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mercoledì 5 agosto 2015

La relazione della Commissione antimafia su "Mafia, giornalisti e mondo dell'informazione"

La Commissione antimafia ha istituito un apposto Comitato su Mafia, giornalisti e mondo dell’informazione, che ha effettuato numerosi sopralluoghi e audizioni, analizzato gli atti giudiziari, approfondendo il fenomeno delle intimidazioni ai giornalisti e il condizionamento che le organizzazioni criminali sono in grado di esercitare sul mondo dell’informazione.
La Commissione ha sentito nella seduta del 19 novembre 2014 i direttori de Il mattino e del Corriere del Mezzogiorno e, successivamente nella seduta del 17 marzo 2015, il presidente dell’ordine dei giornalisti. Infine in una terza audizione (seduta del 26 marzo 2015) la Federazione nazionale della stampa.
Nel corso delle audizioni sono stati forniti dati molto preoccupanti sugli atti di intimidazione ai danni dei giornalisti. Negli ultimi anni non si sono verificati casi di assassini nei confronti dei giornalisti, ma sono molto frequenti le minacce o gli atti di vandalismo, magari non denunciati, da parte della criminalità. Nel 2014 sono stati registrati oltre 400 atti intimidatori, con un aumento del 10 per cento rispetto al 2013. Tale fenomeno risulta particolarmente diffuso nelle regioni meridionali (Sicilia, Calabria, Campania, Puglia) ma recentemente viene registrato anche in altre aree del Paese (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna).
È stata sottolineato anche un altro fenomeno negativo, rappresentato dalla crescita delle querele per diffamazione (129 nei primi 10 mesi del 2014 rispetto alle 84 del 2013), accompagnate spesso da citazioni per danni temerarie, magari per importi elevatissimi; tali liti temerarie rappresentano uno strumento molto efficace per condizionare il giornalista, soprattutto se esso non opera all’interno delle strutture editoriali solide, in grado di difendersi e di garantire i loro giornalisti dal punto di vista economico e legale. Però la realtà più frequente, soprattutto nel Mezzogiorno, è quella di aziende editoriali piccole o piccolissime, spesso connesse a emittenti televisive o radiofoniche, che non sono in grado di resistere a questo tipo di pressioni, ancor più in una fase di grave crisi economica come quella che abbiamo attraversato; e gli editori più piccoli tentano di rivalersi sui propri giornalisti in seguito a condanne a risarcimento del danno. La situazione è ancora più delicata nel caso dei freelance, che non lavorano all’interno di una organizzazione editoriale, ma offrono il loro servizio operando all’esterno.
Il sindacato giornalisti ha istituito un apposito sportello per difendere i giornalisti ingiustamente attaccati. Però tale strumento appare insufficiente, in assenza di una apposita tutela a livello contrattuale. La legge sulla diffamazione, in corso di discussione alla Camera prevede a tale riguardo il risarcimento al giornalista, e non solo il pagamento delle spese, In caso di querela temeraria, riprendendo un orientamento già emerso in sede giurisprudenziale. Secondo il presidente dell’ordine sarebbe necessaria anche la creazione di un fondo di garanzia, parametrato alla cifra richiesta per il risarcimento, in modo da contrastare l’utilizzo improprio dell’azione legale; e poi sarebbe utile rapportare la somma richiesta alla potenzialità economica del giornalista interessato, perché spesso i giornalisti coinvolti hanno un reddito molto basso.
La Commissione si è soffermata anche su alcune testate più permeabili alle infiltrazioni delle organizzazioni criminali oppure che svolgono, in taluni casi, una vera e propria opera di fiancheggiamento. Talora capita che le campagne diffamatorie nei confronti dei giornalisti che svolgono attività di denuncia delle illegalità provengano dall’interno del mondo stesso dell’informazione. 
Il 1° luglio 2015 e il 30 luglio 2015 la Commissione ha avviato l’esame di un documento finale che fornisce elementi di valutazione sia quantitativi che qualitativi del fenomeno delle intimidazioni, che interessa la quasi totalità del territorio italiano (anche se gran parte delle intimidazioni riguardano giornalisti che operano in Sicilia, Calabria e Campania), e sulla forte capacità di condizionamento della libertà di stampa, fornendo anche alcune proposte di revisione della normativa vigente.


Di seguito il link per leggere la relazione integrale
http://issuu.com/tirreniaservizieditoriali/docs/relazione_mafia__giornalisti_e_mond/1

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