La discarica oggi |
Dopo mesi di ipotesi e rumors circa una possibile e prossima riapertura dell’immondezzaio di contrada Zuppà ‒ con annessi dibattiti, comunicati e manifestazioni di protesta ‒ un fatto nuovo torna a far accendere i riflettori sulla bomba ecologica di Mazzarrà: la pubblicazione da parte della Srr Messina Provincia di un bando di gara per la concessione,progettazione definitiva ed esecutiva, costruzione e successiva gestione di un polo impiantistico proprio ai piedi della collina della munnizza.
Cosa
prevede nel dettaglio l’accordo sottoscritto lo scorso 23 luglio dal sindaco di
Mazzarrà, Pietrafitta e dal presidente della Srr, Sidoti?
E che ruolo ha avuto e continuerà ad avere la Tirrenoambiente?
Nel
dicembre 2019 il Comune acquisisce da Tirrenoambiente “la disponibilità dei
terreni con gli annessi capannoni ed aree pertinenziali, oltre
all’impiantistica esistente, alle aree di manovra e di accesso, attualmente in
completo disuso, siti in contrada Zuppà di Mazzarrà Sant'Andrea, al fine di
attivare possibili forme di partenariato pubblico finalizzate
all’implementazione impiantistica ed alla migliore realizzazione degli
obiettivi di tutela ambientale e di completamento, a livello territoriale e
comprensoriale, dei cicli di lavorazione delle frazioni umide e residuali dei
rifiuti solidi urbani”.
Il successivo 19 giugno 2020 Tirrenoambiente cede al Comune di Mazzarrà il diritto di superficie sugli impianti per una durata di trent’anni a condizione che, entro tre anni, il Comune “avvii iniziative di valorizzazione dei beni aziendali” e attivi con la SRR Messina-Provincia forme di accordo e/o partenariato pubblico-pubblico “intese ad individuare eventuali gestori o partners – attraverso gare aperte e concorrenziali cui affidare il ripristino, la riattivazione e la gestione degli impianti di trattamento dei rifiuti”.
Gli impianti oggetto dell'accordo |
ed infissi
esterni e altri edifici di servizio.
Manufatti
per i quali il Comune dichiara la regolarità urbanistica e il rispetto dei
vincoli ambientali.
Non sono stati trasferiti invece la ex discarica e tutti i beni sottoposti a sequestro penale (2014, ndr).e gli uffici di Tirrenoambiente.
Quindi c’è
questo “passaggio” dall’ex gestore della discarica (in liquidazione, dal 2017
affidata dal sindaco Pietrafitta a Sonia Alfano, ndr) con lo “specifico obiettivo” – si legge nelle premesse
dell’accordo – dell’attivazione “di ricavi in termini economici occorrenti e
necessari per l’esecuzione puntuale di tutte le fasi di gestione post-mortem
del complesso dell’ex discarica ubicata all’interno del medesimo sito”.
In parole povere lo scopo è di “fare soldi”, che dovrebbero servire a finanziare la gestione post mortem della discarica chiusa nel 2014.
Gestione
post mortem, ovvero messa in sicurezza e bonifica, che avrebbe dovuto iniziare
alla fine del 2014 e che, invece, è sprofondata in un profondo buco nero del
quale non si sa se ne vedremo mai la fine.
Gestione
post mortem che, lo ricordiamo per l’ennesima volta, sarebbe dovuta spettare a
Tirrenoambiente, in quanto gestore della discarica, dalla sua nascita fino alla
revoca (per le ragioni già note e di cui ho ampiamente scritto, ndr) delle concessioni da parte della
Regione e al sequestro da parte della magistratura nel 2014, che però, da anni,
sostiene di non poter adempiere al suo obbligo per mancanza di risorse.
Solo per
lo smaltimento del percolato, e qualche altro intervento urgente, ricordiamo come
sia dovuta intervenire più volte la Regione siciliana anticipando le somme
necessarie che, un giorno, non si sa come, dovranno essere restituite dalla
proprietà.
Ecco
quindi la soluzione tirata fuori dal cilindro da Pietrafitta: riapriamo gli
impianti e con i ricavi finanziamo il post mortem.
E le somme
che per legge Tirrenoambiente doveva accantonare per la gestione post
operativa?
E le fideiussioni
che dovevano garantirle?
Che fine hanno fatto questi denari?
Nell’aprile
del 2018 scrivevo:
In una recente inchiesta di Report l'attuale liquidatore, Sonia
Alfano, parlando proprio di smaltimento del percolato e di mancanza di risorse
finanziare per farvi fronte ha dichiarato “Oggi non siamo nelle condizioni di
poter andare dai soci privati e dire: è uno scempio che si sta finendo di
compiere, mettete mano al portafoglio… Non lo possiamo fare, perché il bando di
gara, che prevede quindi anche gli obblighi dei soci privati nei confronti della
Tirrenoambiente, è scomparso.”
La società, partecipata da importanti soci privati del calibro di
Gesenu e A2A, da anni dice di non avere le risorse finanziare – nonostante per
anni abbia accumulato ingenti risorse che non si sa bene dove siano finite,
anche se ci sono diverse indagini e processi che vedono alla sbarra gli ex
amministratori, i piemontesi Pino Innocenti e Giuseppe Antonioli, accusati, tra
l'altro, di reati gravi come la corruzione e l'abuso d'ufficio – il comune
mazzarrese è dal canto suo in dissesto finanziario.
“Sono stati arrestati proprio – ha dichiarato la Alfano all'inviata di Report - per la gestione criminale della Tirrenoambiente. Stipendi pagati in contanti, promozioni fatte così, telefonicamente, si alzava il telefono… Era un bancomat questa società, un bancomat illimitato h24 per 365 giorni all’anno. Lei pensi che ad oggi la finanza ci ha detto che non sono riusciti a trovare i soldi eh, la finanza, ad oggi, continua a non trovare i soldi.”
Confidiamo
che, un giorno, GdF e magistratura rintraccino il malloppo e ingabbino i
malfattori.
Intanto, e qui ritorniamo all’accordo in oggetto, i piccioli fagliano e quindi bisognerebbe, secondo l’amministrazione comunale mazzarrese, far ripartire il business dei rifiuti.
Torniamo dunque all’accordo, dove si
legge che “il Comune di Mazzarrà Sant’Andrea ha inteso fin da subito concedere
alla S.R.R. Messina Provincia Scpa la disponibilità delle aree predette
immettendola nei propri diritti onde consentirle l’immediato avvio delle
procedure di evidenza pubblica”, previste dalla legge, “finalizzate alla
ricerca di un gestore del servizio” dotato dei necessari requisiti.
Prima di tornare ai dettagli di questo accordo è necessario capire
il perché entra in gioco questa Srr.
La legge regionale
9/2010 (emanata sotto la presidenza Lombardo, ndr) attribuisce alle Società di regolamentazione dei rifiuti (che
hanno sostituito le famigerate Ato, ndr)
il compito di individuare i gestori del servizio integrato dei rifiuti e la
“SRR Messina Provincia Scpa costituisce di fatto l’unico soggetto istituzionale
direttamente competente per l’interlocuzione operativa ai fini della possibile
valorizzazione ed utilizzo delle strutture esistenti a Mazzarrà Sant’Andrea
nell’ex sito della discarica di rr.ss.uu. di Contrada Zuppà, attualmente
inutilizzati” e deve verificare “l’accertamento della realizzazione degli
investimenti e dell’utilizzo dell’impiantistica indicata nel contratto e nel
piano d’ambito, eventualmente intervenendo in caso di qualsiasi evento che ne
impedisca l’utilizzo” come riporta l’accordo.
Ci sarebbe quindi una coincidenza tra la “realizzazione dell’oggetto sociale di SRR Messina-Provincia scpa” e “l’interesse specifico del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea a risolvere definitivamente la problematica ambientale incombente sul proprio territorio comunale e connessa alla presenza di una discarica dismessa di rilevanti dimensioni per la quale, in atto, non sussistono le risorse necessarie ad affrontare le varie fasi del cosiddetto post mortem”.
Da qui la stipula dell’accordo e del conseguente bando di gara le cui procedure “dovranno essere tali da garantire meccanismi di concorrenzialità competitiva tra operatori commerciali al fine della concretizzazione del più ampio margine di valorizzazione possibile in favore della Tirrenoambiente SpA alla quale dovrà essere riconosciuto un adeguato corrispettivo economico per l’utilizzo dei fattori produttivi la cui quantificazione dovrà risultare almeno pari o superiore a quanto stabilito nel precedente atto di accordi intercorso con il Comune di Mazzarrà Sant’Andrea e sottoscritto in data 18 dicembre 2019, ben noto alla stessa SRR, ai limiti massimi delle condizioni di mercato al momento dell’affidamento dell’eventuale concessione di servizio”.
Quindi
“adeguati indennizzi” per Tirrenoambiente ma anche per il Comune di Mazzarrà al
quale “dovrà essere riservato un contributo
economico in misura tendente almeno pari o superiore a quello già
stabilito, per analoga fattispecie, dall’Ordinanza del Commissario Delegato per
l’Emergenza Rifiuti in Sicilia n° 1662 del 20/12/2004. Contributo economico
finalizzato prioritariamente al ristoro
del disagio indotto nel territorio dalla presenza dell’impianto”.
10 euro a tonnellata l’entità del contributo che dovrà essere versato al Comune.
L’accordo inoltre si propone di salvaguardare i livelli occupazionali attuali e, “l’eventuale ripresa in termini di valorizzazione dei fattori produttivi ivi esistenti” dovrà costituire leva per il reintegro dei lavoratori licenziati da Tirrenoambiente e l’assunzione di nuovi.
Ecco quindi
le “motivazioni” per la riapertura: soldi per Tirrenoambiente, soldi per il
Comune, soldi per il post mortem, soldi per l’occupazione.
Ed ecco ripresentarsi nuovamente il dilemma dei tempi moderni.
Tra salvaguardia dell'ambiente e lo sviluppo economico cosa
scegliamo?
Sarebbe facile rispondere: tutti e due.
Ma in questo caso, dopo tutto quello che si è scoperto (e che
nel mio piccolo ho cercato di raccontare, ndr)
all’ombra di quella maledetta collina
in questi ultimi decenni, la risposta non può che essere una ed una sola.
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