Mazzarrà Sant’Andrea, in
provincia di Messina, una volta rinomata per essere la “città dei
vivai”, negli ultimi vent’anni, è divenuta – suo malgrado –
protagonista delle pagine di cronaca nera
Snodo nevralgico delle attività
criminali non solo estorsive, ma anche legate all’indotto
dell’imponente discarica presente sul suo territorio (oggi chiusa
agli autocompattatori dopo il sequestro ad opera della magistratura
dello scorso novembre) della locale cosca dei mazzarroti, una
delle articolazioni della famiglia mafiosa barcellonese,
riconducibile a “Cosa Nostra” siciliana e operante sul versante
tirrenico della provincia di Messina, Mazzarrà è stata recentemente
oggetto dell’attività di una commissione di accesso agli atti di
nomina prefettizia i cui esiti sono stati trasmessi al prefetto di
Messina e quindi al ministro dell’Interno che dovrà decidere sullo
scioglimento degli organi amministrativi.
L’indagine sfociata oggi
nell’operazione "Riciclo" della Guardia di Finanza e che
ha visto l’arresto del sindaco di Mazzarrà, Salvatore Bucolo, e di
tutti gli ex amministratori delegati della Tirrenoambiente (società
a capitale misto pubblico-privato) che si sono succeduti in questi
ultimi anni, Giuseppino Innocenti, Giuseppe Antonioli, Lorenzo
Piccioni, ex senatore forzista e membro della commissione ecomafie
(indagate anche altre sei persone, tra i quali dipendenti pubblici o
ex amministratori, indagati per abuso e omissione d'ufficio, e anche
l’ex presidente del Cda di Tirrenoambiente Antonello Crisafulli, la
cui nomina era stata voluta dal sindaco Bucolo), era stata avviata
dall’ex sostituto procuratore di Barcellona Pozzo di Gotto (Me)
Francesco Massara oggi a Messina. Per loro l'accusa, secondo quanto
riportato dall'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del
Tribunale barcellonese, è di peculato e corruzione.
I fatti riguarderebbero quel debito
milionario vantato dal Comune di Mazzarrà Sant’Andrea nei
confronti della sua partecipata per il mancato pagamento
dell’eco-indennizzo – frutto di quella scelta dell’ex sindaco
mazzarrese Nello Giambò (condannato in secondo grado nel processo
"Vivaio" alla mafia delle discariche) di trasformare l’ex
città dei vivai nella pattumiera di mezza Sicilia.
Soldi che sarebbero dovuti andare a
beneficio delle casse comunali – per mitigare i danni ambientali
derivanti dall’impatto che la presenza della discarica sul
territorio comportava ai residenti – e che Tirrenoambiente non
avrebbe versato.
Secondo quanto emerso dalle indagini
della Guardia di Finanza, gli ex amministratori Piccioni, Antonioli e
Innocenti avrebbero omesso di versare al comune due milioni e
ottocento mila euro di cui circa un milione e cinquecento mila euro
oggetto di un indebito accordo transattivo con l’ente locale.
Dal marzo 2007 poi la Tirrenoambiente
avrebbe illegittimamente rideterminato l’eco-indennizzo riducendolo
di quasi il cinquanta per cento, mantenendo tale nuovo importo sino
al novembre 2014, e causando così un danno patrimoniale al comune di
oltre dodici milioni e mezzo di euro, quali somme mai riscosse nei
confronti degli altri Comuni conferitori.
Per il ruolo svolto nell’ingranaggio
illecito, Salvatore Bucolo avrebbe incassato una mazzetta di 33.000
euro. Sempre il primo cittadino avrebbe ingannato l'anziano parroco
della Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Mazzarrà, l'ottantenne
don Andrea Catalano, facendo richiedere al sacerdote soldi a
Tirrenoambiente per la parrocchia per poi – secondo i magistrati –
intascare parte dei soldi.
Accertamenti bancari, attività
tecniche, perquisizioni domiciliari e sequestri, hanno permesso
inoltre di segnalare sponsorizzazioni e contributi ad associazioni
sportive e culturali, concessi al fine di ottenere la connivenza di
chi avrebbe dovuto vigilare sulla corretta gestione della stessa
Tirrenoambiente.
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