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mercoledì 30 gennaio 2013

Quella storia della "terra dell'energia alternativa "

Gia nell’aprile del 2012 il Noe di Catania aveva sequestrato l’impianto di trasformazione in energia elettrica del biogas annesso alla discarica di Mazzarrà Sant’Andrea perché, secondo la Procura della Repubblica di Barcellona P.G., sarebbe stato realizzato e messo in funzione dal 2008 senza le necessarie autorizzazioni ambientali, in violazione delle norme esistenti in materia, ovvero senza aver richiesto ed ottenuto l’autorizzazione alle emissioni in atmosfera derivanti dalla combustione del biogas, nonché senza inviare la comunicazione e i dati relativi al monitoraggio delle emissioni prescritte dalle norme vigenti.
L’impianto sequestrato ieri dalla Forestale – consegnato in custodia giudiziale al responsabile tecnico della Osmon S.p.a. – resta attivo per non determinare situazioni di criticità nel corpo della discarica. È stato inoltre disposto il divieto di cessione dell’energia prodotta, che grazie agli incentivi del Cip 6 frutta un bel po’ di quattrini.

Un business molto redditizio per la Tirrenoambiente. Solo nel 2011 dalle varie attività si sono ottenuti ricavi netti superiori ai 31 milioni di euro (con un incremento di oltre 10 milioni rispetto all’anno precedente), che hanno consentito ai soci di spartirsi circa un milione di euro di dividendi.

È inoltre attualmente pendente presso l'Assessorato Regionale Territorio e Ambiente una procedura di V.I.A. ex art.23 del D.lgs 152/2006 coordinata con la procedura A.I.A. art.l0 del D.lgs 152/2006 per il progetto di completamento di un impianto di smaltimento del percolato prodotto dalle discariche di Mazzarrà Sant’Andrea e Tripi e se si considerara l’ipotesi – tutt’altro che inverosimile – che la stessa Tirrenoambiente potrebbe mettere a disposizione il nuovo impianto al servizio di altre discariche, incrementerebbe ulteriormente il suo giro d’affari.
La decisione del Gip Anna Adamo è arrivata mentre sulla gestione della discarica di Mazzarà ad opera di Tirrenoambiente sono in corso diverse indagini da parte della Procura della Repubblica di Barcellona.

Il prossimo 26 febbraio 2013 si terrà l’udienza per il processo (n. 1833/08) a carico dell’amministratore delegato di Tirrenoambiente Pino Innocenti e dell’ex presidente del Cda Nello Giambò per avere omesso di predisporre strumenti idonei alla captazione del biogas, le cui esalazioni hanno arrecato danni e molestie alla popolazione di Furnari (art. 674 c.p.).

Unʼaltra inchiesta, per il reato di cui all’art. 256 del Codice dell’Ambiente (d.lgs. 152/2006), condotta dal Nucleo ecologico dei carabinieri (Noe) riguarda lʼeffettivo utilizzo dellʼimpianto di triturazione, imposto nel 2009 dalla richiamata circolare dellʼallora ministro Prestigiacomo come alternativa allʼimpianto di biostabilizzazione per evitare la chiusura della discarica. Il 28 giugno 2012 il Gip del Tribunale di Barcellona P.G. ha disposto l’imputazione coatta dell’amministratore delegato Pino Innocenti e la prossima udienza è fissata per il 5 giugno 2013.

Al centro delle inchieste penali sono finite anche le strane modalità attraverso cui la società ha ottenuto le autorizzazioni a costruire lʼimpianto fotovoltaico di contrada Castellacci, messe in evidenza dallʼinformativa Torrente (procedimento penale n. 7497/08) dei carabinieri del Ros. 

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