L’ipotesi
emergerebbe da un’informativa del Noe dei carabinieri del settembre
dello scorso anno dalla quale si evincerebbe “una fitta rete di
compiacenze di soggetti appartenenti ad organi statali, regionali e
provinciali” che avrebbe agevolato le attività di Tirrenoambiente
“La
Tirrenoambiente s.p.a in persona dei vari amministratore e legali
rappresentanti pro-tempore si sono avvalsi di una fitta rete di
compiacenze di soggetti appartenenti ad organi statali, regionali e
provinciali….gestendo enormi quantità di rifiuti in totale
difformità agli atti autorizzatori posseduti o addirittura in
assenza di essi ottenendo in tal maniera cospicui illeciti profitti…”
Questo è quanto
risulta da un’informativa, risalente al 30 settembre 2016, del Noe
dei Carabinieri (Nucleo Operativo Ecologico).
“Tutto il sistema
autorizzatorio rilasciato alla Tirrenoambiente – si legge
nell’informativa -, è stato rilasciato in violazione della
legislazione vigente altresì violando le basilari norme in materia
di appalti pubblici così riuscendo ad occultare i relativi guadagni
derivanti anche dall’immissione in rete di energia elettrica
prodotta dalla combustione del biogas prodotto dalla discarica….
Ogni singolo atto portato a compimento dai vari dirigenti della
Tirrenoambiente è il frutto di un complesso ed articolato progetto
criminale che ha permesso di realizzare una delle discariche più
grandi della Sicilia in un territorio estremamente vulnerabile
gestendo illecitamente ingenti quantitativi di rifiuti”.
Dall’informativa
risulterebbe anche che “che tutto quanto fatto sino a quel momento
dal comune di Mazzarrà Sant’Andrea, di fatto, aveva nel prefetto
di Messina Stefano Scammacca un regista, il quale aveva
“commissionato” la realizzazione della discarica nonostante sino
a quella data nessun provvedimento formale fu assunto dalla
prefettura”.
Il Noe avrebbe anche
accertato che sin dal 2001 che le autorità preposte al rilascio alle
autorizzazione e gli organi di controllo erano perfettamente a
conoscenza dell’inidoneità del sito ma il “Prefetto di Messina
dell’epoca era intenzionato ad assecondare le intenzioni del Comune
di Mazzarrà, disattendendo le indicazioni che gli provenivano
dall’organo tecnico istruttorio presso il suo ufficio”.
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