Questa mattina, intorno alle 10 e 30 ai cancelli della discarica di contrada Zuppà si sono presentati i militari dell'Arma dei Carabinieri della compagnia di Barcellona P.G. insieme ai colleghi del Nucleo operativo ecologico e al personale dell'Arpa di Messina (nella foto l'ingresso degli ispettori negli uffici della discarica).
L'ispezione è stata disposta dalla Regione per verificare
con dati certi l'esatta capacità bancabile rimanente nell'invaso di proprietà
di Tirrenoambiente e dalla procura della Repubblica di Barcellona P.G., alla quale per competenza è stata trasmessa la relazione della commissione ispettiva istituita dall'ex assessore all'Energia Marino. Una nuova inchiesta penale si aggiunge quindi al già corposo fascicolo sui reati ambientali aperto dalla procura del Longano.
Ciò in vista anche dell'imminente conferenza dei servizi del due
settembre prossimo dove si dovrà decidere circa il provvedimento di diniego del
rinnovo delle autorizzazioni integrate ambientali relative all'ampliamento e
alla costruzione dell'impianto di biostabilizzazione, concesse nel 2009 e
scadute lo scorso 21 maggio.
Ricordiamo anche che i due provvedimenti in oggetto erano
stati annullati da due sentenze del Tar di Catania per evidenti violazioni
nell’iter autorizzativo.
A seguito dell’istruttoria svolta dalla commissione erano state accertate “criticità
tecniche nei provvedimenti autorizzatori e “molteplici violazioni della
normativa di riferimento” .Gli ispettori della regione hanno evidenziato come
“la discarica è stata gestita in fase operativa in assenza delle garanzie
finanziarie obbligatorie e lo è tutt’oggi in assenza di autorizzazione
all’esercizio a far data dalla scadenza del decreto AIA”. Inoltre viene
contestata alla Tirrenoambiente “la mancata inclusione dei valori limite per le
emissioni fissate per le sostanze inquinanti”, la “mancata indicazione degli
opportuni requisiti di controllo delle emissioni, nonché l’obbligo di
comunicare alle autorità competenti ed ai comuni interessati i dati relativi ai
controlli delle emissioni”.
E infine, la “mancanza dei pareri degli enti preposti
secondo il regime vincolistico, poichè l’area ricade nel Piano stralcio di
bacino per l’assetto idrogeologico del torrente Mazzarrà”.
Una discarica, sottolinea la Commissione ispettiva
“realizzata in difformità al decreto legislativo 36/2003, nella zona di
rispetto dove insistono i pozzi ad uso idropotabile (lo andiamo ripetendo,
inascoltati, dal 1999) di approvvigionamento del comune di Furnari” e le cui
“modalità di impermeabilizzazione” non sono “conformi” a quanto previsto dal
decreto 36/2003.
Un quadro, quello rilevato dal Dipartimento, che avendo
“forti ripercussioni di carattere ambientale nell’ambito della effettiva
protezione messe in atto ed esistente nelle matrici, suolo, sottosuolo ed
acque”, in aggiunta all’avvio delle procedure di infrazione per non aver
ottemperato agli obblighi previsti da alcuni articoli delle direttive
75/442/CEE, 91/689/CEE e 1999/31/CE concernenti i rifiuti, quelli pericolosi e
la gestione delle discariche, dovrebbe portare alla definitiva chiusura del
sito.
A quali risultati porterà l'ispezione odierna? La risposta
il prossimo due settembre.
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