Dopo il tentativo del 2002 con il
piano Cuffaro di quattro megainceneritori, il governo regionale ci
riprova. La conferma è nel parere rilasciato dall’assessorato
all’Energia e dei servizi di pubblica utilità al Ministero
dell’Ambiente sul piano inceneritori previsto dall’art. 35 della
legge 164 del 2014
È attualmente in corso una
consultazione per la esclusione dalla procedura di Valutazione
Ambientale Strategica (VAS) del piano nazionale per l’incenerimento
della parte residua dei rifiuti (Programma recante
l'individuazione della capacità complessiva di trattamento degli
impianti di incenerimento di rifiuti urbani e assimilati in esercizio
o autorizzati a livello nazionale, nonché l'individuazione del
fabbisogno residuo da coprire mediante la realizzazione di impianti
di incenerimento con recupero di rifiuti urbani e assimilati). La
consultazione VAS avrà termine a fine settimana.
Tra i pareri rilasciati, consultabili
sul sito internet del Ministero dell’ambiente all’indirizzo
http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/1609/2698,
rileva quello inviato lo scorso 8 aprile dall’assessorato
all’Energia e dei servizi di pubblica utilità della Regione
Siciliana, a firma del dirigente Domenico Armenio.
Con tale parere la Regione ha espresso
un altro parere favorevole alla proposta del governo Renzi di puntare
sul l’incenerimento parziale dei rifiuti e sul “recupero
energetico”.
Secondo quanto riportato dalla nota, la
pianificazione regionale siciliana dei rifiuti risulta “coerente”
con i contenuti del suddetto programma relativamente al “fabbisogno
residuo di incenerimento” pari a 685.099 tonnellate annue e alla
“necessità di preferire il recupero energetico dei rifiuti al loro
conferimento in discarica”.
Un valore, quest’ultimo, contestato
dalle associazioni ambientaliste perché costituirebbe la “prova
evidente di un mancato impegno per la raccolta differenziata”.
Le associazioni, in prima fila quelle
della valle del Mela in provincia di Messina, evidenziano infatti che
dall’esame del Rapporto Rifiuti stilato dall’Ispra (Istituto
Superiore per la protezione e ricerca ambientale) per il 2015
sembrerebbe proprio che la “nostra regione punti sul fallimento
della raccolta differenziata, perché tale sarebbe il raggiungimento
di un valore del 25%”.
Considerato anche il tempo necessario
per la realizzazione di tali infrastrutture, e ai risultati che
potrebbero ottenersi in tempi molto più brevi puntando seriamente
sulla raccolta differenziata, si comprende bene l’assurdità di
tale scelta sottolineano gli ambientalisti, denunciando “la
inammissibile esclusione dalla Valutazione Ambientale Strategica”.
Ma dove verrebbero costruiti questi
impianti?
Riferendosi alla previsione del
programma per la macroarea geografica Sicilia “sull’assoluta
necessità di localizzare sul territorio dell’Isola almeno n. 2
impianti di incenerimento di capacità pari al relativo fabbisogno”,
la nota dell’assessorato precisa che “in ragione dei principi di
῾prossimità’ e
῾autosufficienza’
relativi al recupero e allo smaltimento dei rifiuti la Regione
siciliana ritiene necessaria” la realizzazione di due impianti di
incenerimento da 200.000 tonnellate l’anno a Palermo e Catania, più
altri quattro impianti di portata compresa tra le 60.000 e le 80.000
tonnellate annue, da realizzarsi negli ambiti di Messina,
Enna-Caltanissetta, Ragusa-Siracusa e Agrigento-Trapani.
Secondo
le previsioni del governo regionale la proposta di realizzare sei
“impianti di incenerimento o di valorizzazione energetica
strategicamente dislocati in ambito regionale potrebbe avere effetti
positivi sulla qualità dell’aria in quanto la riduzione del flusso
veicolare in ambito regionale determinerebbe un contenimento delle
emissioni climalteranti dei mezzi utilizzati per la raccolta e il
trasporto dei rifiuti in relazione anche alla carente dotazione
infrastrutturale regionale e alla particolare conformazione
geografica e orografica del territorio siciliano”.
Nessun commento:
Posta un commento