Nicola
Dell’Acqua, dirigente del dipartimento nazionale di protezione
civile, e perito che – su nomina disposta dal Gip del tribunale di
Barcellona, Danilo Maffa, su richiesta dei pm Francesco Massara e
Giorgio Nicola – ha eseguito l’incidente probatorio sul rischio
inquinamento ed i difetti di progettazione e realizzazione alla base
dell’inchiesta sulla discarica di Mazzarrà Sant’Andrea ha recentemente depositato la sua relazione conclusiva.
La
perizia svolta dal tecnico – che aveva ricevuto ufficialmente
l’incarico a Febbraio – doveva accertare le condizioni
dell’impianto di contrada Zuppà e in particolare avrebbe dovuto
fornire riscontri sulle ipotesi investigative di rischio inquinamento
dei pozzi di contrada Lacco – che alimentano l’acquedotto di
Furnari – e del torrente Mazzarrà, a seguito dell’abbancamento di rifiuti, oltre il limite consentito e dei lavori di ampliamento,
realizzati in difformità delle autorizzazioni.
Il
perito, sottolineando che, «se non si interviene subito sulla
stabilità della discarica si potrebbero causare gravi danni per
l’ambiente» ha rilevato che nel sito di contrada Zuppà «ci sono
stati allestimenti di discarica non autorizzati effettuati dal 2006
in poi, con gravi mancanze sia da parte della direzione lavori che
dei collaudatori e non rilevati dagli enti di controllo», come Arpa,
Provincia e Regione che negli anni non hanno vigilato come dovevano
sulle attività della società Tirrenoambiente consentendo difformità
nella realizzazione delle opere e un abbancamento eccessivo di
rifiuti, mentre ha escluso
che allo stato le acque superficiali del torrente Mazzarrà e dei
pozzi idrici del comune di Furnari siti nelle immediate vicinanze,
siano inquinati.
I
progetti, consegnati nel 2007 dall’ingegner Roberto Campagna,
“riportano gravi errori”. Infatti «i profili consegnati non sono
idonei alle volumetrie richieste».
Omissioni
che hanno portato – come rileva Dell’Acqua – «dal 2006 in poi
nell’abbancamento dei rifiuti a non rispettare i profili
progettuali», tanto che anche in questo caso sono state evidenziate
le «gravi mancanze degli enti di controllo».
Altri
difetti nell’esecuzione sono «la conformazione del fondo discarica
e delle pareti» che risulterebbero «non conformi a quanto
progettato, con colpe dei direttori dei lavori e dei collaudatori».
Sarebbe
invece stata accertata la legittimità dell’impianto di trattamento
del percolato. Il perito durante la sua audizione, su domanda
dell’avvocato Tortora, legale della società partecipata del comune
mazzarrese, in ordine alle opere presenti in discarica e non
autorizzate, ha dovuto modificare le sue conclusioni. L'avvocato ha
prodotto un decreto dirigenziale della Regione, il Dds n. 1174 del
2013 firmato dal dottor Patella, con il quale contrariamente a quanto
riportato in perizia, l’impianto per il trattamento del percolato
risultava autorizzato.
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