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sabato 9 marzo 2013

Contraddizioni

Operai in sciopero, cancelli sbarrati, strade periodicamente invase dai rifiuti, accuse e rimpalli di responsabilità tra Regione, Ato e comuni. È ormai questo un argomento trito e ritrito.
Quando l l’Europa impone di trattare i rifiuti attraverso un ordine di priorità, ovvero di prevenire la produzione del rifiuto, di preparare il prodotto per il riutilizzo , di investire nel riciclo e nel recupero, evidenzia l’incapacità italiana di adottare una efficiente modalità per lo smaltimento dei rifiuti, sebbene i cittadini contribuiscano, e non poco, a pagare tasse/tariffe per questo servizio, paradosso che rende anomala la situazione italiana in ambito europeo.
A luglio conosceremo l'effettivo peso per le nostre tasche della nuova Tares, ma intanto subiamo gli ultimi colpi di coda di Tarsu e Tia, con un incremento del 2,8% su base nazionale rispetto all'anno passato. Il record a Bari (nel 2012 la Tarsu è aumentata del 30% rispetto al 2011), seguita da Messina (Tarsu: +22%) e Firenze (Tia: + 21%), come risulta dal desolante quadro tracciato dal Dossier rifiuti curato come sempre dall'Osservatorio prezzi & tariffe di Cittadinanzattiva e giunto al sesto anno.
Come sottolineato dall’ultimo rapporto ISPRA, l’aumento della produzione di rifiuti e la discarica come principale opzione di gestione sono due emergenze che l’Italia deve affrontare subito. Peggio di noi solo la Grecia e i paesi dell’ex blocco sovietico. Dati che dovrebbero far riflettere tutti, cittadini e amministratori.
Il ricorso alla discarica, sottolinea la generale scarsa efficacia della raccolta differenziata del nostro Paese rispetto agli altri Stati europei. Continuiamo infatti a sotterrare i cosiddetti rifiuti indifferenziati, verso i quali il nostro Paese nutre tutt’ora una spiccata propensione alla produzione.

Mandare tutto alla discarica è il modo più semplice, comodo, economico ma ambientalmente sbagliato, e purtroppo – come dimostrano le indagini della magistratura – facilmente infiltrabile dalla malavita organizzata.
Persistere nella politica dell’uso delle discariche, tra l’altro, oltre a non far crescere economicamente il paese, continua a produrre tensioni sociali per l’ormai arcinoto principio del “Nimby” (“Non nel mio cortile”), comportando uno spreco di risorse e di energie che il nostro paese non si può permettere.
Non riciclare non comporta soltanto costi ambientali, perdite di competitività e maggiori costi gestionali, ma anche il rischio di multe a carico degli Stati membri dell'Unione europea per mancato adeguamento alla normativa discariche, e l'Italia detiene purtroppo il triste primate nel numero di procedure d'infrazione avviate.
Il comparto del riciclo/recupero dei rifiuti, ed in particolare degli imballaggi, risulta essere quello che investe maggiormente nell’innovazione e nella ricerca di una tecnologia avanzata verso sbocchi non tradizionali ed innovativi, sia per l’impiego di scarti e per la valorizzazione di rifiuti in settori nuovi, sia verso il miglioramento delle performance dei prodotti stessi. Risulta l’industria del riciclo come la prima nella green economy, unico ambito in cui si prevedono tassi di crescita dell’occupazione, dai dati emersi dall’organizzazione Internazionale del Lavoro.
L’ennesimo messaggio, nella speranza che nell'affrontare questi temi avvii un percorso partecipato aperto anche alla società civile.

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