La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibili due dei quattro referendum contro la privatizzazione dell’acqua e uno sul nucleare.
Ad essere stati rigettati sono stati il quesito promosso dall’Italia dei valori di Antonio Di Pietro per abrogare parte del decreto Ronchi-Fitto e quello promosso dal Comitato Siacquapubblica per cancellare le norme del precedente governo Prodi in materia di ambiente sulle forme di gestione e sulle procedure di affidamento delle risorse idriche.
Via libera invece della Consulta agli altri due quesiti del Comitato Siacquapubblica che raccoglie giuristi quali Stefano Rodotà e Gaetano Azzariti.
Si tratta del quesito che abroga interamente la legge Ronchi che sostanzialmente permette ai privati di accedere in maniera preponderante alla gestione dei servizi pubblici locali, a partire da quello per l’acqua.
Il primo quesito si sposa perfettamente anche con il terzo che è quello che punta all’abrogazione del comma 1, dell’art. 154 del cosiddetto “decreto ambientale” del 2006, che prevede la remunerazione fissa per legge – e in una misura piuttosto corposa (il 7%) – del capitale investito dai privati nella gestione dei servizi pubblici.
Ammesso anche il quesito sul nucleare promosso dall’Idv di Di Pietro per cancellare circa 70 norme contenute nei provvedimenti che con il governo Berlusconi hanno riaperto la strada a nuove centrali.
Le motivazioni non si conoscono ancora, ma probabilmente il secondo quesito del Forum dei movimenti è stato giudicato inammissibile probabilmente perché insisteva su un decreto, quello “ambientale” del 2006 a sua volta già modificato dai decreti attuativi della Legge Ronchi.
Grandissima comunque la soddisfazione espressa dal Forum, non solo perché per la prima volta viene ammesso un referendum promosso da associazioni e movimenti ma soprattutto perché la Corte costituzionale, secondo Paolo Carsetti, “mantiene inalterato l’impianto generale della nostra campagna”.
In primavera dunque saremo chiamati a votare per il referendum sull’acqua pubblica.
La consultazione elettorale dovrà tenersi in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno a meno che non vengano indette elezioni anticipate o si verifichi nel frattempo una modifica della legge nello spirito dei quesiti referendari.
“Il nostro slogan referendario è stato ‘Fuori l’acqua dal mercato, fuori i profitti dall’acqua’ – spiega ancora Carsetti – e ora abbiamo la possibilità di realizzare entrambi gli obiettivi. Abolendo il decreto Ronchi, infatti, si impedirà ai privati di impossessarsi del servizio pubblico e abolendo la remunerazione del capitale investito, garantita per legge e fissata indelebilmente sulla bolletta, si impedirà ai privati di fare profitti sull’acqua. Vogliamo vedere chi si inserirà in un simile mercato senza godere della certezza di fare utili in ogni caso”.
Gli effetti del referendum, in caso di vittoria del movimenti, sarebbero senza dubbio dirompenti. Innanzitutto, si bloccherebbero manovre, come quella in corso a Roma da parte del sindaco Alemanno, per mettere il servizio pubblico nelle mani di società private come l’Acqua Marcia o di multinazionali come Veolia.
Al Forum dei movimenti, ora, si considera già aperta la campagna elettorale. “Noi ci attrezzeremo per vincere – dicono al Comitato – perché pensiamo si tratti di una consultazione di portata epocale”. L’idea del Forum è quello di realizzare da subito una campana di sottoscrizione, “ma con rimborso”. I referendum, infatti, in caso di ottenimento del quorum, godono di un finanziamento pubblico proporzionato al numero dei votanti. “Se raggiungeremo il quorum restituiremo i soldi che riceveremo dai cittadini.
Ad essere stati rigettati sono stati il quesito promosso dall’Italia dei valori di Antonio Di Pietro per abrogare parte del decreto Ronchi-Fitto e quello promosso dal Comitato Siacquapubblica per cancellare le norme del precedente governo Prodi in materia di ambiente sulle forme di gestione e sulle procedure di affidamento delle risorse idriche.
Via libera invece della Consulta agli altri due quesiti del Comitato Siacquapubblica che raccoglie giuristi quali Stefano Rodotà e Gaetano Azzariti.
Si tratta del quesito che abroga interamente la legge Ronchi che sostanzialmente permette ai privati di accedere in maniera preponderante alla gestione dei servizi pubblici locali, a partire da quello per l’acqua.
Il primo quesito si sposa perfettamente anche con il terzo che è quello che punta all’abrogazione del comma 1, dell’art. 154 del cosiddetto “decreto ambientale” del 2006, che prevede la remunerazione fissa per legge – e in una misura piuttosto corposa (il 7%) – del capitale investito dai privati nella gestione dei servizi pubblici.
Ammesso anche il quesito sul nucleare promosso dall’Idv di Di Pietro per cancellare circa 70 norme contenute nei provvedimenti che con il governo Berlusconi hanno riaperto la strada a nuove centrali.
Le motivazioni non si conoscono ancora, ma probabilmente il secondo quesito del Forum dei movimenti è stato giudicato inammissibile probabilmente perché insisteva su un decreto, quello “ambientale” del 2006 a sua volta già modificato dai decreti attuativi della Legge Ronchi.
Grandissima comunque la soddisfazione espressa dal Forum, non solo perché per la prima volta viene ammesso un referendum promosso da associazioni e movimenti ma soprattutto perché la Corte costituzionale, secondo Paolo Carsetti, “mantiene inalterato l’impianto generale della nostra campagna”.
In primavera dunque saremo chiamati a votare per il referendum sull’acqua pubblica.
La consultazione elettorale dovrà tenersi in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno a meno che non vengano indette elezioni anticipate o si verifichi nel frattempo una modifica della legge nello spirito dei quesiti referendari.
“Il nostro slogan referendario è stato ‘Fuori l’acqua dal mercato, fuori i profitti dall’acqua’ – spiega ancora Carsetti – e ora abbiamo la possibilità di realizzare entrambi gli obiettivi. Abolendo il decreto Ronchi, infatti, si impedirà ai privati di impossessarsi del servizio pubblico e abolendo la remunerazione del capitale investito, garantita per legge e fissata indelebilmente sulla bolletta, si impedirà ai privati di fare profitti sull’acqua. Vogliamo vedere chi si inserirà in un simile mercato senza godere della certezza di fare utili in ogni caso”.
Gli effetti del referendum, in caso di vittoria del movimenti, sarebbero senza dubbio dirompenti. Innanzitutto, si bloccherebbero manovre, come quella in corso a Roma da parte del sindaco Alemanno, per mettere il servizio pubblico nelle mani di società private come l’Acqua Marcia o di multinazionali come Veolia.
Al Forum dei movimenti, ora, si considera già aperta la campagna elettorale. “Noi ci attrezzeremo per vincere – dicono al Comitato – perché pensiamo si tratti di una consultazione di portata epocale”. L’idea del Forum è quello di realizzare da subito una campana di sottoscrizione, “ma con rimborso”. I referendum, infatti, in caso di ottenimento del quorum, godono di un finanziamento pubblico proporzionato al numero dei votanti. “Se raggiungeremo il quorum restituiremo i soldi che riceveremo dai cittadini.
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