Riesplode lo scontro sulla gestione
delle discariche private in Sicilia
In questi giorni la situazione della
gestione dei rifiuti siciliana è stata oggetto della visita da parte
della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti.
In precedenza, nel 2010, la
Commissione aveva approfondito la “questione Sicilia” e la
situazione di emergenza allora presente, verificando alcune
situazioni di grande criticità che riguardavano la gestione dei
rifiuti.
Nello specifico – occupandosi la
commissione di illeciti collegati al ciclo dei rifiuti, quindi non
solo di carattere ambientale amministrativo ma anche su eventuali
infiltrazioni della malavita organizzata – venne rilevata una
situazione molto problematica per quanto riguardava l'indebitamento
degli ATO, che rasentava gli 800 milioni di euro, e per la presenza
di impianti dove erano state realizzate importanti indagini
sull'infiltrazione di malavita organizzata. Alcune di quelle
discariche finite sotto la lente dei commissari sono ancora ancora
oggetto di discussione nel messinese e nel catanese.
Nell'ambito dell'approfondimento che la
Commissione sta svolgendo sulla Regione siciliana, è stato ascoltato
– il 23 febbraio scorso – anche l'ex assessore Nicolò Marino.
Da magistrato ad assessore
Marino, era magistrato presso la Dda di
Caltanissetta, quando venne chiamato da Rosario Crocetta a guidare
l'assessorato all'Energia e ai servizi di pubblica utilità della
Regione siciliana – autorizzato dal Consiglio superiore della
magistratura il 12 dicembre del 2012 – e ha ultimato l’incarico
di governo il 14 aprile 2014.
Il contenuto della sua audizione è
dirompente, e una parte importante riguarda la situazione di
monopolio nella gestione delle quattro grandi discariche private.
Cosa si proponeva di fare Marino non
appena insediato?
«Innanzitutto capire nel settore
dei rifiuti, di cui mi ero anche occupato come magistrato, alcune
problematiche che avevano determinato una situazione di monopolio
nella gestione delle quattro discariche private, Catanzaro
Costruzioni a Siculiana, Oikos a Catania, Sicula Trasporti a Catania,
Mazzarrà Sant'Andrea in quel di Messina.
Si era arrivati a una
situazione di questo tipo perché le discariche pubbliche, sempre e
comunque mal gestite, erano pressoché esaurite; quindi vi era un
vero e proprio monopolio in tutto il territorio siciliano.
Per assumere le decisioni per quanto
riguardava i giudizi instaurati per la vicenda dei termovalorizzatori
dalle quattro capogruppo delle ATI che avevano firmato le
convenzioni, innanzitutto cercai di capire la situazione; la quale
era assolutamente chiara: vi era un problema serissimo nei profili
autorizzativi in capo all'Assessorato al territorio ambiente, che
avevano determinato quello stato di monopolio delle discariche.
Con la legge n. 3 del 2013,
in pochi giorni riuscimmo da un lato a prorogare per l'ultima volta
gli ATO, perché poi fui io a mettere fine agli ambiti ottimali e a
quel tipo di gestione, togliemmo l'AIA all'Assessorato al territorio
e ambiente, perché il problema era lì, in quanto avevamo capito che
il profilo autorizzativo aveva determinato anche situazioni di
illiceità, tanto che i lavori della Commissione costituita vennero
fatti propri anche dal G.I.P. di Palermo quando è intervenuto sul
sequestro della discarica Oikos di Catania e dall'autorità
giudiziaria di Barcellona Pozzo di Gotto che è intervenuta per
Mazzarrà.
Quando intervenne però
Barcellona io già ero andato via, ma i lavori erano stati fatti
sotto la mia gestione. Non avevamo la sfera magica e vi racconto un
particolare. All'inizio neanche l'assessore al ramo si rese conto di
quello che stavamo facendo, quando se ne resero conto ci fu una
levata di scudi: molti dipendenti, compreso quel Canova che poi è
stato arrestato per corruzione dall'Autorità giudiziaria di Palermo,
decisero di trasferirsi al Dipartimento acque e rifiuti, perché
evidentemente pensavano di poter continuare una gestione similare, e
chiaramente noi non abbiamo ascoltato.
Devo dire da subito, perché
questa è stata una querelle durissima, che l'Assessorato al
territorio e ambiente, direttore generale Gullo, assessore Lo Bello
resistettero per la trasmissione degli atti che riguardavano l'AIA,
tanto che dopo quattordici mesi non avevamo ancora avuto gli atti».
«AIA e VIA –
continua l'ex assessore – erano chiaramente inglobate
nell'Assessorato al territorio e ambiente, io dirigevo l'Assessorato
all'energia, di cui faceva parte il Dipartimento acque e rifiuti
oltre che il Dipartimento energia. Chiaramente togliendo l'AIA
eravamo i gestori del procedimento e anche della programmazione che
doveva riguardare le varie discariche. Questa fu per noi la conferma
dei grossi problemi che si erano verificati».
Marino prosegue la sua relazione e,
dopo una parentesi dedicata alla “vicenda termovalorizzatori”, ha spiegato quali erano i suoi
programmi per quanto riguardava il resto del settore della regione
siciliana in materia di rifiuti.
Il monopolio delle discariche
private
«Si voleva innanzitutto iniziare a
bilanciare il monopolio dei privati nella gestione delle discariche,
perché era una situazione surreale: il gestore privato, dimentico di
esercitare un servizio di interesse pubblico (intervenni poi con una
circolare in materia), chiudeva la discarica al comune che non
corrispondeva il prezzo alle condizioni talvolta dovute a richieste
unilaterali di modifica contrattuale da parte del gestore.
Avveniva il surreale che
Monreale andava ad abbancare a Catania, quindi gli autocompattatori
viaggiavano, con buona pace della tutela ambientale, per tutto il
territorio siciliano proprio per questa ragione. Qualche sindaco nel
messinese (non me ne vorranno se ci sono deputati del messinese) un
po’ ci ha marciato a non pagare i prezzi di conferimento, però in
gran parte il problema era serio e, come sapete, ha determinato
l'indebitamento degli ATO e di tutti i comuni.
Viene dichiarata l'emergenza,
il 20 dicembre del 2013 riusciamo a pubblicare tre bandi per tre
discariche. Sapevamo già la situazione di Mazzarrà Sant'Andrea,
perché avevamo un monitoraggio e prescindendo dai lavori della
Commissione sapevamo cosa sarebbe accaduto, quindi uno a Messina,
Enna abbancava a Catania, quindi Enna, dovevamo creare una
concorrenza su Siculiana e quindi ripotenziare Gela, non perché
fosse la terra di provenienza del presidente della regione, ma perché
logisticamente si imponeva di intervenire lì.
[…] E Gela. Attenzione, facendo
piattaforme pubbliche, quindi non solo la vecchia discarica, ma un
impianto dotato di quello che dal 2003 era un obbligo di legge,
dimenticato in gran parte del territorio nazionale e sicuramente in
Sicilia, cioè la biostabilizzazione».
Dopo avere approfonditamente parlato
della necessità avvertita di fare impianti, termovalorizzatori,
riciclo dei rifiuti ecc., Marino riprende la questione delle quattro
discariche private.
La commissione
«Nel frattempo dovevo formalizzare
lo stato dell'arte per le quattro discariche private, quindi
costituisco una commissione composta dal mio vice capo gabinetto, il
dottor Buceti, un vicequestore che era alla DIA a Caltanissetta con
cui avevo collaborato quando ero magistrato, dall'ingegnere Pace e si
avvale della presenza di una straordinaria dirigente dell'ARPA
Palermo, la dottoressa Di Franco, che sotto il profilo tecnico ha
dato un apporto non indifferente ai lavori della commissione».
Commissione che – come sappiamo –
ha focalizzato la sua attenzione sulle procedure amministrative che
hanno determinato apertura e ampliamenti delle discariche di
Siculiana (Catanzaro), Motta Sant'Anastasia (Oikos), Grotte San
Giorgio (Sicula rasporti) e Mazzarrà Sant'Andrea (Tirrenoambiente).
Marino tuttavia per gli aspetti più delicati chiede e ottiene di
secretare la seduta.
«Quello che era emerso –
racconta Marino a microfoni di nuovo aperti – e che ci
aveva imposto il trasferimento dell'AIA dall'assessorato territorio e
ambiente al mio assessorato era assolutamente corretto, e
collegandomi con la vicenda di Astro è chiaro che loro sapevano che,
se non fosse intervenuto il Governo nazionale e il Ministro
dell'ambiente, avrebbero avuto l'ennesima autorizzazione, perché
tutte le procedure autorizzative, come vedrete anche per le relazioni
di Oikos e di Mazzarà, sono assolutamente surreali, dal mio punto di
vista non solo responsabilità amministrative, ma anche
responsabilità penali, ma questo non competeva a me valutarlo né
allora, né oggi, è una mia valutazione extra ordinem.
Passiamo a Oikos. Almeno
Catanzaro gestiva la discarica in maniera corretta nel rispetto della
normativa ambientale, invece Oikos era un disastro, tanto che
trasmisi gli atti, perché se ne occupava la procura di Palermo
perché le autorizzazioni erano state rilasciate a Palermo, quindi la
competenza territoriale era di quella procura, ma per eventuali reati
ambientali la competenza è di Catania e infatti sia per Mazzarrà
che per Oikos furono trasmessi alla rispettiva autorità giudiziaria
anche agli atti della relazione. Credo ci siano dei procedimenti,
però non posso aggiungere altro.
Per quanto riguarda Oikos
furono revocate tutte le autorizzazioni precedenti, c’è un
problema di post mortem, una situazione gravissima anche sotto il
profilo della tutela ambientale».
Conclusa la
relazione di Marino e lasciato spazio ai quesiti e osservazioni degli
altri commissari, interessante si rivela un intervento del presidente
Bratti a proposito di Mazzarrà e Tirrenoambiente.
«Abbiamo parlato molto di questo
gestore del gruppo Catanzaro, Sicula Trasporti, però nella scorsa
legislatura (ma anche oggi rimangono problemi aperti) è emersa la
questione di Mazzarrà Sant'Andrea ed i rapporti con la società
Tirrenoambiente che dire discussa è poco. Abbiamo Sicula Trasporti,
Oikos, Mazzarrà Sant'Andrea, Siculiana. Vorrei conoscere il suo
punto di vista su questa di Mazzarrà Sant'Andrea e della
Tirrenoambiente.
Non so se ci siano delle
indagini in corso, si ipotizzano abnormi ampliamenti delle discariche
che, come lei ha segnalato, non sono ampliamenti, ma sono veri e
propri nuovi invasi. Sarà cura del nostro lavoro di approfondimento
in Sicilia capire se questo fosse un modo per rispondere a una
situazione di emergenza o sotto vi fosse anche altro, come mi sembra
si ipotizzi anche da alcune sue dichiarazioni. Queste erano le cose
che tenevo a sottolineare».
Marino, per la struttura nel messinese,
non dà molti dettagli, ma fa comunque dei riferimenti molto
interessanti.
«Molte delle risposte alle domande
poste – dice Marino – le
troverete nelle relazioni che sono assolutamente tecniche e molto
importanti.
A proposito della proprietà
delle discariche, vi leggo alcuni passaggi per le vasche V1 e V2 di
Catanzaro: «Il progetto per la realizzazione delle vasche V1 e V2 in
ampliamento della vasca esistente VE è stato approvato dalla
Prefettura di Agrigento in data 05/12/2001 in difformità al divieto
di autorizzare discariche che non fossero a titolarità e gestione
pubblica, ai sensi dell'articolo 5, comma 2, dell'OPCM n. 2983 del
1999». Questa stessa cosa la troverete anche per altre parti.
Nel 2005 o 2006 ci fu una
modifica di questa norma che impediva di autorizzare e far gestire
discariche ai privati, quindi molte delle autorizzazioni furono
rilasciate palesemente in violazione dell'ordinanza della Presidenza
del Consiglio dei Ministri.
Mazzette alla Regione
Mazzette alla Regione
E quando alla
domanda del deputato Stefano Vignaroli «se il funzionario Cannova
poteva aver agito da solo, se ci fosse il coinvolgimento anche di
gente tipo Sansone...», Marino risponde:
«Cannova è una piccola ruota del
carro: è tutta la struttura che andrebbe cambiata. Cannova è una
pedina, ma personalmente non credo neanche alla buonafede di Gullo,
perché uno che firma un atto senza neanche leggerlo (potrete
verificare anche con il dottor Lupo questa riunione surreale che c’è
stata), tu quantomeno lo cacci. Io ho chiesto più volte a Crocetta
di cacciarlo. Alla fine chi fa i controlli ?
Sapete cosa ha fatto Gullo ?
Quando iniziano i procedimenti per Oikos (ancora non avevano fatto
gli arresti a Palermo di Oikos) e anche per Catanzaro, nella
conferenza di servizi scrive che tutto è a posto, poi ci sono gli
arresti e dopo due giorni modifica la linea. Fino al procedimento di
secondo livello di Catanzaro ha continuato a sostenere che la
biostabilizzazione non andava imposta. Solo Marco Lupo l'ha scritto
nella conferenza di servizi, ma io ero già andato via. Questa è la
situazione.
Stiamo parlando della massima
autorità ambientale della regione siciliana, e ci volevano gli
arresti per vedere queste cose ? Poi il GIP di Palermo utilizzerà
anche la relazione Oikos che noi abbiamo scritto.
Il fatto contestato a Cannova è
in un periodo successivo, i fatti della procura di Palermo vanno dal
2010 al 2011 se li vedete come contestazioni, noi arretriamo sul
processo autorizzativo al 2009 anche per Oikos, quindi come fai
ancora a negare l'evidenza, se non sei incapace di intendere e di
volere ? Mi sono anche stupido che i colleghi non abbiano
attenzionato questi fatti».
Al termine il presidente Bratti, nel ringraziare l'ex assessore
Marino per tutta la serie di indicazioni fornite, ha anticipato che
riprenderà in mano alcune questioni appena sfiorate nel corso
dell'audizione, «perché – dice Bratti – tutta la vicenda della
gestione della discarica di Mazzarrà ha tutta una serie di aspetti
che non riguardano solo la gestione dei rifiuti.
C’è anche la questione di Tirrenoambiente, di alcune
relazioni che questa società intrattiene e attività in ambito
internazionale. Sono cose che comunque approfondiremo con calma».
Quello catanese – concluso il 13 marzo – è stato il primo di tre
sopralluoghi che toccheranno anche il resto della Sicilia, con visite
anche in provincia di Messina e nei grandi poli industriali
dell'isola.
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