La conferenza dei servizi del 22 luglio scorso, la cui
determinazione conclusiva sostituiva “a
tutti gli effetti, ogni autorizzazione, concessione, nulla osta, o atto di
assenso comunque denominato”, ha disposto “di non luogo a provvedere sull’istanza prot n. 4122 del 23.04.2014 e,
per l’effetto, archiviare il procedimento”.
Era stata convocata per decidere se autorizzare o meno la
costruzione in contrada Maraffino di Furnari di una centrale a combustione di biomasse
da parte della società Comet Bio.
Tertium non datur.
E invece dal cilindro Blandina ha tirato fuori la rinuncia
alla procedura abilitativa semplificata (Pas), scompaginando le carte in tavola
e rimettendo in discussione una partita che per la Comet sembrava persa, viste
le numerose criticità e incongruenze del progetto rilevate, da più parti, in
corso di procedura.
Nei fatti Blandina ha rinunciato alla Pas, non certo al
progetto del suo “inceneritore” di biomasse.
Come dichiarato nel corso della conferenza stampa del 18
luglio, “il progetto va avanti. Le misure
di rimodulazione degli incentivi per la produzione di energia elettrica da
fonti rinnovabili che il governo nazionale è prossimo ad emanare, comporteranno
la modifica di alcune parti del progetto. Per questa ragione abbiamo chiuso
anticipatamente la Conferenza dei servizi da noi richiesta il 23 aprile 2014.
Impiegheremo questo ulteriore tempo a nostra disposizione per valutare
l’opportunità di realizzare l’impianto in un contesto diverso”.
Dimostrando un’oculata scelta di parole, non ha parlato di
luogo o posto diverso, ma di “contesto”, termine che – secondo la definizione
datane dal dizionario della lingua italiana – indica “Il complesso delle circostanze in cui nasce e si sviluppa un
determinato fatto”.
Non essendo ad oggi adottato un “provvedimento finale di natura decisoria” che tenga conto delle
criticità e incongruenze emerse e dei pareri comunque espressi dagli Enti
invitati alla Cds, le dichiarazioni della Comet Bio dovrebbero ingenerare il dubbio
nei cittadini di Furnari (e dei paesi vicini costituiti in comitato) che un
analogo progetto, magari di portata maggiore, non venga presentato in altra
sede e secondo procedure diverse.
Ma quali pareri sono stati espressi nella Cds di martedì e
quali ulteriori criticità sono state rilevate nel progetto Comet?
Dal verbale si evince come la Soprintendenza ribadisca la
bocciatura già espressa nella precedente seduta; l’assessorato regionale dell’Energia
ha ritenuto di non dovere di esprimere alcun parere; il Dipartimento delle
acque e rifiuti non sia in “grado di
esprimere alcun parere perché la società non ha completato gli atti depositati”;
l’assessorato Territorio e Ambiente ha comunicato che “dalla documentazione pervenuta emergono delle carenze circa alcuni dati
e/o informazioni necessarie per l’espletamento dell’eventuale parere […] e
pertanto chiede chiarimenti alla ditta”; il Genio civile “considerato che la volta precedente è stata
chiesta alla ditta la presentazione degli atti istruttori, rilevando che a
tutt’oggi non ha ottemperato a quanto richiesto, non è possibile procedere ad
esprimere alcun parere”; il Comando Regione Militare Sud, assente, ha
passato la palla al Comando delle Forze Operative di Difesa che comunicherà il
proprio parere tra 90 giorni; analogo comportamento da parte dell’Enac.
La Snam ricorda che successivamente al sopralluogo del 20
giugno, volto ad accertare se l’impianto non ricadesse nella fascia di rispetto
del gasdotto, aveva chiesto alla Comet “ulteriori
elaborati grafici” mai pervenuti; l’Arpa, non intervenuta, in una nota ha
precisato come abbia richiesto “ulteriori
informazioni ed integrazioni documentali relativamente all’approvvigionamento
di materie prime e impatto acustico”; il Comune di Furnari rilevate, tra le
altre, l’inadeguatezza e inaccessibilità della strada di collegamento,
l’incompatibilità dell’impianto con il vigente regolamento sanitario e la
vocazione agro-turistica del territorio, oltre a nutrire perplessità sulle
garanzie finanziare della società a copertura di danni ambientali, ha espresso
parere negativo; il sindaco ha inoltre evidenziato come “tra i dati indicati nel progetto ed i rilievi effettuati sul territorio
interessato” siano state riscontrate
“errate rappresentazioni dei luoghi”, riservandosi di valutare l’eventuale
perseguibilità della “falsa
rappresentazione dei dati progettuali”.
A quest’ultimo proposito l’art. 6 comma 4 del dlgs 28/2011
stabilisce che qualora il Comune riscontri l’assenza di una o più condizioni
per accedere alla Pas (tra le quali ad esempio, l’incompatibilità
dell’intervento con la destinazione urbanistica, l’insussistenza delle
condizioni di cui all’articolo 11 delle Linee Guida o false attestazioni dei
professionisti), “notifica
all'interessato l'ordine motivato di non effettuare il previsto intervento e, in caso di falsa attestazione del
professionista abilitato, informa l'autorità giudiziaria e il consiglio
dell'ordine di appartenenza”.
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