Il 10 gennaio scorso dodici piante di agrumi e un enorme albero di arancio, sono stati donati dal comune di Mazzarrà Sant’Andrea e dalla Tirrenoambiente al Vaticano
Gli alberi consegnati dal sindaco
Bucolo al segretario del Governatorato del Vaticano, monsignor
Giuseppe Sciacca (di origini catanesi e compagno di Bucolo
all’Università Pontificia) orneranno il viale che dai Giardini
Vaticani porta alla sede della Radio vaticana, mentre il grande
arancio verrà interrato accanto all'ulivo secolare donato dal
premier israeliano Benjamin Netanyahu «in segno di profonda
amicizia», nel viale degli Ulivi.
Delle arance erano state donate dal
comune a settembre, attraverso il segretario personale monsignor
Georg Genswein.
«Mazzarrà Sant'Andrea - ha affermato
il sindaco Bucolo - non può essere considerata terra di mafia, città
del malaffare, ma deve riappropriarsi della sua nomina di culla del
vivaismo agrumicolo e di terra dell'energia alternativa che grazie
alla società Tirrenambiente ha già realizzato un impianto
fotovoltaico e uno di biogas».
Chissà se a monsignor Sciacca e al più
famoso Padre Georg il sindaco ha raccontato anche che la sua tanto
decantata società partecipata deve le sue “fortune” alla scelta
operata nel lontano 2001 – dal suo predecessore Sebastiano Giambò
– di realizzare una discarica comprensoriale, che avrebbe dovuto
essere temporanea e invece, complice uno stato di continua “emergenza
rifiuti” e con l’avallo delle istituzioni, tra autorizzazioni
“stabilmente provvisorie”, proroghe e sopraelevazioni è invece
cresciuta fino a diventare la più grande e l’unica discarica
operativa dell’intera provincia di Messina. Un business che solo
nel 2011 alla Tirrenoambiente ha fruttato ricavi netti superiori ai
31 milioni di euro (10 in più dell'anno precedente), che hanno
consentito ai soci (pubblici e privati) di spartirsi circa un milione
di euro di dividendi.
A pochi passi dalla discarica esiste lʼabitato di Furnari ma nell’autorizzare la costruzione dell’invaso non è mai stato valutato, secondo legge, lʼimpatto sulle popolazioni vicine.
Sulla gestione della discarica di
Mazzarà ad opera di Tirrenoambiente sono attualmente in corso
indagini da parte delle Procure di Messina e di Barcellona. A cui
vanno aggiunti due recenti pronunciamenti del Tar di Catania che
hanno annullato i decreti regionali che ne autorizzavano
lʼampliamento.
Al centro delle inchieste penali sono
finite le strane modalità con cui la società ha ottenuto le
autorizzazioni a costruire lʼimpianto di biogas e lʼimpianto
fotovoltaico. Secondo i magistrati della Procura di Barcellona,
infatti, entrambe le autorizzazioni sono state ottenute violando la
legge.
Per questo il sostituto Giorgio Nicola
ha chiesto ed ottenuto il sequestro dellʼimpianto di biogas, poi
dissequestrato solo perché chiuderlo avrebbe potuto mettere a
rischio la sicurezza dello stesso impianto e delle persone che vi
lavorano. Lʼirregolarità delle procedura con cui è stata costruito
lʼimpianto fotovoltaico, invece, sono state messe in evidenza
dallʼinformativa Torrente del Ros dei Carabinieri.
Unʼaltra inchiesta alimentata dal Noe
dei Carabinieri riguarda lʼeffettivo pretrattamento dei rifiuti tal
quale, imposto nel 2009 da una circolare dellʼallora ministro
Stefania Prestigiacomo come alternativa allʼimpianto di
biostabilizzazione per evitare la chiusura della discarica.
La sentenza emessa al termine del
processo Vivaio, ha messo in evidenza, inoltre, come la discarica di
Mazzarà abbia costituito un business per la mafia locale grazie
allʼaiuto dei vertici di Tirrenoambiente: per concorso esterno in
associazione mafiosa a 14 anni di carcere è stato condannato Nello
Giambò, ex sindaco di Mazzarà, ex presidente della società mista
che per anni ha condiviso tutte le scelte aziendali con Innocenti; 16
anni di galera sono stati inflitti a Michele Rotella, imprenditore
che a Tirrenoambiente ha venduto i terreni su cui è sorta la
discarica e ha effettuato la gran parte dei lavori di movimento
terra; 5 anni di reclusione li ha presi Enzo Marti, uomo di fiducia
di Innocenti e direttore tecnico della discarica, divenuto dopo il
suo arresto collaboratore di giustizia.
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