Tasse privatizzate, tasse sparite. Almeno 90 milioni di euro di tasse pagate dai cittadini e mai versate nelle casse dei rispettivi Comuni. Tosap, Tarsu, Cosap, Ici, multe. Soldi finiti nel conto corrente sbagliato. È lo scandalo di "Tributi Italia", società privata per la riscossione delle imposte locali, nata a Chiavari e cresciuta in fretta in tutta Italia, a nord e a sud, al centro e nelle isole. D'altra parte Giuseppe Saggese, cinquantenne tarantino, che di questa storia è il protagonista essendo il fondatore e poi il dominus di "Tributi Italia", le tasse le chiama "piastrelle". Piastrelle con le quali costruire pezzo dopo pezzo il proprio patrimonio.
Ma come è potuto accadere il furto delle tasse?
La storia comincia ad Aprilia, Tributi Italia dovrebbe consegnare al Comune 20 milioni e passa di euro e scoppia così una guerra giudiziaria. Ma sono centinaia i comuni, piccoli e grandi, sparsi per tutta la penisola a finire nelle grinfie di questo sistema perverso, lo schema adottato ad Aprilia, infatti, si replica dovunque.
Le tasse dovrebbero essere riscosse da molte società diverse, invece Tributi Italia [nata come Publiconsult nel 1986, si trasforma in San Giorgio nel 2004, e poi va all'assalto delle piccole concorrenti del business delle tasse e compra Gestor, Ausonia, Rtl e Ipe per diventare Tributi Italia nel 2008, ndr] riesce a prendersi direttamente o attraverso una società mista pubblico privata, di cui possiede il 49 per cento, il servizio della riscossione. Nei consigli di amministrazione, però, la maggioranza va ai privati così da assicurargli il governo della società. Alla quale va un aggio stratosferico: fino al 30 per cento di quanto incassato. Aggio che, in alcuni casi, arriva al 75 per cento sugli accertamenti dell'evasione.
È così che riesce a diventare il terzo agente di riscossione in Italia per volume d’affari. Ma è anche il primo per contenziosi in corso, inchieste penali (Latina, Velletri, Bologna, Alghero, Brindisi, Siracusa), indagini della Guardia di finanza, segnalazioni alla Corte dei conti e al ministero delle Finanze.
E ci sono soprattutto 14 Procure della Repubblica che indagano dopo i 135 esposti presentati dalle amministrazioni locali per accertare l’esistenza del presunto “buco” da un miliardo di euro che risulterebbe dalla gestione Saggese.
Ma dove sono finiti i soldi che hanno provocato una voragine nei conti di così tanti municipi?
Giuseppe Travaglini, sostituto procuratore della Repubblica a Velletri, ha ricostruito il percorso seguito dalle tasse del vicino comune di Nettuno, delineando così il "sistema Saggese". L'ipotesi è che ci sia un "Conto padre" nel quale arrivano tutte le tasse provenienti dai vari Comuni. Dal "Conto padre", poi, si dipanerebbero i conti affluenti, i "conti figli", lasciati costantemente a zero. Da qui i soldi dei cittadini finirebbero nelle tesorerie dei Comuni, in ogni caso con un guadagno derivante dalla maturazione degli interessi bancari. Ma poi c'è il gran miscuglio: le tasse di Alghero che finiscono a Forlì, le multe di Nettuno usate per finanziare il verde pubblico di Bari e via dicendo. Spesso - secondo l'ipotesi dei pm - le tasse sono servite a Saggese per ripianare parte dei debiti con le banche.
Oggi centinaia di piccoli Comuni sparsi lungo la Penisola sono sull'orlo della bancarotta o soffrono per il buco nel loro bilancio. Ci sono Pomezia con un ammanco di quasi 22 milioni, Aprilia (20 milioni), Nettuno (3,2 milioni), Augusta (quasi 5 milioni), Bergamo (2,2 milioni), Fasano (quasi 2 milioni) e poi tanti, tanti, altri.
Degli otto Comuni italiani che si affidavano a Tributi Italia alla fine del 2010, secondo il quotidiano Il Secolo XIX, ne sono rimasti cinque: Fasano, Capua, Molfetta, Surbo, Furnari.
Ma come? È stata dichiarata fallita, cancellata dall’albo dei riscossori, sotto inchiesta della magistratura e il Comune di Furnari continuava, almeno fino alla fine del 2010, secondo il quotidiano genovese ad affidare a questa società la riscossione dei tributi?
Volendo vederci chiaro, sono andato alla ricerca di “carte” che confermassero o smentissero tutto questo.
Il primo documento che sono riuscito a rintracciare risale al 16/01/2009:
Avviso alla cittadinanza. Imposta comunale sulla pubblicità. 16/01/2009
Si avvisa la cittadinanza che la Giunta Comunale, con deliberazione n. 5 del 16/01/2009, ha preso atto del trasferimento, per cessione di azienda, della concessione del servizio di accertamento e riscossione dell’imposta comunale sulla pubblicità e dei diritti sulle pubbliche affissioni, di cui al contratto rep. n. 326 del 23/04/2004, dal cedente, R.T.L. S.p.A., al cessionario, Tributi Italia S.p.A., con sede locale ubicata in Palermo, Viale Croce Rossa n. 188, Referente Sig. XXXX XXXXX - tel.XXXXXXXX.
I soggetti interessati al servizio affissioni potranno rivolgersi al Sig. XXXXX XXXXXX di Furnari - Tel. XXXXXXXXX.
Dalla residenza municipale, lì 16/01/2009
IL SINDACO
(Dr. Salvatore Lopes)
I soggetti interessati al servizio affissioni potranno rivolgersi al Sig. XXXXX XXXXXX di Furnari - Tel. XXXXXXXXX.
Dalla residenza municipale, lì 16/01/2009
IL SINDACO
(Dr. Salvatore Lopes)
Quindi è accertato che a partire dal 2009 Tributi Italia entra nella gestione della riscossione della Tosap dovuta al Comune di Furnari.
Con la Circolare n.3/DF, inviata ai Comuni, all’ANCI, alle Province, all’UPI e all’Agenzia delle entrate, il Dipartimento delle Finanze – Direzione Federalismo Fiscale informava dell’avvenuta cancellazione dall’Albo dei Riscossori della Società “Tributi Italia S.p.a”. Nella circolare si annunciava che
“Con delibera n. 1/2009 del 9 dicembre 2009 la Commissione per la tenuta dell’albo dei soggetti privati abilitati ad effettuare le attività di liquidazione e di accertamento dei tributi e quelle di riscossione dei tributi e delle altre entrate delle province e dei comuni, di cui all’art. 53, comma 2, del D.Lgs. 15 dicembre 1997, n. 446, ha disposto la cancellazione della società “Tributi Italia S.p.a.”, con sede in Roma, Via Vittorio Veneto n. 146/3, dall’albo in questione, a motivo del fatto che sono state considerate sussistenti le condizioni previste dall’art. 11, comma 2, lett. d) del D.M. 11 settembre 2000, n. 289, in base al quale si procede alla cancellazione d’ufficio per il mancato versamento delle somme dovute agli enti affidanti i servizi alle prescritte scadenze Si precisa, inoltre, che il provvedimento di cancellazione è stato ritualmente notificato alla società “Tributi Italia S.p.a.” alle ore 17:00 del 14 dicembre 2009”.
La circolare dava anche una serie di consigli ai Comuni interessati su come comportarsi dopo la decadenza di Tributi Italia:
“Il comma 2 dell’art. 14, attribuisce al Comune od alla Provincia il potere di diffidare il gestore decaduto a non effettuare alcuna ulteriore attività inerente il servizio e di procedere, altresì, all’immediata acquisizione della documentazione riguardante la gestione, ivi incluse le banche dati informatiche, redigendo un apposito verbale in contraddittorio con il gestore stesso. Sarà altresì cura degli enti locali attivarsi per la disdetta delle convenzioni a seguito della decadenza dalle gestioni in corso.
Invece, in un documento del 22/12/2009, a firma del responsabile dell’area economico finanziaria, si legge che, vista la sospensione dell’efficacia della cancellazione accordata il 18 dicembre 2009 dal Tar del Lazio,
“IL SERVIZIO RELATIVO ALL’IMPOSTA DI PUBBLICITA’ E PUBBLICHE AFFISSIONI CONTINUA AD ESSERE SVOLTO, PER CONTO DI QUESTO COMUNE, DALLA “TRIBUTI ITALIA S.P.A”.
I CONTRIBUENTI INTERESSATI ALL’IMPOSTA COMUNALE SULLA PUBBLICITA’ E DIRITTI SULLE PUBBLICHE AFFISSIONI MANTERRANNO L’OBBLIGAZIONE TRIBUTARIA CON LA “TRIBUTI ITALIA SPA“ FINO A NUOVA COMUNICAZIONE, CURATA DA QUESTO UFFICIO, CONCERNENTE IL DEFINITIVO DISPOSITIVO DELLA CAMERA DI CONSIGLIO DEL TAR LAZIO RELATIVO ALL’ANNULLAMENTO O MENO DELLA DELIBERA SOPRA RICHIAMATA.
Ma il 28 gennaio 2010 la seconda sezione del Tar del Lazio respinge il ricorso amministrativo proposto da Tributi Italia contro la cancellazione dall'Albo ministeriale dei soggetti abilitati alla riscossione dei tributi locali. Secondo il Tar la cancellazione di Tributi Italia dall'Albo ministeriale “non e' la fonte, ma la risultante dello stato di crisi della ricorrente, a quanto pare irreversibile, se pure gli istituti di credito interpellati non hanno saputo come reperire risorse per il risanamento”.
La sentenza afferma che “rettamente la Commissione (per la tenuta dell'Albo) ha iniziato il procedimento soltanto a fronte di indizi numerosi, gravi, precisi e concordanti sulle criticità, al contempo svolgendo un monitoraggio sui 128 enti denuncianti ed assegnando un termine per consentirle di sanare gli omessi riversamenti”.
A parere dei giudici “il procedimento di cancellazione muove non già da estemporanee e recenti situazioni di difficoltà d'uno o pochi rapporti concessori della ricorrente, bensì da una lunga e tortuosa vicenda, fatta valere in via di denuncia da parte di svariati enti al Ministero intimato, che manifesta almeno la tendenziale, ma certa incapacità di tal società di mantenere i rapporti in modo preciso ed impeccabile”.
Solo dopo questa sentenza si riscontra, in un documento del 4 gennaio u.s., che il pagamento della tosap per l’anno 2011 andrà effettuato sul
“CONTO CORRENTE POSTALE N. 14037980 INTESTATO AL COMUNE DI FURNARI – SERVIZIO TESORERIA”.
Quindi ne consegue che almeno fino a tutto il 2009 la riscossione della tosap era in mano private, e visto il crac di Tributi Italia, chissà dove saranno finiti quei soldi e se il debito andrà in cavalleria chi pagherà per tanta negligenza?
È anche colpa degli amministratori? Chi doveva controllare? Chi restituirà i soldi al Comune e dunque i servizi ai cittadini?
A partire dal 16 maggio u.s. il servizio di accertamento e riscossione dell’Imposta comunale sulla
RispondiEliminapubblicità e diritto sulle pubbliche affissioni torna ad essere effettuata direttamente dal Comune di Furnari così come disposto dalla deliberazione della Commissione Straordinaria, con i poteri del consiglio comunale,
n. 4 del 20/04/2011.
I contribuenti interessati, dovranna a partire da tale darta fare riferimento esclusivamente al Comune di Furnari – Area
Economico-Finanziaria.
Stranamente, le controversie insorte sino data del 15/05/2011, saranno di esclusiva competenza della precedente concessionaria (Tributi Italia S.p.A), che, considerate le vicissitudini di tale "società" non promettono nulla di positivo e per il singolo utente e per lo stesso ente locale.