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sabato 15 gennaio 2011

La Questione morale in politica e le sue contraddizioni

Le recenti vicende relative al finanziamento della moglie del Presidente Lombardo e della indagine della Procura di Catania che coinvolge anche il Presidente Lombardo per i fatti del concorso truccato al Comune di Catania, investe pesantemente il degrado della politica e la questione morale.
La politica sta attraversando un  crisi di sistema perché alla guida della cosa pubblica vi sono persone che calpestano i diritti dei cittadini, con arroganza sopraffazione e mistificazione, il risultato è che si commettono reati e che la questione morale viene inosservato in tutte le sue forme.
Ecco che allora ciclicamente davanti a fatti del genere si sente sempre più spesso parlare di una fantomatica "questione morale", in stretto rapporto con l'etica che in politica dovrebbe guidare i comportamenti di coloro che ricoprono ruoli di responsabilità. Ma cos'è in realtà questa "questione morale"? Ed a quale morale dovrebbe far riferimento?
Sia chiaro: che vi sia un'etica a regolare i comportamenti dei politici è una necessità di cui un paese civile non può fare a meno. Se infatti ogni persona che ricopre un ruolo di pubblica responsabilità facesse riferimento solo alla legge ed a sé stesso avremmo una classe dirigente impegnata solamente ad accumulare e gestire per sé quanto più potere possibile. Ma l'esercizio della politica è, e dovrebbe sempre essere, ben altro che la semplice gestione del potere. E di sicuro non dovrebbe mai combaciare con il tentativo esclusivo di accumularne il più possibile! Tuttavia, visto che l'ingenuità per fortuna non mina le nostre capacità di comprensione della realtà, sappiamo bene tutti che un conto è la teoria (ovvero: ciò che dovrebbe essere), ma tutt'altra cosa è la pratica (ovvero: ciò che è in realtà).
L'etica "professionale" dei politici è lo spartiacque tra una classe dirigente autoreferenziale ed una che invece svolga il ruolo che le compete, ovvero quello di guidare il paese verso una naturale evoluzione che miri a rendere migliori le condizioni di vita di tutti i cittadini. Ma se è difficile pensare che questo si possa ottenere "moralizzando" la classe politica (ogni politico ha di fatto diritto ad avere una propria morale, diversa per idee, principi, ideologie, elettorato di riferimento, gruppo di appartenenza o orbita di interesse) non è tuttavia semplice credere che sia sufficiente evocare il rispetto di regole etiche non scritte per impedire ai politici di perseguire in via esclusiva solo i propri interessi. In fondo uno dei principi basilari degli stati di diritto è il fatto che le leggi siano scritte, univoche e non sindacabili. Le regole non scritte, in sintesi, non contano nulla.
Quindi mi domando se non possa essere una buona idea quella di proporsi all'elettorato non solo muniti di un programma di governo (giudicando il quale i cittadini possono valutare la bontà della proposta politica dei vari schieramenti), ma anche accompagnandolo con la proposta di un codice di comportamento etico fatto di regole scritte che ogni membro della coalizione è tenuto a rispettare. Altrimenti tutto il discorso sulla "questione morale" si riduce ad un banale espediente elettorale mirato a suscitare nel popolo biechi istinti giustizialisti buoni giusto per portare a casa qualche zerovirgola in più. E niente altro
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