Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto
In dirittura d’arrivo il processo originato dalle indagini sul
condizionamento della criminalità organizzata delle elezioni del 2007 nel Comune
di Furnari, sciolto poi per infiltrazioni mafiose nel 2009
Stamattina, davanti al Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, si è tenuta un’udienza del processo originato dall'operazione del Ros dei carabinieri “Torrente” del 2010.
Siamo ormai arrivati alle ultime battute, di un procedimento giunto ormai all’ottavo anno (la prima risale al 12 gennaio 2012, ndr); oggi si sarebbero dovute tenere le discussioni del pubblico ministero, degli avvocati delle parti civili - Comune di Furnari e il candidato sconfitto in quelle elezioni, l’avvocato Mario Foti – e iniziare le arringhe delle difese.
In un’aula resa in un certo modo surreale dalla presenza di schermi in plexiglass e mascherine, dopo diversi minuti d’attesa per il perfezionamento dei collegamenti in videoconferenza (con il penitenziario de L’Aquila, dove si trova detenuto il boss Tindaro Calabrese; il sito di Campobasso dove si trova il boss, oggi collaboratore di giustizia, Melo Bisognano e un sito protetto, dove si trova invece la sorella di quest’ultimo, Vincenza), il presidente del collegio giudicante ha disposto il rinvio al prossimo 29 ottobre, causa impegni istituzionali dei due giudici a latere, legati alle recenti elezioni amministrative che, coincidenze del caso, hanno visto prevalere a Barcellona proprio un rappresentante del collegio di difesa, l’avvocato Pinuccio Calabrò.
Bisognerà aspettare quindi altre tre settimane per vedere delinearsi i primi tasselli di quel complesso mosaico che porterà ad una prima verità processuale su quei fatti che agitarono e animarono la vita di un anonimo paesello della provincia tirrenica.
Secondo quanto sostenuto dall'accusa, il dottor Salvatore Lopes, ex sindaco di Furnari, sarebbe stato eletto nel 2007 grazie all’aiuto del clan mafioso dei mazzarroti, la cui guida all’epoca era contesa tra Bisognano e l’emergente Calabrese.
Lopes si sarebbe poi sdebitato agevolando l’organizzazione mafiosa scegliendo “direttamente le ditte che dovevano effettuare i lavori di ripristino della viabilità e delle condizioni di sicurezza”, con “gran parte dei lavori eseguiti da ditte che presentavano elementi di collegamento con soggetti coinvolti nell'operazione antimafia “Vivaio” o comunque con precedenti anche per associazione mafiosa e che l'assegnazione degli incarichi in alcuni casi sia avvenuta senza tener conto della iscrizione alla Camera di commercio e del tipo di attività richiesta”.
Circostanze che erano già state evidenziate dalla Commissione prefettizia di accesso agli atti che poi portò allo scioglimento degli organi amministrativi del Comune di Furnari nel 2009.
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