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domenica 25 maggio 2014

Fermiamo la speculazione della centrale a biomasse!


Negli ultimi anni in Italia queste centrali a biomasse centrali sono cresciute come i funghi perché crea business, ma non alla comunità, bensì alla proprietà, grazie agli incentivi e a un uso speculativo del prodotto che le alimenta.
Per il sindaco di Furnari «La Comet nel presentare l’istanza ha assicurato che ci saranno ricadute positive sia per l’occupazione che per il territorio, dal momento che l’energia sarà prodotta dopo aver bruciato il legno».
Siamo sicuri che bruceranno solo legno?
E quanto ce ne vuole per alimentare la centrale?
E da dove verrà?
E quale sarà l’impatto ambientale derivante dal trasporto di questo legname?
Sono queste alcune delle domande che andrebbero poste alla ditta proponente.
I dubbi che ruotano attorno a questo business (perché di business si tratta) sono molti.
Proviamo a fornire più informazioni alla popolazione.
Una puntata di Report di qualche tempo fa poneva attenzione proprio su alcuni interrogativi inerenti l’effettivo bisogno, in Italia, di costruire centrali a biomasse.
Il servizio, ripreso anche da un articolo de Il Fatto Quotidiano, evidenziava come, con il trascorrere del tempo, il costo dell’energia prodotta dall’utilizzo di questi impianti aumenti, a causa del reperimento del legno per alimentare le centrali. Negli ultimi anni, si legge nell’articolo, le centrali sono sorte come funghi perché, oltre a produrre energia alternativa, esiste tutto un business alimentato in parte dagli incentivi e in parte da un uso speculativo del prodotto che alimenta gli impianti.
Un sistema che danneggerebbe le tasche ma anche la salute di chi vive nei territori interessati, visto che il dilagare di impianti a biomassa avrebbe ripercussioni sull’ambiente e sulle produzioni agricole.
Si legge su Il Fatto: «È stato stimato che per ogni centrale occorrono 5000 viaggi di camion all’anno, concentrati nel periodo estivo, per trasportare il materiale che serve ad alimentarle. Solo nella provincia di Bologna ne sono state costruite 37. La maggior parte dei proprietari sono grandi industriali o finanzieri che per ogni kw di elettricità prodotta ricevono un compenso di 0, 28 centesimi, perciò, più il costo di produzione è basso più aumenta il profitto, causando danni anche all’agricoltura perché si sta abbandonando la produzione di grano per il mais da biomasse che è molto più conveniente. L’agricoltura non è più in funzione dell’alimentazione umana ma delle centrali».
Oltre a ciò, le preoccupazioni legate all’eccessivo impiego di centrali a biomasse riguardano anche il rilascio nell’atmosfera di polveri sottili, pericolose per la salute.
Medici, WWF, associazioni ambientaliste da sempre si battono e mettono in guardia sulla pericolosità di queste centrali.
Secondo alcuni studi condotti in campo medico e non solo, i rischi sanitari e ambientali delle attività di queste centrali non consentirebbero di rendere sicuro l’utilizzo degli impianti, soprattutto in merito alle conseguenze stimate sul medio e lungo termine.
Tutto questo a discapito dei cittadini, che respirano le emissioni nella consapevolezza di aver subito un danno anche ingiusto. Danni sia di tipo sanitario che patrimoniale visto che inevitabilmente gli immobili localizzati nei pressi delle nuove centrali subiscono una diminuzione del loro valore e che le produzioni agricole, condotte magari con metodi biologici, possono anche perdere le certificazioni di qualità conquistate con anni di lavoro e impegno.

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