530 euro/tonnellata
260 grammi per produrre 1 KWe
4 Kwe da 1 Kg di olio
Ricavo (con CVx K di 1,3) = 0,46 euro
Kg
Spese 0,53 euro Kg = - 0,07 euro K.
Un impianto di grossa taglia, pur
potendo contare sui generosi incentivi garantiti attraverso i CV, non
è destinato a "sorreggersi" sul mercato nemmeno per i 15
anni durante i quali può incamerare le incentivazioni (e in ogni
caso questi sono impianti a termine!) se tratta esclusivamente
combustibili da acquistare.
Esso diviene fonte di profitti certi
solo se riesce a trattare "combustibile" per il quale è
chi conferisce all'impianto a dover pagare, e questa condizione si
avvera solo se l'impianto può bruciare rifiuti..
Ecco perché gli impianti di combustione
delle biomasse vengono sempre proposti come "centrali a legna"
o "centrali ad olii combustibili" ma in seguito diventano
inceneritori di rifiuti o industriali o da rsu.
Anche sulla base di ciò si fonda "l'imbroglio della combustione delle biomasse".
Per il sindaco di Furnari «La Comet
nel presentare l’istanza ha assicurato che ci saranno ricadute
positive sia per l’occupazione che per il territorio, dal momento
che l’energia sarà prodotta dopo aver bruciato il legno».
Ha quindi convocato un consiglio comunale aperto pe il 30 maggio perché - ha detto - «voglio che siano gli abitanti di Furnari a dire se possiamo o meno dare l’autorizzazione».
Alla luce di quanto sopra possiamo fidarci delle "assicurazioni" della Comet?
Secondo me no, l'obiettivo della cittadinanza è semplice,
dire no alla costruzione di questo impianto perché mette a rischio la
salute della popolazione.
No alle false promesse di sbocchi
occupazionali, non vogliamo una nuova Ilva o una nuova Priolo.
No a qualsiasi promessa di
ecoindennizzo per il Comune, la salute non si baratta per quattro
soldi.
ripreso
RispondiEliminahttp://sgonfiailbiogas.blogspot.it/2014/05/furnari-messina-perche-no-alla-biomasse.html