Rifiuti:
mafia, imprenditoria e politica, una triade di relazioni pericolose
che non sembra conoscere confini. Perché il “sistema” del
tavolino a tre gambe che ha fatto sì che nascesse la discarica di
Mazzarrà e l'annesso “crogiuolo di interessi” si è spostato
anche nell'altra grande isola del Mediterraneo e, ancora una volta,
vede coinvolta una società ben nota in quanto azionista di
Tirrenoambiente.
Secondo
le risultanze di un'indagine portata avanti dalla procura di Sassari,
un sistema di controllo degli appalti pubblici ispirato a quello
mafioso stava per diffondersi anche in Sardegna. Giuseppe Calvia,
responsabile della potente Manutencoop di Bologna, rivale storica
del gruppo Romeo nelle grandi gare d'appalto della Consip e dei
lavori ad alto valore aggiunto in tutt'Italia (se n'è occupata anche
la Gabanelli a Report), tra il 2009 e il 2011 prima a Carloforte e
poi nel nord dell’isola, avrebbe pilotato il business dei rifiuti
urbani a favore dell’azienda piemontese San Germano-Derichebourg di
cui è rappresentante in Sardegna. Dopo essersi aggiudicato l’appalto
per la gestione del servizio rifiuti di Carloforte, la San Germano
stava per mettere le mani su Porto Torres e su un consorzio di comuni
formato da Cargeghe, Muros, Tissi e Usini.
Un
business lucroso, non c'è bisogno di ricordarlo, al quale la
magistratura ha messo i bastoni tra le ruote grazie alle
intercettazioni raccolte nell’inchiesta sulla municipalizzata di
Carloforte che hanno permesso di scoprire i rapporti diretti fra la
San Germano e la Tirrenoambiente (il cui ex presidente Sebastiano
Giambò è stato condannato a 14 anni di carcere per concorso esterno
in associazione mafiosa, in un groviglio di inchieste tutte legate
agli appalti per il ritiro dei rifiuti urbani. Secondo quanto
dichiarato dal procuratore distrettuale di Messina, Guido Lo Forte
alla commissione parlamentare antimafia, la famiglia barcellonese
gestiva direttamente la discarica di Mazzarrà attraverso
Tirrenoambiente). Su questo filone parallelo sono in corso indagini
top secret da parte di diverse procure, compresa quella cagliaritana.
Per
l’accusa Calvia e altri “mediatori” sarebbero riusciti a
piazzare illegalmente i servizi della società San Germano srl a
Carloforte e hanno tentato di piazzarla, senza arrivare
all’obbiettivo, negli altri cinque comuni del Nord Sardegna
bruciando le norme che regolano gli appalti pubblici. Le accuse sono
riferite a fatti accertati tra il 2009 e il 2011: in alcune
conversazioni intercettate dalla Procura qualcuno segnalava che le
risorse economiche destinate alla municipalizzata di Carloforte, che
doveva occuparsi anche del ritiro dei rifiuti, si erano
improvvisamente interrotte. La ragione, stando alla ricostruzione dei
fatti, starebbe nella scelta del sindaco Stefanelli di affidare il
servizio alla San Germano, seguendo una procedura che il pm Secci
considera illegale.
Tra
le “carte” dell'inchiesta c’è anche una email che
dimostrerebbe il collegamento tra la San Germano e un assessore
comunale, atraverso la quale la società piemontese avrebbe fornito
attraverso Calvia al comune di Carloforte le «coordinate» del bando
di gara con indicazioni precise su parametri e condizioni. Seguono
altri incontri e comunicazioni in cui l'appalto sarebbe stato
pilotato per consentire alla società piemontese di presentare
l'offerta migliore. E' vero che - come ha spiegato il difensore del
sindaco - il Comune di Carloforte invitò alla gara tredici società.
È vero anche che, fallita nel 2010 la Municipalizzata, c'era urgenza
di affidare il servizio di raccolta rifiuti. Ma è altrettanto vero
che ad aggiudicarselo è stata proprio la San Germano, la società
"promossa" dal mediatore Calvia e i suoi soci, sfruttando –
secondo gli inquirenti - proprio l'urgenza legata al crollo della
municipalizzata.
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