Questo l'esito di
un'indagine conoscitiva dell'Autorità sul ciclo rifiuti, finalizzata
a verificare "fenomeni distorsivi" del sistema.
La delibera con i
risultati dell'indagine è stata pubblicata sul sito dell'Anac ed è
stata inviata oltre che alla Regione, anche al Ministro dell'Ambiente
e alla Corte dei conti per eventuali profili di danno erariale.
L'indagine nasce a
seguito di numerosi esposti in cui venivano denunciate presunte
illegittimità nelle condotte poste in essere dai comuni e dalle
società d’ambito (le famigerate ATO) nella gestione del servizio
di igiene urbana nella Regione Siciliana, e ha visto l'audizione
dell'attuale assessore regionale al ramo, Vania Contrafatto e del
presidente dell'Anci Leoluca Orlando.
La Contrafatto ha
segnalato innanzitutto il fenomeno dei comuni che operano in regime
di proroga attraverso le note ordinanze "contingibili e urgenti"
ex art. 191, D. Lgs. n. 152/2006, affidando il servizio di raccolta e
trasporto dei rifiuti sempre alle stesse ditte e per un arco di tempo
che supera i limiti consentiti dalla normativa.
L’autorità di
Cantone quindi si è messa a spulciare a campione queste ordinanze e
ha rilevato che “le stesse vengono adottate basandosi,
generalmente, su un triplice ordine di motivazioni:
a) sono le stesse
ordinanze del Presidente della Regione (Rosario Crocetta) a
testimoniare l’eccezionalità della situazione che consente, anche
ai sindaci, il ricorso temporaneo a speciali forme di gestione dei
rifiuti;
b) le SRR (il
carrozzone che andrebbe a sostituire le Ato), ancorché formalmente
costituite, non sono tuttavia operative: non hanno adottato il
rispettivo Piano d’Ambito e non hanno proceduto all’affidamento
del servizio;
c) l’ARO, sebbene
costituito e con un Piano d’Intervento approvato dalla Regione, non
può comunque indire la
gara per l’affidamento del servizio ma deve obbligatoriamente
rivolgersi all’UREGA
provinciale, di cui però non controlla i tempi di pubblicazione del
bando di gara né del successivo
espletamento delle procedure concorsuali”.
Per l’Anac di
tutte le “giustificazioni addotte per legittimare l’emissione
delle ordinanze contingibili e urgenti”, la meno convincente sarebbe
quella che attiene al mancato funzionamento delle SRR.
“I sindaci - si
legge nella delibera - ne parlano come di un soggetto terzo, senza
considerare che i comuni da loro governati sono soci di quelle
società e che, conseguentemente, il loro mancato
funzionamento è in parte da addebitare a loro stessi”.
Nulla impedisce al
sindaco - prosegue l’impietosa analisi - “in presenza di una fase
di stallo per l’impossibilità della SRR di assicurare il servizio,
di sostituirsi all’ente preposto adottando, legittimamente, le
ordinanze contingibili e urgenti a tutela della salute pubblica e
dell’ambiente. L’ordinamento, tuttavia, giustifica la loro
emissione solamente in presenza di casi realmente eccezionali che – in
quanto tali – non possono riguardare un così alto numero di
territori comunali”.
La delibera inoltre
si è soffermata anche sullo stato di attuazione della riforma
introdotta con L.R. n. 9/2010 sollevando rilievi sulla dimensione
degli ATO nei quali è stato suddiviso il territorio della Regione
Siciliana, posto che le dimensioni territoriali di qualche ex
provincia potrebbero risultare non idonee a generare economie di
scala e sulla costituzione ed effettiva operatività dei nuovi Enti
di Governo per il servizio dei rifiuti, ritenendo che, in un quadro
di competenze e soggetti così complesso e variegato, le migliori
pratiche che impongono un sistema di gestione integrata e
tecnologicamente evoluta rischiano di cedere il passo a fenomeni di
frammentazione.
Rilievi sono stati
sollevati dall’Anac anche sul sistema di affidamento delle
procedure di gara.
Ad avviso
dell’Autorità “il quadro di competenze delineato dall’art. 8,
comma 11, del DDL n. 1243 e il permanere degli Urega provinciali
rischia di provocare fenomeni di sovrapposizione di competenze”.
Censurato anche
“l’incapacità di gestire la fase transitoria completando il
processo di liquidazione delle Società d’ambito rischia di
pregiudicare l’implementazione del futuro sistema di governance”.
Ora la Regione ha
due mesi di tempo per indicare che misure intende adottare.
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