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sabato 24 maggio 2014

L'imbroglio della combustione delle biomasse

115,58 euro/MW. Questa è la cifra reale da considerare nel caso di una valutazione economica della resa di un impianto di combustione con una taglia superiore al MW (per gli impianti più piccoli è prevista una tariffa omnicomprensiva).

In realtà la pur cospicua resa dei certificati verdi, da sola, non è sempre sufficiente a garantire la tenuta economica di investimenti finalizzati alla realizzazione di impianti di grande taglia per la combustione delle biomasse.

Infatti un investimento del genere, se punta alla sola combustione di biomasse così come definite dal DM 24/10/ 2005 (esclusivamente di origine agro forestale), deve fare i conti con diverse variabili.

La prima riguarda la estrema incertezza del mercato dei certificati verdi, che pone le "banche finanziatrici" in situazioni di "estremo sospetto" nei confronti dei gruppi industriali richiedenti il finanziamento (in media nell'ordine di alcune decine di milioni).

La seconda riguarda i costi di approvvigionamento del combustibile. Infatti occorre tener presente che il "legno cippato" o gli "olii vegetali" devono essere acquistati a prezzi stabiliti dai rispettivi mercati, che per esempio nel primo caso si aggirano a circa 60 euro/tonnellata (inclusivo di trasporto). A questo punto divengono importanti altre variabili: il potere calorifico del combustibile e la resa energetica dell'impianto termoelettrico, che nel caso di mancato recupero di calore ( quasi sempre assente negli impianti di grande taglia) arriva a superare di ben poco il 20%.

Per fare un esempio, se un impianto tratta legno in chips con un tenore di umidità del 50% (legno non essiccato) e con un conseguente potere calorifico di circa 2000 Kcal, si può stimare che per produrre un chilowattora di energia elettrica ( 1Kwh= 860 kcal) occorrono poco meno di due chili di legna. Continuando nell'esempio occorrono allora circa 115 euro per produrre un Mwh, a fronte di 115,58 dagli incentivi. È vero che l'impianto può contare ancora sulla vendita diretta dell'energia messa in rete (al netto degli autoconsumi più o meno pari a circa il 12% dell'energia prodotta), ma nello stesso tempo occorre considerare gli elevati costi di gestione costituiti dal personale, dalle manutenzioni, dallo smaltimento delle ceneri ecc, nonché i costi di ammortamento degli investimenti pari a circa il 10% annuo. Anche se consideriamo altre tipologie di combustibili quali gli olii vegetali (olio di palma, olio di girasole o di soia), dobbiamo considerare costi paragonabili a quelli sopra stimati.

Per esempio, consideriamo ora la combustione dell'olio di palma (prodotto ad es. dalla Osmon Africa, società legata alla Tirrenoambiente):

Costo olio di palma 530 euro/tonnellata

260 grammi per produrre 1 KWe

4 Kwe da 1 Kg di olio

Ricavo (con CVx K di 1,3) = 0,46 euro Kg

Spese 0,53 euro Kg = - 0,07 euro K.

Un impianto di grossa taglia, pur potendo contare sui generosi incentivi garantiti attraverso i CV, non è destinato a "sorreggersi" sul mercato nemmeno per i 15 anni durante i quali può incamerare le incentivazioni (e in ogni caso questi sono impianti a termine!) se tratta esclusivamente combustibili da acquistare.

Esso diviene fonte di profitti certi solo se riesce a trattare "combustibile" per il quale è chi conferisce all'impianto a dover pagare, e questa condizione si avvera solo se l'impianto può bruciare rifiuti..

Ecco perché gli impianti di combustione delle biomasse vengono sempre proposti come "centrali a legna" o "centrali ad olii combustibili" ma in seguito diventano inceneritori di rifiuti o industriali o da rsu.

Anche sulla base di ciò si fonda "l'imbroglio della combustione delle biomasse".
Per il sindaco di Furnari «La Comet nel presentare l’istanza ha assicurato che ci saranno ricadute positive sia per l’occupazione che per il territorio, dal momento che l’energia sarà prodotta dopo aver bruciato il legno».
Ha quindi convocato un consiglio comunale aperto pe il 30 maggio perché - ha detto - «voglio che siano gli abitanti di Furnari a dire se possiamo o meno dare l’autorizzazione».
Alla luce di quanto sopra possiamo fidarci delle "assicurazioni" della Comet? 
Secondo me no, l'obiettivo della cittadinanza è semplice, dire no alla costruzione di questo impianto perché mette a rischio la salute della popolazione.
No alle false promesse di sbocchi occupazionali, non vogliamo una nuova Ilva o una nuova Priolo.
No a qualsiasi promessa di ecoindennizzo per il Comune, la salute non si baratta per quattro soldi.

1 commento:

  1. ripreso
    http://sgonfiailbiogas.blogspot.it/2014/05/furnari-messina-perche-no-alla-biomasse.html

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