«Questa è una vera porcata», non usa
mezzi termini Enzo Favoino – tecnico e ricercatore presso la Scuola
Agraria del Parco di Monza, un centro di ricerca che ha avuto un
ruolo fondamentale in Italia ed Europa per lo sviluppo ed il
consolidamento delle pratiche di raccolta differenziata, riciclaggio,
compostaggio, riduzione – per definire lo schema di decreto
applicativo dell'art.35 dello "sblocca-Italia" costruito,
secondo l’esponente del Comitato scientifico Rifiuti Zero, «in
modo da valutare le "necessità di ulteriore capacità di
incenerimento" nelle diverse aree».
Per Favoino il documento irricevibile
sotto diversi profili:
A) sul piano generale, perché
presuppone che il rifiuto urbano residuo (RUR) debba comunque passare
attraverso sistemi di trattamento termico (incenerimento ed affini).
E' non c'è niente, niente, NIENTE che attesti un tale obbligo nelle
Direttive UE, citate a sproposito e capziosamente in diverse parti
del Documento, quasi a giustificare che una tale strategia scellerata
sia imposta dalle strategie comunitarie. Non è così, e sfido
Ministro e tecnici a confrontarsi su questo assunto scellerato.
B) nel merito tecnico, perché tanti
passaggi di calcolo sono assolutamente errati, artificiosamente
errati, ed al solo scopo strumentale di massimizzare le necessità di
ulteriore incenerimento. Come quando ad esempio:
- si assume il conseguimento del 65% di
RD (e non un decimo di percentuale di più, come se tale livello
fosse l'orlo del burrone e non la porta per ulteriori scenari
virtuosi, scenari che noi sappiamo si aprono sempre, quando si
consolidano schemi basati su RD porta a porta e tariffazione
puntuale!)
- non si tiene conto di quei Piani
Regionali che già da tempo prevedono comunque obiettivi di RD
superiori, ed in certi casi (es. Veneto) marcatamente superiori: le
Regioni verranno costrette a rivederli al ribasso?
- si assume una produzione del 65% di
CSS dagli impianti di pretrattamento (dato artificiosamente al
rialzo, rispetto alla realtà degli stessi impianti di preparazione
CDR/CSS che noi combattiamo)
- non si prevedono assolutamente
scenari operativi alternativi, come gli impianti a freddo con
recupero di materia (cosiddette "Fabbriche dei Materiali")
che non solo sono praticabili e praticati, ma si stanno diffondendo
nelle programmazioni locali in molte parti d'Italia
«Ma soprattutto, – prosegue Favoino
– non si prendono neanche in minima considerazione gli scenari
incrementali di recupero materia attualmente in discussione a livello
UE, nel corso del dibattito sulla "Economia Circolare", e
che con ogni probabilità porteranno ad un aumento degli obiettivi di
recupero materia (70% rispetto all'attuale 50%, assunto dallo Schema
di Decreto). Orbene, qualcuno ci dovrà spiegare come la cosa potrà
coesistere con una situazione ad infrastrutturazione "pesante"
mediante impianti che richiedono alimentazione con flussi di RUR
garantiti per 20-30 anni. Lo stesso errore fatto negli anni ’90 dai
Danesi, che tuttavia se ne sono accorti e non a caso hanno adottato
una strategia nazionale di gestione delle risorse che prevede ora una
“exit strategy” dall’incenerimento al grido di “ricicliamo di
più, inceneriamo di meno”».
«Con questa iniziativa Galletti si
candida – conclude Favoino – a diventare il peggiore Ministro
dell'Ambiente della storia repubblicana. Nessuno Ministro, ed in
nessun Paese UE, era mai arrivato ad individuare un obbligo fattuale
di incenerimento del RUR. Galletti, evidentemente mal consigliato, si
è spinto a tanto».
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