La Regione siciliana non si è costituta parte civile,
tramite l'Avvocatura dello Stato, al processo scaturito dall’operazione Terra
Mia che vede imputati Gianfranco Cannova, funzionario dell'assessorato
regionale Territorio Ambiente, accusato di aver intascato mazzette in cambio di
agevolazioni nel rilascio di autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti , e
quattro imprenditori della munnizza: Antonioli (Tirrenoambiente), Proto (Oikos)
e i fratelli Sodano (Soambiente). Sono tutti accusati di corruzione. L'Avvocatura ha motivato la scelta di non costituirsi parte civile, sostenendo che la corruzione "non costituisce allarme sociale", e il danno all'erario era esiguo.
Cannova, nel corso di un interrogatorio, ammise di avere
intascato tangenti per facilitare le pratiche degli imprenditori. Bastava
pagare per evitare i controlli nelle discariche e le possibili chiusure. Il prezzo
della corruzione sarebbero stati migliaia di euro in contanti e altri “benefit”.
Fatti talmente gravi da far respingere ai giudici la richiesta del funzionario
infedele di patteggiamento a quattro anni di carcere.
Si è costituito parte civile il Comune di Motta
Sant'Anastasia. Respinta, invece, la richiesta del Comune di Misterbianco e di
due associazione onlus: “Centro per i diritti del cittadino” e “Codici
Sicilia”. La Regione avrebbe potuto costituirsi parte civile già quattro mesi
in sede di udienza preliminare quando Cannova e gli altri furono rinviati a
giudizio sulla base della richiesta della Procura. Una richiesta che indicava
la Regione siciliana come parte offesa del processo. Adesso Palazzo d’Orleans non
potrà chiedere i danni qualora gli imputati venissero condannati al termine del
dibattimento.
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