Come si legge nel testo che qui si riporta in maniera integrale "il Parlamento ha acquisito, sia in
Commissione d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre
associazioni criminali, anche straniere che in Commissione di inchiesta
sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti
ambientali ad esse correlati, tutta la documentazione relativa all'iter autorizzativo della discarica di Mazzarrà Sant'Andrea (Messina);
la discarica è stata autorizzata nel
primo modulo e nel primo ampliamento dalla Prefettura di Messina quale
commissario delegato alla gestione dei rifiuti e dal 2 marzo 2009, data
del decreto del direttore generale n. 200, per i successivi ampliamenti
dalla Regione Siciliana;
nell'ordinanza del commissario per i
rifiuti in Sicilia n. 2196 del 2 dicembre 2003, pubblicata sulla
Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana n. 8 del 20 febbraio 2004,
vengono stabiliti i criteri e modalità di presentazione delle garanzie
finanziarie relative alle attività di recupero e smaltimento dei rifiuti
pericolosi e non;
il prefetto di Messina con provvedimento
n. 1735.13.12/disc. dell'11 maggio 2005, nonostante il parere negativo
del commissario, trasferiva la titolarità della discarica dal Comune di
Mazzarrà Sant'Andrea alla società mista Tirrenoambiente, il cui socio di
maggioranza è il Comune stesso;
la società a prevalente capitale pubblico
Tirrenoambiente SpA, nata a seguito di gara d'appalto pubblica bandita
dal Comune di Mazzarrà Sant'Andrea per svolgere i servizi di igiene
ambientale, non ha mai svolto i servizi previsti in tale gara, ed ha tra
i soci le società pubbliche A2A e GE.SE.NU., oltre alla Paradivi
servizi (facente capo a tale Paratore), recentemente coinvolta
nell'operazione "piramidi";
in tale discarica la Tirrenoambiente ha
abbancato, nonostante i continui controlli della Provincia regionale di
Messina, dell'ARPA di Messina e della Aziende foreste di Messina, 30
metri in altezza di rifiuti in più di quanto autorizzato, per un totale
di circa un milione di metri cubi, senza alcuna segnalazione ad opera
dei funzionari incaricati;
nel procedimento penale n. 1682/14 RG
presso la Procura di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) inviato per
competenza alla Direzione distrettuale antimafia di Messina, tra le
persone indagate, oltre a un prefetto ed un prefetto vicario e alcuni
dirigenti regionali, ci sono anche taluni dirigenti in servizio che
ancora oggi siedono ai tavoli tecnici e partecipano alle conferenze di
servizio;
in detto procedimento penale,
l'informativa del nucleo operativo ecologico (NOE) dei Carabinieri parla
di "una fitta rete di compiacenze di soggetti appartenenti ad organi
statali, regionali e provinciali, che avrebbero dovuto operare
nell'interesse della Pubblica Amministrazione";
nonostante le riunioni, i tavoli tecnici,
le diffide e gli impegni presi dai progettisti e dai vertici della
società Tirrenoambiente, dal 2014 nessun progetto di chiusura e messa in
sicurezza risulta essere stato presentato;
il pericolo di sversamento di percolato,
di rischio esplosione e di crollo del corpo della discarica è stato
valutato come rischio reale durante le conferenze dei servizi presso il
Dipartimento regionale dei rifiuti di Palermo sin dal 2014, i cui
verbali sono stati inviati anche alla Prefettura di Messina;
detta discarica, posta ai margini di un
torrente per un'altezza di 130 metri, qualora dovesse crollare,
riverserebbe nello stesso torrente milioni di metri cubi di rifiuti che
finirebbero in mare, danneggiano tutta la zona, forse tutto il Sud
Italia, creando un disastro ambientale di proporzioni immense;
a parere degli interroganti, la
Prefettura di Messina, informata sin dal 2014 dei rischi, avrebbe dovuto
predisporre dei modelli di protezione civile per un immediato
intervento, cosa non avvenuta per lo sversamento di percolato che si è
protratto per 15 giorni;
a novembre 2015, su sollecitazione del
NOE, è stato indetto, su richiesta dell'Assessorato regionale
dell'energia e dei servizi di pubblica utilità, presso la Prefettura di
Messina un incontro per esaminare alcune criticità inerenti allo
smaltimento del percolato presso la discarica di Mazzarrà Sant'Andrea,
alla presenza dei dirigenti del Dipartimento regionale dei rifiuti,
della commissione straordinaria di gestione del Comune di Mazzarrà
Sant'Andrea, del presidente e l'amministratore delegato della
Tirrenoambiente (nominati dalla commissione straordinaria di Mazzarrà
Sant'Andrea), il direttore dell'ARPA e dirigenti dell'Azienda sanitaria
provinciale 5 di Messina; emergeva con chiarezza già all'epoca che,
anche dalle verifiche svolte dal NOE di Catania, in relazione alla
volumetria residua disponibile per lo stoccaggio del percolato,
sussisteva un potenziale grave pericolo di danno per l'ambiente, qualora
gli organi competenti non fossero intervenuti in via d'urgenza ed in
deroga alle ordinarie procedure;
in data 25 maggio 2016, la Regione
Siciliana, con nota inviata anche al prefetto di Messina, diffidava la
Tirrenoambiente e la commissione straordinaria di gestione del Comune di
Mazzarrà Sant'Andrea a porre in essere i necessari interventi volti ad
evitare l'insorgere di pericoli per l'ambiente, interventi non
realizzati, con la conseguenza dell'attuale sversamento di percolato ed
il risultante inquinamento delle matrici ambientali;
nella relazione di richiesta di proroga
del commissariamento del Comune di Mazzarrà Sant'Andrea, fatta in data
26 gennaio 2017, il prefetto di Messina ometteva di rappresentare questo
reale pericolo ambientale e le inadempienze della commissione
straordinaria del Comune e degli amministratori della Tirrenoambiente
(nominati dalla stessa commissione straordinaria);
a quanto risulta, successivamente a tale
richiesta di proroga la commissione straordinaria di gestione del
Comune, senza rappresentare nulla nella richiesta formulata dal prefetto
nella richiesta di proroga, poneva in liquidazione la società
Tirrenoambiente senza approvare i bilanci e senza obbligare i soci
privati a svolgere i servizi previsti in gara d'appalto;
la commissione straordinaria, nello
stesso periodo, proponeva il dissesto dell'ente comunale, senza che ci
fossero stati eventi finanziari imprevisti dal suo insediamento (ottobre
2015);
è bene ricordare che sin dal 2012 il
Consiglio comunale di Mazzarrà Sant'Andrea era commissariato da
dirigenti di Prefettura che ne hanno approvato i bilanci, gli stessi
bilanci che oggi portano il Comune al dissesto, e per il quale è
evidente una precisa responsabilità di tali soggetti e dell'ente che li
ha individuati (Prefettura di Messina);
considerato che, per quanto risulta:
negli ultimi mesi la situazione risulta
essere peggiorata drasticamente, tanto che il sindaco di Furnari
(Messina), Mario Foti, nel mese di marzo 2017 ha denunciato, attraverso
un esposto ai vertici regionali e alla Procure competenti, il grave
pericolo per le risorse idriche del Comune e le componenti ambientali
del territorio nel caso di fuoriuscita e sversamento al suolo del
percolato contenuto nelle vasche di contenimento della discarica di
Mazzarrà Sant'Andrea prossime all'esaurimento del loro volume;
nella denuncia il sindaco ha inoltre
ricordato le svariate segnalazioni precedenti proprio sullo stesso
argomento che non hanno portato a nessuna iniziativa finalizzata a
mettere in sicurezza ed a bonificare la discarica con le gravi
inadempienze da parte della commissione straordinaria di gestione del
Comune;
in data 7 aprile 2017, a seguito di uno
sversamento di percolato avvenuto nella discarica è stato indetto al
Dipartimento acque e rifiuti presso l'Assessorato regionale competente
un tavolo tecnico per affrontare la questione;
nell'incontro, così come da verbale
dell'Assessorato regionale datato 10 aprile 2017 protocollo n. 16775,
sono venute fuori gravi carenze: 1) non è ancora stata attivata
un'ordinanza di protezione civile per consentire il trasporto e lo
smaltimento negli appositi impianti di Lamezia Terme (Catanzaro) del
percolato accumulatosi nelle vasche biologiche; 2) le vasche della
discarica non sono più in grado di contenere i nuovi afflussi di
rifiuti. Una saturazione causata dal distacco delle pompe di
sollevamento che permettevano di emungere il percolato prodotto, per una
quantità di circa 20 metri cubi al giorno, dalla putrefazione dei
rifiuti accumulati nell'invaso che dal 3 novembre 2014 è sotto sequestro
per effetto dell'inchiesta giudiziaria della Procura di Barcellona
Pozzo di Gotto; 3) sia il Comune di Mazzarrà che la Tirrenoambiente
hanno dichiarato di trovarsi in grave situazione finanziaria e pertanto
non si troverebbero nelle condizioni di fronteggiare l'emergenza; è bene
sottolineare che la Tirrenoambiente pochi giorni prima dell'inizio
dello sversamento del percolato nel torrente ha pagato altre spese;
alla fine del tavolo tecnico la Giunta
regionale si è resa disponibile, con una delibera, a reperire i fondi
per affrontare l'emergenza; 15 giorni dopo tale riunione, con un
intervento tampone, si è proceduto a prelevare parte del percolato con
le somme messe a disposizione della Regione (300.000 euro), che
basteranno per circa 30 giorni a garantire il prelievo del percolato;
considerato inoltre che, a quanto risulta agli interroganti:
la vicenda della discarica, realizzata su
un sito alluvionale a ridosso di un torrente, negli anni ha visto
intrecciarsi interessi mafiosi ed interessi personali di chi gestiva la
società mista Tirrenoambiente, con la compiacenza di chi era deputato al
controllo, coinvolgendo anche molte istituzioni locali e la Prefetture
di Messina, come risulta dal procedimento penale n. 1682/14;
allo stato attuale, sia per la discarica
autorizzata dalla Prefettura di Messina, che per i successivi moduli
autorizzati dalla Regione Siciliana, sembrerebbero non esistere le
polizze fideiussorie obbligatorie previste dalla citata ordinanza del
commissario per i rifiuti in Sicilia n. 2196 del 2 dicembre 2003, in cui
vengono chiaramente stabiliti i criteri e modalità di presentazione
delle garanzie finanziarie per l'esercizio di attività di recupero e
smaltimento dei rifiuti previste dal decreto legislativo 5 febbraio
1997, n. 22;
gli stessi organi dello Stato, nella
fattispecie la Prefettura di Messina, che avrebbero dovuto richiedere e
custodire tali polizze, nonostante siano direttamente informati della
problematica, con atteggiamento dilatorio e nella consapevolezza di non
essere in possesso di dette polizze, non affrontano tale problematica;
allo stato attuale, la società a
prevalente capitale pubblico Tirrenoambiente SpA, oggi guidata da
soggetti nominati dalla commissione straordinaria che gestisce il Comune
di Mazzarrà Sant'Andrea sciolto per mafia, ha dichiarato che le somme
accantonate per la chiusura e messa in sicurezza della discarica, pari a
circa 50 milioni di euro, sono crediti di difficile esigibilità nei
confronti delle pubbliche amministrazioni, senza che detti dati siano
supportati da atti e dai bilanci 2014, 2015, 2016;
la commissione straordinaria ha
ratificato dette dichiarazioni dei vertici della società Tirrenoambiente
senza che ci fossero dati certi, in quanto i bilanci societari non sono
stati approvati, ed addirittura le bozze hanno il parere negativo del
collegio sindacale;
la commissione straordinaria ha
ratificato dette dichiarazioni dei vertici della società mista
Tirrenoambiente, nonostante qualche giorno prima che il percolato
fuoriuscisse dalla discarica, nella piena consapevolezza dello stato di
rischio in atto, stanti le comunicazioni agli enti ed i tavoli presso la
Prefettura di Messina, gli amministratori societari che lamentavano una
mancanza di liquidità avessero pagato altre spese piuttosto che far
fronte all'emergenza, fino allo sversamento del percolato e al
conseguente disastro ambientale;
tale comportamento, a giudizio degli
interroganti sconsiderato, non ha avuto alcuna conseguenza, neanche
amministrativa, da parte della commissione straordinaria che ha
l'obbligo del controllo sulla propria società Tirrenoambiente, che a
parere degli interroganti avrebbe dovuto quantomeno allontanare
immediatamente gli amministratori dalla stessa nominati, stante la falsa
rappresentazione della mancanza di denaro per provvedere al percolato
ed il conseguente disastro ambientale volontariamente procurato, così
come denunciato dal sindaco di Furnari;
a parere degli interroganti, tali fatti
inequivocabili e documentati pongono seri dubbi sia sull'attuale
gestione del Comune di Mazzarrà Sant'Andrea che della società i cui
amministratori sono stati individuati e nominati dalla commissione
prefettizia, oltre che su tutti quei soggetti istituzionali coinvolti,
quali la Prefettura di Messina, soggetti tutti al controllo del
Ministero dell'interno;
a parere degli interroganti, non resta
che constatare l'ennesima mancanza di soluzioni adeguate, tempestive ed
efficaci da parte delle competenti autorità deputate a preservare la
salute pubblica, e la cattiva gestione e la mancanza di controllo da
parte della Prefettura di Messina anche sull'operato di chi gestisce un
Comune sciolto per mafia dove lo Stato si è sostituito agli organi
elettivi e dovrebbe garantire il pieno rispetto delle regole e su cui
risultano ulteriori segnalazioni;
considerato infine che:
è sempre più evidente il rischio di una
contaminazione dell'ambiente, compreso l'avvelenamento dei pozzi
dell'acqua potabile che si trovano a valle della discarica e che servono
una popolazione di quasi 10.000 abitanti che, durante il periodo
estivo, arrivano a più di 30.000, oltre al rischio concreto, come più
volte rappresentato sin dal 2014 anche alla Prefettura di Messina, del
crollo del corpo della discarica, che riversandosi nel torrente e di
conseguenza nel mare, potrebbe creare il più grande disastro ambientale
della storia italiana;
a parere degli interroganti, la
Prefettura di Messina non può gestire tale situazione avendo già
permesso lo sversamento di circa 800.000 litri di percolato nel torrente
Mazzarrà, già arrivato in mare, mettendo a rischio la salute di
tantissime persone del comprensorio, anche per il consumo del pescato
locale, creando già un disastro anche sotto il profilo turistico di una
zona di alto pregio,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti;
se risulti che la Prefettura di Messina e
la commissione straordinaria di gestione del Comune di Mazzarrà
Sant'Andrea abbiano chiarito al Ministero dell'interno la loro posizione
in merito ai servizi previsti nella gara d'appalto per la costituzione
della società Tirrenoambiente SpA, se la Prefettura di Messina abbia
riscontrato e chiarito la posizione in merito al rispetto della legge
sulla custodia delle polizze fideiussorie e se abbia approntato un piano
di protezione civile in caso di crollo della discarica;
se risulti che la Prefettura di Messina e
la commissione straordinaria di gestione del Comune di Mazzarrà
Sant'Andrea abbiano verificato lo stato reale degli accantonamenti
obbligatori per legge per la chiusura e messa in sicurezza del sito; se
abbiano posto in essere azioni a seguito della diffida ad adempiere da
parte del Dipartimento regionale acqua e rifiuti prot. n. 23345 del 25
maggio 2016; se abbiano posto in essere azioni nei confronti degli
Amministratori della società mista; se abbiano verificato la situazione
economica nella società mista Tirrenoambiente;
se il Ministro dell'interno intenda
attivarsi al fine di verificare eventuali responsabilità da parte del
personale prefettizio sulla dichiarazione di dissesto del Comune di
Mazzarrà Sant'Andrea, stante che il Consiglio comunale è commissariato
da personale in carriera prefettizia sin dal 2012 e che la commissione
straordinaria è insediata dal 2015, e nelle dichiarazioni di dissesto si
analizzano i 5 anni precedenti;
se intenda attivarsi al fine di
verificare che la messa in liquidazione della società mista
Tirrenoambiente sia fondata su dati certi, vista la mancanza di bilanci;
quali iniziative intendano porre in
essere ai fini di attivare con la massima urgenza le dovute ispezioni ed
i dovuti provvedimenti per la salvaguardia della salute dei cittadini e
per scongiurare un'ulteriore emergenza ambientale."
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