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domenica 31 luglio 2011

In questo arido mese di luglio Bisognano è un vero fiume in piena e continua a vuotare il sacco della munnizza sulla testa di politici e affaristi


Bisognano controllava anche l’Ufficio tecnico del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea attraverso persone fidate o direttamente, è questa la novità emersa durante la nuova deposizione del 21 luglio scorso quando il pm Massara ha rivolto al collaboratore di giustizia domande nette e precise:

Massara: «Nel 2000 è giunto un finanziamento per la costruzione di una discarica comprensoriale, aprendo le porte ai rifiuti provenienti da Comuni differenti da Mazzarrà. Signor Bisognano, cosa è successo?».
Bisognano: «È stata bandita una gara d’appalto alla quale hanno partecipato diverse imprese. Nel contempo il prof. Melo Giambò ha nominato Renzo Mirabito come esperto ambientale del Comune. Le mie ditte non hanno partecipato, perché erano imprese artigiane e non avevano i requisiti. Ad aggiudicarsi l’appalto è stata la Ca.Ti.Fra. di Tindaro Calabrese, in Ati con la Costanzo di Santa Domenica di Vittoria. Ma la gara è stata pilotata perché la ditta vincitrice era vicina a Mirabito».

E come abbiamo già detto in precedenza  la ditta concorrente MDM voleva fare ricorso contro l’aggiudicazione.

«Voleva presentarlo la Mdm, ma sarebbero venuti fuori problemi come offerte anomale e mancanza di documentazione. Mi contattarono lo stesso prof. Giambò, Mirabito e il geometra Roberto Ravidà, presidente della commissione».

Bisognano incontrò in una fabbrica d’infissi di Barcellona Emanuele Caruso, della Mdm, e gli disse:

«Non c’è bisogno del ricorso, questa cosa ci interessa come rappresentanti barcellonesi di Cosa Nostra… La gara fu pilotata con la sospensione per uno o due giorni, la lista originale con le offerte fu sostituita con una fasulla firmata dal rappresentante della commissione».

«Ma come fa a saperlo?», ha chiesto Massara.
«Ero sempre presente all’ufficio tecnico del Comune di Mazzarrà, ero di casa», ha replicato Bisognano, indicando tra i referenti Giambò, Mirabito e Ravidà. «La Ca.Ti.Fra. si è occupata dello sbancamento e della costruzione dell’invaso». Altre ditte locali di movimento terra «dei lavori di impermeabilizzazione».

L’impianto, lo sappiamo, divenne operativo il 21 agosto 2001. «… in previsione di ulteriori lavori di ampliamento, come la costruzione delle piazzali di compostaggio, e in vista del progetto di realizzare quattro termovalorizzatori in Sicilia», la cosca decide di non chiedere il pizzo alla ditta aggiudicataria dell’appalto. «Abbiamo preferito il motto “lasciare oggi per avere domani”». Ovvero Bisognano scelse di preparare le basi per piazzare gli uomini giusti nei posti chiave dell’amministrazione di Mazzarrà. «Non a caso al sindaco Giambò è succeduto Navarra, legato al primo». Gli affiliati «lavoravano attraverso la ditta Rotella». Ma secondo il rappresentante di quest’ultima, la Ca.Ti.Fra. «non gli aveva pagato i lavori, ultimata la realizzazione. Tindaro Calabrese non aveva dato i soldi». Nel dicembre 2001 Bisognano ha preteso spiegazioni da Ravidà, a giudizio del quale «Mirabito si era appropriato di alcune somme, compreso il 2% da dare ai Mazzarroti». Poco dopo venne dato alle fiamme un autocompattatore della ditta Sangermano, collegata a Mirabito. «L’episodio non è stato denunciato, è stato mascherato come un cortocircuito. È seguita la decisione di Giambò di escludere Mirabito dai rapporti con la discarica».
Dopo aver parlato di fatture non corrisposte al clan per un ammontare di circa 250 mila euro e poi saldate con un accordo su 110 mila euro[1], nelle battute conclusive il collaborante si è soffermato altresì sui lavori di realizzazione della cosiddetta discarica “grande” di Tripi:

«Doveva eseguirli la ditta Pettina», anche se «l’impresa non ne aveva la capacità e non era accreditata presso la famiglia dei Barcellonesi».

«La Pettina senza chiedere niente presenta la sua offerta alla Giano Ambiente. Arrivano i primi mezzi nell’area di contrada Formaggiara. Lo prendo come un affronto e glieli faccio bruciare da Antonino Rottino e dai fratelli Trifirò. Allora mi viene a trovare Santo Gullo. Gli dico di riferire al responsabile della ditta che «se vuole eseguire i lavori lo può fare solo in presenza dell’esercito o dei carabinieri e che se continua lo accompagno da Tripi a Patti a suon di fucilate. Pettina si rivolge a Carmelo Messina, il quale mi chiede d’intercedere per la realizzazione del lavoro, siccome avevo fatto “negativa” a Santo Gullo, ma gli ripeto che se vuole fare i lavori li deve fare in compagnia dell’esercito… Da allora Pettina è scomparso e la Giano si è affidata all’impresa Rotella, che già aveva lavorato per MessinAmbiente alla costruzione della vecchia discarica di Tripi. La ditta pagava regolarmente le estorsioni sulla costruzione della discarica»

Tornando, invece, alla discarica comprensoriale di Mazzarrà sempre nel novembre 2002, secondo il racconto di Bisognano, erano «sorti problemi tra i Comuni di Mazzarrà e Terme Vigliatore» circa la costruzione della strada di accesso al sito, «tutta distrutta» tanto che gli autocompattatori «subivano danni e bisognava trainarli con i trattori». Il Comune di Mazzarrà «redige il progetto» della nuova strada, ma quello di Terme Vigliatore «non dà l’autorizzazione».

«Allora mi chiama il prof. Nello Giambò e mi chiede di dirimere questo contrasto… Mi viene creato un contatto con l’Amministrazione Gennaro di Terme Vigliatore e gli spiego che deve dare l’ok alla strada di accesso. Il sindaco di Mazzarrà era Navarra ma ci siamo visti nel pomeriggio al Comune, perché anche se il sindaco era Navarra, Giambò aveva le chiavi. Dopo quell’incontro fu concessa l’autorizzazione».

Incalzato dalle domande dei pm, il boss vuota il sacco anche sul progetto della nuova discarica:

«C’era una certa resistenza dei consiglieri comunali. Non si voleva trasformare Mazzarrà da città dei vivai in città della spazzatura».

L’attuale pentito disse al prof. Giambo: «Ora ma vidu io». Compì un attentato alla farmacia di Francesco Cannone, «poi presidente della TirrenoAmbiente e vicino alla minoranza consiliare». Furono esplosi colpi di pistola calibro 38 alla porta d’ingresso dell’esercizio e affondata una barca a Portorosa per dare un segnale a Cannone.

«Durante il successivo voto in Consiglio io c’ero. C’era anche il sindaco Navarra, ma non ricordo bene se c’era pure Giambò».

Guarda caso il progetto venne approvato.


[1] Dalle risultanze dell’indagine Scipione condotta dal Ros dei carabinieri nel marzo del 2007 si apprende che: “Particolare interesse investigativo destava l’unica fattura fornita, la n. 28 del 02.07.2002 emessa dall’Impresa Costruzioni e Movimento Terra di TRUSCELLO Teresa alla Società SANGERMANO Srl con la quale richiedeva il pagamento della somma di € 251.160,16, comprensiva d’IVA, relativa alla fornitura di materiale inerte arido (terra). Per detta richiesta di pagamento avvenivano una serie di comunicazioni tra l’impresa TRUSCELLO e l’impresa SANGERMANO. In particolare, l’impresa TRUSCELLO Teresa, in data 04.11.2002 e 10.12.2002 sollecitava attraverso comunicazioni scritte il pagamento della fattura n. 28 in considerazione che il termine di pagamento era scaduto da oltre 60 giorni. A detta richiesta, in data 27 novembre, replicava la SANGERMANO srl, al tempo rappresentata dal già citato INNOCENTI Giuseppino, la quale con comunicazione avente prot. 02SGE0646GI/SF restituiva all’impresa TRUSCELLO Teresa la fattura in argomento sostenendo che i quantitativi realmente forniti non corrispondevano a quelli riportati nel computo generale della fattura stessa, richiedendo pertanto di rimettere nuova fattura per la somma definitiva di € 110.000,00 comprensiva d’IVA. Il successivo 18.12.2007 l’impresa TRUSCELLO emetteva nuova fattura avente n. 47/02 per l’importo richiesto.”

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