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mercoledì 30 marzo 2011

«I napoletani pagano cash e bene»


Cinquecento tonnellate al giorno di rifiuti campani dal 17 gennaio scorso arrivano in Sicilia e finiscono prevalentemente nella discarica di Mazzarà Sant’Andrea.
Il flusso, è in corso da qualche settimana il trasferimento nell’Isola di 25 mila tonnellate di spazzatura,
 avviene sulla base di un accordo tra la Sap.Na spa e TirrenoAmbiente, la società che gestisce la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, senza che sui rifiuti che arrivano alcun organo siciliano effettui un controllo.
Da fine gennaio è un via vai di camion sulla rotta fra la provincia napoletana e le colline messinesi. Il carico ha un nome in codice: 19.12.12, ovvero scarti della lavorazione del compost. Rifiuti trattati, o meglio biostabilizzati e tritovagliati, per usare termini tecnici che indicherebbero comunque materiale poco nocivo per l’ambiente. E, soprattutto, in grado di viaggiare da una regione all’altra senza bisogno di autorizzazioni.
Almeno è quanto vogliono darci a d intendere Pino Innocenti, amministratore delegato della società che gestisce la discarica di Mazzarà, «Un nostro tecnico è stato sul posto. Ha accertato che si tratta di un rifiuto che grazie al trattamento di tritovagliatura è divenuto speciale e quindi, per legge, trasportabile liberamente anche fuori regione, senza che sia necessario, come impone invece la normativa per i rifiuti solidi urbani normali, un accordo tra gli organi regionali. L’eventuale trasporto di quest’ultimo tipo di rifiuti senza accordo tra Regioni costituisce reato penale. La discarica sta accogliendo solo 25mila tonnellate di rifiuti accumulate nello Stir di Tufino, essiccate e senza alcun rischio. Nientʼaltro faremo entrare», spiega il manager vercellese da anni in Sicilia. Il tecnico Bartolo Capone, rassicura: «I rifiuti che ho controllato allo Stir di Tufino sono assolutamente innocui».
In realtà, tritare i rifiuti non significa bostabilizzarli, come imporrebbe la legge, per impedire che producano sostanze tossiche. Quello di farli passare per rifiuti speciali è un escamotage per poterli smaltire». A riprova di ciò sta il fatto che la Commessa è stata r ifiutata dalla Puglia, benchè un apposito accordo prevedesse pure un indennizzo di un milione di euro per i comuni in cui erano ubicate le discariche in cui avrebbero dovuto trovare posto 45mila tonnellate di rifiuti, e da ultimo dalla Spagna, che secondo quanto è trapelato ha rinunciato all’affare “per la difficoltà di sapere con certezza cosa contengano i rifiuti che escono dagli impianti di tritovagliatura”.

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