Giuseppe Antonioli, ad della discarica
Tirrenoambiente di Mazzarrà Sant’Andrea, in provincia di Messina è
stato arrestato nel corso dell’operazione “Terra mia” condotta
dalla procura di Palermo che ha svelato un giro di mazzette legate
allo smaltimento dei rifiuti e ai controlli nelle discariche
siciliane.
Tra gli arrestati anche il nome più
noto di Domenico Proto, 48 anni, proprietario della ditta Oikos di
Misterbianco, in provincia di Catania. In manette anche i fratelli
Calogero e Nicolò Sodano, titolari della discarica Soambiente di
Agrigento.
Se qualcuno voleva ottenere le
autorizzazioni per ampliare le discariche o allargare i propri affari
doveva rivolgersi a Gianfranco Cannova, funzionario dell'assessorato
regionale Territorio Ambiente che, in cambio di denaro e regali
costosi e viaggi, rilasciava le autorizzazioni richieste per lo
smaltimento dei rifiuti in Sicilia.
Nel corso delle indagini la polizia ha
constatato che «questo settore amministrativo è caratterizzato da
una stratificazione normativa e da un complesso e macchinoso apparato
burocratico». Un complesso di norme che ha consentito al funzionario
infedele - dicono gli investigatori - nelle diverse fasi della
procedura amministrativa, di «giostrare» nella gestione delle
procedure connesse al rilascio dei provvedimenti, agevolando gli
imprenditori e preservandoli dall’ordinaria attività di controllo
e monitoraggio della pubblica amministrazione circa le modalità di
gestione delle discariche e dello smaltimento dei rifiuti,
consentendo loro in questo modo di bypassare indenni tutti i
controlli. Il quadro di corruzione emerso è molto grave, secondo gli
investigatori, in quanto ha messo a repentaglio la salute pubblica e
alla preservazione del territorio da gravi danni ambientali.
"La corruzione si annida
soprattutto - spiega Francesco Messineo procuratore capo di Palermo -
nella mancanza di controlli efficaci nella pubblica amministrazione.
Il funzionario non aveva un ruolo apicale, ma riusciva a controllare
e gestire le autorizzazioni per l'ampliamento e il funzionamento
delle discariche. Riusciva a dare anche consigli agli imprenditori
per superare i controlli disposti dall'amministrazione regionale".
Cannova alcuni mesi fa era finito nel
mirino dell'ex assessore Mariella Lo Bello, in particolare per la
convocazione, nel settembre 2008, di una conferenza dei servizi,
presieduta dallo stesso Cannova, che aveva rilasciato
l’Autorizzazione integrata ambientale per l’ampliamento della
discarica di Mazzarrà, omettendo la vicinanza al centro abitato di
Furnari. E, guarda caso, nell’ottobre del 2008 il funzionario
acquistava un’Audi A6 in Lombardia, in una concessionaria che
faceva riferimento a un amministratore della discarica in questione.
«Abbiamo così trasferito il funzionario e presentato una denuncia
sospettando un giro di tangenti per oliare alcune pratiche piuttosto
che altre, il tutto in un assessorato noto per le sue lentezze e le
improvvise accelerazioni», commentava la Lo Bello.
La collina della munnizza (libro
pubblicato nel 2012) nel riportare la cronaca relativa alla
concessione dell’Aia per un nuovo ampliamento della discarica di
Mazzarrà a pagina 61 riporta: «La seconda conferenza dei servizi si
tenne il 12 settembre del 2008 […] dal verbale della riunione
risulta che nell’occasione fu chiesto alla Tirrenoambiente dai
rappresentanti dell’Arpa di spiegare l’incongruenza di
informazioni circa la quantità di abbancamento dei rifiuti
rilasciato sulla precedente Aia nei confronti della ditta stessa. Il
punto doveva essere di una certa rilevanza visto che, come risulta
sempre dal verbale, sull’argomento ci fu un’ampia discussione sul
quale si erano bloccati i lavori della conferenza. L’intervento del
presidente Cannova [che evidentemente aveva fretta di concludere i
lavori, N.d.A.] con la dichiarazione che sull’argomento in
questione avrebbe preparato una memoria, pose fine al dibattito».
Quel motu proprio del presidente Cannova diede il via definitivo
all’Aia, oggi la procura di Palermo ci dice anche il perché.
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