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martedì 8 settembre 2015

Operazione Riciclo, manette per il sindaco di Mazzarrà e gli ex vertici di Tirrenoambiente

Mazzarrà Sant’Andrea, in provincia di Messina, una volta rinomata per essere la “città dei vivai”, negli ultimi vent’anni, è divenuta – suo malgrado – protagonista delle pagine di cronaca nera

Snodo nevralgico delle attività criminali non solo estorsive, ma anche legate all’indotto dell’imponente discarica presente sul suo territorio (oggi chiusa agli autocompattatori dopo il sequestro ad opera della magistratura dello scorso novembre) della locale cosca dei mazzarroti, una delle articolazioni della famiglia mafiosa barcellonese, riconducibile a “Cosa Nostra” siciliana e operante sul versante tirrenico della provincia di Messina, Mazzarrà è stata recentemente oggetto dell’attività di una commissione di accesso agli atti di nomina prefettizia i cui esiti sono stati trasmessi al prefetto di Messina e quindi al ministro dell’Interno che dovrà decidere sullo scioglimento degli organi amministrativi.
L’indagine sfociata oggi nell’operazione "Riciclo" della Guardia di Finanza e che ha visto l’arresto del sindaco di Mazzarrà, Salvatore Bucolo, e di tutti gli ex amministratori delegati della Tirrenoambiente (società a capitale misto pubblico-privato) che si sono succeduti in questi ultimi anni, Giuseppino Innocenti, Giuseppe Antonioli, Lorenzo Piccioni, ex senatore forzista e membro della commissione ecomafie (indagate anche altre sei persone, tra i quali dipendenti pubblici o ex amministratori, indagati per abuso e omissione d'ufficio, e anche l’ex presidente del Cda di Tirrenoambiente Antonello Crisafulli, la cui nomina era stata voluta dal sindaco Bucolo), era stata avviata dall’ex sostituto procuratore di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) Francesco Massara oggi a Messina. Per loro l'accusa, secondo quanto riportato dall'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale barcellonese, è di peculato e corruzione.
I fatti riguarderebbero quel debito milionario vantato dal Comune di Mazzarrà Sant’Andrea nei confronti della sua partecipata per il mancato pagamento dell’eco-indennizzo – frutto di quella scelta dell’ex sindaco mazzarrese Nello Giambò (condannato in secondo grado nel processo "Vivaio" alla mafia delle discariche) di trasformare l’ex città dei vivai nella pattumiera di mezza Sicilia.

Soldi che sarebbero dovuti andare a beneficio delle casse comunali – per mitigare i danni ambientali derivanti dall’impatto che la presenza della discarica sul territorio comportava ai residenti – e che Tirrenoambiente non avrebbe versato.
Secondo quanto emerso dalle indagini della Guardia di Finanza, gli ex amministratori Piccioni, Antonioli e Innocenti avrebbero omesso di versare al comune due milioni e ottocento mila euro di cui circa un milione e cinquecento mila euro oggetto di un indebito accordo transattivo con l’ente locale.
Dal marzo 2007 poi la Tirrenoambiente avrebbe illegittimamente rideterminato l’eco-indennizzo riducendolo di quasi il cinquanta per cento, mantenendo tale nuovo importo sino al novembre 2014, e causando così un danno patrimoniale al comune di oltre dodici milioni e mezzo di euro, quali somme mai riscosse nei confronti degli altri Comuni conferitori.
Per il ruolo svolto nell’ingranaggio illecito, Salvatore Bucolo avrebbe incassato una mazzetta di 33.000 euro. Sempre il primo cittadino avrebbe ingannato l'anziano parroco della Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Mazzarrà, l'ottantenne don Andrea Catalano, facendo richiedere al sacerdote soldi a Tirrenoambiente per la parrocchia per poi – secondo i magistrati – intascare parte dei soldi.

Accertamenti bancari, attività tecniche, perquisizioni domiciliari e sequestri, hanno permesso inoltre di segnalare sponsorizzazioni e contributi ad associazioni sportive e culturali, concessi al fine di ottenere la connivenza di chi avrebbe dovuto vigilare sulla corretta gestione della stessa Tirrenoambiente.  

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