Giovedì 21 agosto si è svolta la cerimonia di premiazione della quinta edizione del Premio alla legalità e ai diritti "Adolfo Parmaliana", a cura del Circolo Arci Senza Confini di Furnari. Riconoscimento
attribuito quest’anno all’Associazione Antimafie Rita Atria, di cui ricorre il
ventennale, determinante presidio di legalità, e all’Associazione di Volontariato Casa di
Solidarietà e Accoglienza di Barcellona Pozzo di Gotto (ME) guidata da Don Pippo Insana che da decenni svolge attività di volontariato a supporto degli
internati dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario “V. Madia”.
Le motivazioni del Premio
Nel mondo della cooperazione e dell’associazionismo, che
esalta i valori di mutualità e solidarietà, equità sociale e centralità del lavoro
umano rispetto al capitale la legalità è un obiettivo da perseguire non solo
attraverso azioni eclatanti o dichiarazioni di principio ma soprattutto
attraverso l'attività quotidiana, fatta del rispetto delle regole e delle leggi.
Il nostro circolo con l’istituzione del premio alla legalità
e ai diritti nell’onorare la memoria del compianto Adolfo Parmaliana, ha voluto
raccogliere idealmente il testimone del suo instancabile impegno sociale
improntato al rispetto delle regole di civile convivenza che uno Stato
democratico deve darsi.
Quest’anno, assegnando il riconoscimento all’Associazione
Antimafie Rita Atria e alla Casa di solidarietà e accoglienza di Barcellona
Pozzo di Gotto, desideriamo ringraziare e sostenere queste associazioni che, da
sole, rischiando del proprio, operano giornalmente in silenzio per
l’affermazione della legalità e il sostegno ai più deboli ed emarginati. A volte,
troppe volte in verità, contrastate dalle stesse istituzioni, spesso
profondamente inadeguate, alle cui mancanze suppliscono.
L’Associazione Antimafie Rita Atria nasce a Milazzo giusto venti anni
fa, nel 1994, dall’iniziativa di due studentesse Nadia Furnari e Santina Latella,
con l’obiettivo di raccogliere le immagini delle stragi di Stato del ‘92
custodite nella nostra mente e trasformarle da dolore in azioni, spinte dalla voglia
di dare un senso a quella frase “Non li avete uccisi: le loro idee camminano
sulle nostre gambe”.
Gli scopi dell’associazione sono: promuovere la diffusione
della cultura della legalità, e di una coscienza antimafiosa e
antifascista; sensibilizzare a queste
tematiche tutti i cittadini; promuovere attività e manifestazioni riguardanti
queste tematiche; funzione di osservatorio politico-sociale sul territorio. E
tante sono le battaglie affrontate e vinte, ne citiano per brevità solo alcune.
Grazie alla costante e tenace opera dell’associazione, i cui
presidi sono sparsi in tutte le regioni d’Italia, nel 1996 si riapre il caso
sull’omicidio di Graziella Campagna avvenuto a Villafranca il 12 dicembre del
1985.
Nel 1997 viene presentato un dossier sulle violazioni dei
diritti umani dei Testimoni di giustizia.
Il 26 luglio del 1997 organizza a Partanna il funerale che
Rita Atria non ha mai avuto.
Nel corso degli anni l’Associazione ha allarga il suo raggio
d’azione e, oltre a seguire le evoluzioni del processo Campagna e dei diritti
dei Testimoni di Giustizia.
Grazie alle sue denunce è stato smascherato il losco affare
del parco commerciale di Barcellona Pozzo di Gotto, con conseguente blocco dello stesso e commissione d'indagine prefettizia
su infiltrazioni mafiose che ha portato, nel febbraio 2013 all’apertura
ufficiale di un’indagine della magistratura.
L’Associazione di Volontariato Casa di Solidarietà e
Accoglienza di Barcellona Pozzo di Gotto, da decenni svolge attività di
volontariato a supporto degli internati dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario
“V. Madia”, attuando una serie d’interventi mirati alla
riabilitazione e alla risocializzazione, dei soggetti affetti da disturbi
mentali.
Nell’ambito degli interventi finalizzati a promuovere la
creatività artistica e comunicativa, è nato il progetto “Vite Sospese” che ha
prodotto la realizzazione di un laboratorio teatrale.
Nasce così il testo teatrale “Pazzi in partenza” commedia
brillante in due atti per denunciare l’inadeguatezza del “Sistema OPG”, la cui
funzione primaria non è curativa ma contenitiva. I protagonisti decidono che
adesso sono loro a dover parlare di se stessi per non lasciare che siano sempre
gli altri a farlo e per ribellarsi contro l’ingiustizia delle proroghe che
procrastina il fine pena.
I risultati raggiunti, nonostante le innumerevoli difficoltà
burocratiche che hanno osteggiato il progetto, sono certamente ragguardevoli.
Gli internati dimostrano una maggiore consapevolezza delle proprie capacità
creative, hanno sviluppato un comune senso di appartenenza al gruppo ma
soprattutto hanno riacquistato fiducia in se stessi e nelle proprie
potenzialità.
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