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giovedì 29 marzo 2012

Piazza pulita!

130 anni di carcere e un ergastolo contro la cosca dei mazzaroti. Prima sentenza in Sicilia che certifica l’ingerenza della mafia nell’affare delle discariche. 
L’ergastolo per Aldo Nicola Munafò, 24 anni per Tindaro Calabrese, già al 41 bis; 14 anni per Agostino Campisi, Nunziato Siracusa e Sebastiano Giambò (già al vertice di Tirrenoambiente) 12 anni per Carmelo Salvatore Trifirò e l’imprenditore Michele Rotella (il Barone), 8 anni per Salvatore Campanino; 2 anni per Bartolo Bottaro, Antonino Calcagno, Aurelio e Cristian Giamboi, Thomas Sciotto, Giuseppe, 10 anni all’ex boss pentito Carmelo Bisognano, 15 anni a Alfio Giuseppe Castro, anche lui collaborante.
Queste le condanne inflitte al processo Vivaio, caso senza precedenti, andato a sentenza in tempi brevi.
Ieri alle 19,00 la Corte di Assise del Tribunale di Messina ha confermato il piano accusatorio dell’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina che ha fatto emergere gli enormi interessi illeciti gestiti nel barcellonese dalla cosca mafiosa dei mazzaroti. Un intreccio che va dall’omicidio all’estorsione, dagli appalti all’interno della discarica di Mazzarà S. Andrea, fino allo smaltimento illecito di rifiuti speciali.
L’esito del dibattimento ha confermato l’impianto accusatorio sostenuto dalla DDA di Messina che, insieme ai Carabinieri del Ros, ha svolto un lavoro esemplare: alle loro indagini va il merito di aver svelato il complesso meccanismo di affari che ruotavano intorno alla discarica di Mazzarrà Sant’Andrea ed alla gestione dei rifiuti speciali.
Alla notizia il sindaco di Furnari (che da oltre un decennio è costretto a subire la presenza della discarica), Mario Foti, ha dichiarato "La sentenza emessa nel procedimento penale Vivaio che ha riconosciuto responsabilità penali della mafia delle discariche e che ha condannato il prof. Nello Giambò (fino a due anni fa Presidente della “Tirreno-Ambiente”) a 14 anni di reclusione evidenzia come la presenza della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea -- oltre ad avere causato gravissimi danni tangibili ed ancora permanenti all’ambiente ed alla popolazione del comune di Furnari e dell’intero territorio nonchè ad avere pesantemente condizionato la consultazione elettorale svoltasi a Furnari nell’anno 2007, è servita anche ad alimentare gli illeciti introiti della criminalità organizzata e delle imprese ad essa collegate.
Alla luce di questa sentenza, il Comune di Furnari chiede all’Autorità Giudiziaria ed agli investigatori di mantenere alta l’attenzione sull’attività dell’impianto della discarica gestito dalla “Tirreno-Ambiente” la cui presenza, oltre ai nefasti effetti sull’ambiente e sul territorio, è motivo per la criminalità organizzata di perpetrare e conseguire ulteriori illeciti guadagni".
La sentenza pronunciata nel processo “Vivaio” costituisce un importante precedente in Italia per i tempi rapidissimi di svolgimento del processo ma soprattutto per aver svelato i meccanismi dietro il business dei rifiuti. Precedente che speriamo venga presto seguito da altre condanne contro ogni cricca dei rifiuti.

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