L’indagine della Dda di Messina sui reati di gestione illecita di rifiuti, avvelenamento di acque, inquinamento ambientale e disastro ambientale
Dopo l'udienza preliminare conclusasi solo nella tarda serata di ieri, il gup del Tribunale di Messina, Salvatore Pugliese, ha deciso di rinviare a giudizio 16 dei venti indagati per il disastro ambientale della discarica di
contrada Zuppà a Mazzarrà Sant’Andrea.
Vanno a processo, che riprenderà il prossimo 9 luglio, tra ex amministratori della società Tirrenoambiente (oggi fallita, che l’ha gestita fino al novembre del 2014, anno in cui venne chiusa
per revoca delle autorizzazioni integrate ambientali concesse nel 2009, e
da allora in attesa di essere bonificata), sindaci del Comune di Mazzarrà e funzionari della Regione siciliana: Giuseppe Antonioli, Maurizio Bonasera, Roberto Campagna,
Francesco Cannone, Salvatore Cocina (attuale capo della Protezione
civile regionale), Maurizio Costa, Antonio Crisafulli, Antonia De
Domenico, Calogero Foti, Sebastiano Giambò, Dario Grussu, Francesco Lo
Cascio, Carmelo Navarra, Carmelo Pietrafitta, Alfio Raineri e Roberto
Ravidà. Prosciolti invece tutti i commissari liquidatori (Sonia Alfano, Pierluigi Biffo e Francesco Cucinotta). Esce da processo anche la fallita Tirrenoambiente (l'illecito amministrativo contestato è prescritto) in persona del curatore fallimentare, l'avvocato Angelo Vitarelli.
L’inchiesta, avviata dall’allora sostituta della Dda peloritana Rosanna Casabona, ha puntato i riflettori sulle vicende dell’ex discarica a partire dalla sua realizzazione fino all’ultimo sopralluogo del consulente tecnico del 6 luglio 2023. Vengono contestati i reati di gestione illecita di rifiuti, avvelenamento di acque, inquinamento ambientale e disastro ambientale.
Nelle precedenti udienze il gup aveva già ammesso quali parti civili i ministeri dell’Ambiente e della Salute, i Comuni di
Mazzarrà Sant’Andrea e Furnari, il Wwf, Legambiente, il Codacons, e
parecchi cittadini che abitano nelle vicinanze del sito di contrada Zuppà.
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