I provvedimenti scaturiscono da una
complessa attività investigativa, avviata nel 2013, sul conto del
sodalizio mafioso riconducibile a Cosa Nostra siciliana denominato
“dei barcellonesi”, operante sul versante tirrenico della
Provincia di Messina e della sua storica diramazione territoriale cd.
“dei mazzarroti”.
L’operazione antimafia, che si pone
in linea di continuità con le precedenti, è stata denominata “Gotha V”, proprio perché ha individuato e colpito i nuovi assetti del
sodalizio criminale, già duramente provato dagli esiti
dell’operazione “Gotha IV”.
Le indagini, che hanno avuto inizio
dalle dichiarazioni di Salvatore Artino (figlio di Ignazio, già
esponente di primo piano e rappresentante dei mazzarroti, ucciso in
agguato di mafia il 12.04.2011), che ha avviato la sua collaborazione
con la giustizia dopo essere stato arrestato nel luglio del 2013
nell’ambito di “Ghota IV”, hanno visto il contributo offerto
dalle persone offese dei reati ed hanno trovato significativi
riscontri nelle risultanze delle articolate attività di
intercettazione.
Le dichiarazioni di Salvatore Artino
raccolte dai carabinieri del Ros e dalla Polizia di Stato hanno
contribuito a far luce sull’evoluzione della consorteria mafiosa
barcellonese e della sua articolazione dei “mazzarroti”,
monitorata recentemente dagli inquirenti grazie anche all’apporto
di altri collaboratori quali Carmelo Bisognano, Salvatore Campisi e
Santo Gullo, che hanno fornito, accanto agli esiti delle indagini nel
frattempo riaperte, ulteriori preziosi elementi di riscontro.
Ne è scaturito un panorama puntuale
della nuova composizione del sodalizio mafioso, operativo
nell’hinterland barcellonese, comprensivo dei consociati subentrati
nei vari ruoli – secondo il collaudato meccanismo mafioso del
“rimpiazzo” – ai referenti mafiosi arrestati nelle operazioni
antimafia che si sono succedute negli ultimi anni, nonché uno
spaccato dell’attività pervasiva di controllo del territorio.
In tale contesto sono stati individuati
i responsabili di diverse estorsioni, nonché gli esecutori materiali
di alcuni fatti di sangue del recente passato, come la rapina ai
danni di un supermercato di Campogrande di Tripi verificatasi nel
dicembre 2012, conclusasi tragicamente con la gambizzazione di un
cliente che aveva opposto resistenza.
Le indagini dei carabinieri della
Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto hanno delineato la nuova
mappatura criminale del sodalizio mafioso barcellonese,
caratterizzata dalla presenza di giovani consociati che sono riusciti
ad acquisire, nonostante l’età, un ruolo di assoluto valore
criminale. Il nuovo gruppo ha posto in essere diverse attività
criminali quali estorsioni e spaccio di sostanze stupefacenti,
portate a compimento con modalità tipicamente mafiose e definite dal
Gip: “odiosi sistemi invalsi negli ambienti mafiosi”. I giovani
quanto spregiudicati esponenti di tale gruppo hanno raccolto
l’eredità dei consociati ormai detenuti e facendo leva sui legami
familiari con gli stessi, hanno intrapreso autonome attività
delinquenziali. È il caso di Alessio Alesci o del nipote Giuseppe
Ofria, figlio di Salvatore Ofria e nipote di Salvatore Di Salvo
(detto Sem), considerati ai vertici della famiglia mafiosa
barcellonese già tratti in arresto nell’ambito dell’operazione
“Gotha” nel giugno 2011. Oltre allo spaccio di sostanze
stupefacenti, il gruppo ha sviluppato il proprio controllo del
territorio soprattutto attraverso attività estorsive, in particolare
nei confronti dei locali notturni e delle discoteche di Milazzo. In
questo settore le indagini hanno evidenziato come gli indagati,
avvalendosi della forza di intimidazione derivante dalla propria
appartenenza al sodalizio abbiano ottenuto sistematicamente l’accesso
ai locali e le consumazioni all’interno in modo gratuito, con
modalità violente e prevaricatrici ed abbiano imposto, altresì,
l’assunzione di alcuni componenti del sodalizio quali responsabili
della sicurezza, secondo il più classico dei paradigmi mafiosi.
Le modalità violente delle estorsioni
contestate hanno ben delineato le capacità criminali del gruppo,
come nel caso della scomparsa di una partita di droga che era stata
consegnata a un minore incensurato per detenerla presso la sua
abitazione; alcuni componenti del sodalizio, dopo aver fatto
irruzione nell’abitazione del ragazzo e averla perquisita, non
hanno esitato a picchiarlo violentemente, anche alla presenza della
madre, ed a sottrargli un ciclomotore a titolo estorsivo.
L’attività del Commissariato di P.S.
di Barcellona Pozzo di Gotto ha parallelamente disvelato il nuovo
assetto operativo dell’agguerrita frangia dei “mazzarroti”, un
tempo retta dall’odierno collaboratore Carmelo Bisognano e poi da
Tindaro Calabrese attualmente detenuto in regime di “carcere duro”,
nonchè i rapporti di stretta alleanza con Cosa Nostra barcellonese.
In particolare, gli elementi acquisiti
soprattutto attraverso le attività di intercettazione, hanno
consentito di accertare l’attuale impegno della cosca dei
“mazzaroti” per garantire continuità all’azione del gruppo nel
settore delle estorsioni alle quali sono state sottoposte, da parte
di Sebastiano Torre, Giuseppe Cammisa e Orazio Salvo, diverse
attività imprenditoriali e commerciali del comprensorio, vittime del
forte potere intimidatorio degli affiliati. I proventi estorsivi,
acquisiti “con violenza e minaccia” nelle “tradizionali” rate
di Natale, Pasqua e Ferragosto, garantivano il sostentamento
dell’associazione mafiosa ed in questo contesto sono state
accertate consegne di denaro a Salvatore Italiano, in atto
sottoposto agli arresti domiciliari a seguito della sua cattura nel
luglio del 2013 nell’ambito dell’operazione antimafia “Gotha IV”.
E’ inoltre emersa in tutta evidenza
la pericolosità del gruppo che ha dimostrato di poter disporre di
numerose armi, anche di elevato potenziale (kalashnikov), che è
pronto ad utilizzare per garantirsi il controllo delle attività
criminali nel territorio di Mazzarrà S. Andrea e dei comuni
limitrofi, per mezzo di cruente spedizioni punitive in danno di
coloro i quali non intendono sottostare alle strategie
dell’organizzazione. In una di queste occasioni soltanto il
provvidenziale passaggio di una pattuglia del Commissariato di
Barcellona P.G. evitava il peggio ad altra vittima designata
impedendo agli affiliati (Sebastiano Torre, Giovanni Pino e Giuseppe Cammisa) armati ed in appostamento, di portare a termine l’agguato.
In questo contesto si inseriscono
pestaggi, minacce a mano armata ed “interrogatori” di soggetti
rei di aver commesso reati contro il patrimonio senza autorizzazione
dei vertici dell’associazione criminale ed il progetto di aumentare
il potenziale offensivo della cosca acquistando altre armi per
garantirsi il pieno controllo delle attività estorsive (“se guerra
vogliono, guerra sia”).
Nell’ambito dell’operazione è
stato tratto in arresto per associazione mafiosa e detenzione
illegale di armi da fuoco, Angelo Bucolo sul conto del quale pesano
le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Salvatore Campisi e Salvatore Artino che hanno trovato numerosi riscontri e sono state
ritenute attendibili dal Gip (contraddistinte, in ordine alla
caratura criminale dell’indagato, “da piena attendibilità
intrinseca in quanto caratterizzate da precisione e coerenza
logica”).
Il Bucolo viene indicato come uno dei
componenti storici del gruppo mafioso dei mazzaroti impegnato nella
riscossione dei proventi estorsivi che provvedeva a consegnare ad
esponenti di Cosa Nostra barcellonese, partecipando ad attentati in
danno di imprenditori nonché promuovendo atti incendiari, “al fine
di convincerli a continuare a pagare il pizzo”, contro i
responsabili della discarica di Mazzarrà Sant'Andrea presso cui il
Bucolo, unitamente a Giuseppe Reale e Giovanni Pino prestava attività
lavorativa. Dalle dichiarazioni dei collaboratori è altresì emerso
che Angelo Bucolo, il quale si era anche occupato di custodire ed
occultare alcune armi per conto di Giuseppe Reale che questi aveva
utilizzato per commettere attentati, – secondo un collaboratore di
giustizia – sarebbe stato contattato, senza esito, da altri sodali
“affinché convincesse il fratello Salvatore Bucolo, sindaco di
Mazzarrà ad intervenire nei confronti della società Tirrenoambiente (società che gestisce la discarica) affinché quest’ultima
riprendesse a pagare le somme a titolo estorsivo”.
Particolarmente significativa
l’intercettazione ambientale che ha documentato un incontro tra
rappresentanti armati della cosca dei “mazzaroti” con esponenti
della mafia catanese per la reciproca “messa a posto” di imprese
operanti nelle due province nell’ambito di quello che il Gip
definisce un “sistema di estorsioni incrociate”. All’esito
dell’incontro veniva confermato il reciproco rispetto tra le due
organizzazioni mafiose (“allora da quando è … è sempre stato
così, sempre così!) secondo una consolidata alleanza
(“gemellaggio”) tuttora operativa.
Anche alla luce degli elementi
probatori individuati dall’Arma Territoriale, dal Ros e dalla
Polizia di Stato, è stato poi formulato un giudizio di gravità
indiziaria a carico dei detenuti, già tratti in arresto dal Ros, Agostino Campisi, padre dell’odierno collaboratore Salvatore Campisi, Tindaro Calabrese , Salvatore Calcò Labruzzo e Maurizio Trifirò in relazione alle estorsioni che ciascuno di loro,
in periodi diversi, ha posto in essere ai danni dell’imprenditoria
locale, alcune delle quali già emerse nel corso dell’indagine
denominata “Vivaio” ma ancora non contestate agli indagati.Nel medesimo procedimento sono inoltre
indagate altre quattro persone per un episodio di scambio elettorale
politico mafioso previsto dall’art. 416 ter c.p., contestato con
riferimento alle elezioni amministrative del 2007 presso il Comune di
Mazzarrà Sant’Andrea in ragione degli esiti delle attività del
Ros denominate “Vivaio” e “Torrente” e delle dichiarazioni
dei collaboratori Carmelo Bisognano, Santo Gullo e Salvatore Artino aventi ad oggetto l’esistenza di un pactum sceleris tra uno dei
candidati, Carmelo Navarra, Nello Giambò, già condannato in secondo grado per
concorso esterno in associazione mafiosa, da un lato, e due esponenti
della cosca dei “mazzaroti” dall’altro.
Nessun commento:
Posta un commento