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martedì 15 luglio 2014

Dubbi del Comune di Furnari sulle garanzie finanziarie della Comet Bio

L’articolo 4 del regolamento del presidente della Regione n. 48/2012 prevede tra i documenti richiesti alle imprese che intendono realizzare sul territorio siciliano impianti alimentati a FER (fonti di energia rinnovabile) e quindi, nel caso di Furnari, alla Comet Bio, anche l’“attestazione di Istituto di credito o Società a tale scopo abilitata ai sensi degli articoli 105 e 106 del decreto legislativo 1 settembre 1993, n. 385, e successive modifiche e integrazioni, resa anche attraverso lettera di “patronage”, di disponibilità a finanziare l’iniziativa e la sussistenza in capo al richiedente della capacità organizzativa e finanziaria per il suo sviluppo”.
La banca scelta a tale scopo da Blandina risulta, dalla documentazione allegata al progetto e trasmessa al Comune di Furnari il 23 aprile 2014, essere il Credito Cooperativo Antonello da Messina, con sede nella città dello Stretto, il cui capitale sociale è di 3.889.700 euro.
Dalla lettura di quella che, nelle intenzioni della cordata di “neo-imprenditori delle energie alternative”, dovrebbe essere la richiesta “lettera di patronage”, dove viene precisato “che la presente comunicazione non costituisce impegno della scrivente banca a finanziare la Vs. società [Comet Bio] e/o a prestare alcuna garanzia e/o impegno espresso o implicito in relazione all'effettivo reperimento delle risorse finanziarie eventualmente necessarie alla realizzazione del Programma”, emergerebbe, secondo quanto evidenziato dall’amministrazione furnarese in una richiesta di chiarimenti all’istituto bancario dell’11 luglio scorso, “una evidente contradditorietà in relazione alle garanzie […] offerte a favore della Comet Bio, a cofinanziare” l’opera, oltre a dubbi sull’effettivo “impegno in tal senso” dell’istituto messinese.
Per il Comune di Furnari tale “contraddittorietà” solleva interrogativi sulla “reale sussistenza delle garanzie fideiussorie in favore della Comet Bio”, per un progetto i cui costi sono stati stimati in quasi sei milioni di euro e solo in parte finanziabile con risorse pubbliche, ritenute incompatibili “con il patrimonio sociale effettivamente versato e sottoscritto” dall’istituto di credito.
Questi interrogativi, se non adeguatamente risolti dal Credito Cooperativo Antonello da Messina, potrebbero segnare un ulteriore punto a favore del no alla centrale?
Una risposta potrà darla solo la conferenza dei servizi del prossimo 22 luglio, che potrebbe riservare colpi di scena dell’ultimo minuto.

1 commento:

  1. in Italia non ci sono piu valori di vita.................la sola cosa che si cerca é ;denaro a recapito di tutto............vergogna

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