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domenica 12 luglio 2015

Il caos nella gestione dei rifiuti siciliani? Angelini ne spiega criticità e inghippi

La Sicilia incapace di gestire l’emergenza rifiuti, senza adeguate soluzioni presto potrebbe essere il caos. Niente proroga fino al 31 dicembre per gli Ato rifiuti e quindi il14 luglio, per i carrozzoni che tanto danno hanno fatto dovrebbe scriversi la parola fine. Il presidente della Regione Rosario Crocetta, sperava tanto nell'ennesima proroga fino a fine anno, ma dal ministero dell'Ambiente arrivano cattive notizie che potrebbero trascinare l'intera isola nell'emergenza proprio nel bel mezzo dell'estate.
Ma non si tratterebbe di un’emergenza dovuta a cause fortuite e imprevedibili, ma il frutto marcio di una gestione (o meglio di una non gestione) dei rifiuti “inestricabile” che nel corso degli ultimi due decenni si è trasformata in un pozzo senza fondo che ha prodotto disservizi e divorato risorse economiche. Un grande buco nero che ha inghiottito soldi pubblici senza soluzione di continuità dal governo Cuffaro al governo Crocetta, passando per quello Lombardo, costituendo «una posta occulta» da 1,8 miliardi di euro nei bilanci di Comuni e Regione.
Il professor Aurelio Angelini, docente di sociologia dell’ambiente e del territorio all’Università degli Studi di Palermo l’ha definita “una matassa arruffata” messa in piedi da “politici e dirigenti incapaci e corrotti”, illustrandone dieci “criticità e inghippi”.
A partire dal fatto che «la Sicilia è l'unica regione che non dispone di un Piano “Ordinario” dei rifiuti», previsto dall’art. 199 del d.Lgs 192/2006 e dall’art.9 della legge reg. 9/2010, «strumento principe per la programmazione e la gestione del "ciclo della valorizzazione industriale dei rifiuti",e per tale inadempienza non potremo utilizzare i fondi europei perché non disponiamo di questo strumento».
Quello pubblicato sul sito web del dipartimento Regionale dei Rifiuti, il "Piano di gestione di rifiuti urbani" di “rango amministrativo emergenziale” e relativo ai soli urbani, senza Piano delle Bonifiche, piano dei rifiuti speciali e speciali pericolosi, secondo il docente palermitano «non è stato mai emanato dal Commissario delegato e non è mai stato pubblicato in GURS, procedure queste indispensabili per poter sostituire nell’emanazione del Piano, un organo costituzionale come la regione e rendere pubblica, e quindi, anche impugnabile la vigenza di questo strumento».
Non avrebbero i requisiti stabiliti dalla legge regionale 3/2013 neanche i «duecento “Piani di Raccolta Comunali” presentati e approvati dal dipartimento dei rifiuti. «La stragrande maggioranza delle 18 SRR, non hanno emanato il Piano di gestione d’ambito, al quale dovevano attenersi gli ARO, per la redazione dei "Piani di Raccolta" per una gestione unitaria e integrata (l’ARO è un’istituzione giuridica non prevista dalla legge e introdotta surrettiziamente amministrativamente). Difatti la legge regionale 3/2013 dispone che i Comuni possono provvedere ai soli “Piani di Raccolta” che devono essere coerenti con il Piano d’ambito della SSR e redatti in base agli obiettivi di legge della raccolta differenziata, ed inoltre, stabilisce che per essere approvati dalla regione, i “Piani di Raccolta”, devono essere “allineati” al Piano d’ambito delle SRR e che tali piani, non devono comportare nuovi oneri. Ebbene – continua Angelini – nessun piano economico è stato presentato correttamente, in quanto non vengono indicati tutti i costi reali che i comuni dovranno sostenere per la gestione dei rifiuti: a) oneri per il Piano di Raccolta; b) oneri pro-quota dei Comuni per la partecipazione obbligatoria alle SRR; c) oneri pro-quota del debito delle Società d’ambito in liquidazione di cui i comuni sono soci. Queste tre voci concorrono a stabilire il costo complessivo su cui il Comune dovrà stabilire la TARSU/TIA/TARI».
Con un sistema «bloccato – da due decenni – per la realizzazione degli impianti pubblici necessari alla gestione dei rifiuti e le richieste di autorizzazione dei privati», e un sistema autorizzatorio che non risponde, «con le sole eccezioni raccontate dalla cronaca giudiziaria», il 90% circa dei rifiuti finisce in discarica, «per lo più non conformi alla legge» e «autorizzate, attraverso discutibili ordinanze emergenziali, ad "abbancare" fuori "colmatura" e nonostante ciò, per la mancata programmazione e realizzazione dell'impiantistica, tra pochi mesi il caos riguarderà tutta la Sicilia».
Impietosa l’analisi di Angelini sullo sperpero di risorse pubbliche stanziate per bonifiche, commissariamenti e sulla fallimentare gestione degli Ato «almeno 200 milioni di euro sono stati spesi per le bonifiche delle discariche abbandonate che incombono sui corpi idrici dell’Isola (circa 1000 discariche) e nessuna di queste è stata mai bonificata, ma nel contempo un comitato d’affari si è spartito incarichi e consulenze.
Più di un miliardo di euro sono stati sprecati dai regimi commissariali: rifiuti, acque e dissesto idrogeologico, i vari responsabili hanno fatto sfolgoranti carriere e acquisito pensioni d’oro, ma i risultati sono: il dissesto del territorio si è accentuato, i rifiuti ci sommergono e siamo in procedura d’infrazione per la mancata depurazione delle acque».
«La situazione debitoria delle Società d’ambito, in cui operano dodicimila dipendenti il doppio di quelli necessari, a giugno 2015 ha raggiunto 1,3 miliardi di euro. I Comuni dovranno assumere attraverso gli ARO il doppio del personale necessario, ripianare la situazione debitoria pro-quota, oltre a contribuire ai servizi delle SRR e ai costi dei Piani di Raccolta (nella migliore delle ipotesi i costi per i cittadini contribuenti verranno raddoppiati)».
Con un’evasione al 52% «chi paga si fa carico due volte – conclude Angelini – in quanto gli evasori gravano sul bilancio del Comune e sulla fiscalità generale», senza dimenticare che, a partire da quest’anno, il Dl 78/2015, in vigore dal 20 giugno 2015 ha stabilito che tra le componenti di costo della tassa sui rifiuti vanno «considerati anche i mancati ricavi della tassa sui rifiuti, relativi a crediti risultati inesigibili con riferimento ai precedenti “regimi”».

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