Chiuse le pompe di sollevamento del
micidiale percolato prodotto dalla discarica di Mazzarrà
Sant'Andrea, per “mancanza di fondi” per il suo smaltimento, il
velenoso liquido sarebbe tracimato nel torrente Mazzarrà
Alla fine il tappo è saltato!
Secondo quanto riportato dalla stampa,
la discarica di Mazzarrà Sant'Andrea – quella che per anni ha
smaltito i rifiuti di mezza Sicilia, ingrassando le tasche della
società Tirrenoambiente, di speculatori giunti dal nord e delle
cosche mafiose locali, secondo quanto sancito dalla definitiva
sentenza della Corte di cassazione del processo per mafia denominato
“Vivaio” – ha iniziato a tracimare percolato, il micidiale e
velenosissimo sottoprodotto della fermentazione dei rifiuti, che
starebbe inquinando il vicino torrente Mazzarrà.
L'immondezzaio, voluto dall'ex sindaco
mazzarrese Nello Giambò nel lontano 1999, è sotto sequestro
giudiziario dal novembre 2014, a seguito di un'indagine della Procura
di Barcellona Pozzo di Gotto, dalla quale è scaturito un processo a
carico degli ex amministratori della stessa Tirrenoambiente, la cui
prossima udienza è fissata per l'11 aprile 2017.
Prima dell'intervento della
magistratura la discarica era stata “bocciata” dal dipartimento
acque e rifiuti della Regione siciliana che, a seguito di
un'ispezione sulle autorizzazioni, aveva disposto la revoca delle
autorizzazioni e ordinato a Tirrenoambiente di presentare un progetto
di chiusura e messa in sicurezza del sito volto a garantire che esso
possa essere chiuso «nel rispetto della normativa ambientale e di
sicurezza vigente».
Lo sversamento di percolato, solleva il
dubbio se quell'ordine della Regione di chiudere e mettere in
sicurezza, sia mai stato eseguito, e viene anche da chiedersi se gli
enti preposti alla vigilanza abbiano mai controllato se
Tirrenoambiente avesse posto in essere gli obblighi derivanti dalla
chiusura del sito.
Passandoci vicino, non si notano
interventi volti alla messa in sicurezza e chiusura post mortem del
sito, a parte un'esile copertura in telo verde, risalente però
proprio al periodo del sequestro.
Già due anni fa Tirrenoambiente aveva
sostenuto di non essere in grado di poter assicurare il regolare
pagamento delle ditte incaricate di smaltire il percolato a causa di
una gravissima crisi di liquidità, e la commissione prefettizia che
attualmente amministra il Comune di Mazzarrà, dopo il suo
scioglimento per infiltrazioni mafiose, aveva dovuto emettere delle
ordinanze emergenziali, l'ultima risale allo scorso 1 aprile, per
consentire alla Tirrenoambiente lo stoccaggio del percolato prodotto
giornalmente dalla discarica superando il limite autorizzato per la
vasca di raccolta.
Evidentemente in questi due anni nulla
sembra sia stato posto in essere affinché si scongiurasse possibile
disastro di questi giorni.
Tirrenoambiente, recentemente posta in
liquidazione, dice di non avere le risorse finanziare – nonostante
per anni abbia accumulato ingenti risorse che non si sa bene dove
siano finite, anche se ci sono diverse indagini e processi che vedono
alla sbarra gli ex amministratori accusati, tra l'altro, di reati
gravi come la corruzione e l'abuso d'ufficio – e quindi non
smaltisce il percolato.
Dalla Regione non risulta siano stati
emessi provvedimenti ad hoc per sopperire alle mancanze della società
partecipata dal comune mazzarrese.
Un calderone di rimpalli di
responsabilità e probabili omissioni che oggi rischia di
compromettere la salute e l'ambiente di un territorio che un tempo
era noto per essere la culla del vivaismo e del turismo di qualità.
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