La centrale elettrica Edipower di San
Filippo del Mela (Me), sta per chiudere due delle sei linee ad olio
combustibile e ha ventilato la possibilità di aprire una linea a
Css, ovvero un combustibile derivato dai rifiuti, (il progetto di
riconversione – asseritamente – permetterebbe di garantire un
nuovo futuro produttivo all'impianto, ma fino ad ora non si sa se la
sperimentazione sull’impiego del nuovo carburante abbia avuto
successo, né se qualche ente ha mai potuto verificarne il
funzionamento e – soprattutto – la sostenibilità).
Edipower è controllata dalla
multinazionale dell’energia A2A, un colosso con bilanci superiori
al PIL della Sicilia che è fra i soci privati di Tirrenoambiente
(proprietaria di una delle più grandi discariche della Sicilia) con
il 3%. Ora cosa se ne fa A2A del 3% di una società che potrebbe
interamente rilevare con una frazione infinitesima del suo bilancio?
Per cercare di capiri qualcosa bisogna
fare un passo indietro:
La direttiva europea discariche
1999/31, venne recepita in Italia col decreto 36/2003. Tale direttiva
prevede che non si possa sversare niente in discarica che non sia
stato prima pretrattato allo scopo di evitare o quanto meno ridurre
la produzione del percolato.
A tale decreto è seguita una serie
interminabile di deroghe, finché l’UE ha detto basta e ha
minacciato sanzioni economiche severissime. Il 6 agosto 2013 il
ministro dell’Ambiente ha emanato una circolare che proibisce
definitivamente lo sversamento del “tal quale” senza
pretrattamento.
Il pretrattamento è il trattamento
meccanico biologico (TMB) e consiste in una triturazione del tal
quale che viene successivamente avviato alla “vagliatura”, che
separa la parte umida (o sottovaglio), che viene poi avviata alle
linee di biostabilizzazione aerobica, dalla parte solida (sopravaglio
o secco indifferenziato).
Con il sopravaglio si può produrre un
combustibile a basso potere calorifico, oggi chiamato Css, dopo un
decreto dell’allora ministro Clini, che ne individuava ben 12 tipi,
a seconda della composizione, dei quali alcuni trasportabili e
persino commerciabili.
Il Css esiste solo in Italia e solo qui
non ci sono restrizioni al suo uso. Il Css fa molta gola ai
cementifici, che potrebbero usarlo al posto del carbone, e persino
alle centrali elettriche, in quanto costerebbe molto meno che il
normale combustibile da idrocarburi.
Il nodo cruciale sta proprio qui: gli
interessi delle lobby del cemento, dell’energia e dei rifiuti, che
incontrano il Css senza intercettare gli interessi della comunità. A
un basso costo industriale si rileva un alto costo umano.
A dare i numeri sui danni effettivi che
l’utilizzo del Css come combustibile produce sull'intero pianeta
c'è Agostino Di Ciaula (Isde – associazione dei medici per
l’ambiente): «Evidenze scientifiche dimostrano che anche
concentrazioni di alcuni inquinanti (PM10, NOx) inferiori ai limiti
di legge possono causare conseguenze sanitarie rilevanti sui
residenti. I microinquinanti sono persistenti (emessi nell'ambiente
vi rimangono), trasmissibili (nelle catene alimentari) e cumulabili
(la loro concentrazione aumenta progressivamente). Per le diossine,
ad esempio, pur rispettando il limite di legge (riferito ad ogni m3
di emissioni), sorgono timori legati alla loro quantità totale,
secondaria all'elevato volume di fumi emessi (circa 500.000 m3 di
fumi all'ora). Simili concentrazioni di diossine, inoltre, hanno
pericolosità notevolmente maggiore per i bambini e per le donne in
gravidanza rispetto a soggetti adulti. Un recente articolo
scientifico ha inoltre dimostrato valori elevati di idrocarburi
policiclici aromatici nei residenti in prossimità di un
cementificio. Rispetto agli inceneritori "classici",
tuttavia, le differenze maggiori riguardano l'emissione di metalli
pesanti».
A corroborare le tesi di Di Ciaula,
anche Paul Connet (ideatore della Strategia Rifiuti Zero), il quale
insiste sulle polveri sottili e i danni causati alla nostra salute: «A
ogni quattro tonnellate di spazzatura bruciata corrisponde una
tonnellata di polveri sottili che si reinseriscono nel circolo della
combustione per la produzione di cemento, mentre le parti volatili si
depositano nei pascoli, nei campi, nel corpo degli esseri umani e non
c'è più modo di smaltirli. Pensate che in un giorno, una
mucca-cibandosi-può introdurre una quantità di diossina pari a
quella respirata dall'uomo in 14 anni di vita; e noi quel latte e
quei latticini li consumiamo! La diossina affetta sei sistemi
fisiologici del corpo umano, con gravi danni alla tiroide e a un
eventuale feto in grembo. In America, per esempio, è stato
raccomandato alle giovani donne incinte di evitare il consumo di
carne animale. In Germania e in Belgio il controllo dei filtri di
combustione è continuo e dovrebbe esserlo per per qualsiasi
inceneritore perché un controllo mancato fa perdere dati
importanti».
Come suggerisce Rossano Ercolini
(Goldman environmental prize 2013, ovvero il nobel dell’ambiente),
la somma di piccole pratiche personali possono sopperire al colosso
suicida delle grandi imprese: «il locale deve agganciarsi al
globale, noi non abbiamo i soldi che hanno loro, ma abbiamo la
capacità di aggregazione che può essere molto più forte. C'è un
problema di empowering e noi non possiamo boicottare i poteri forti,
ma possiamo sottrarci al loro esercizio» e basta solo volerlo. Basta
non acquistare grandi imballaggi, fare attenzione alla riciclabilità
delle confezioni acquistate, prediligere l'acqua delle fontane
pubbliche a quella nelle bottiglie di plastica, fare compostaggio,
una buona selezione domestica dei rifiuti e il loro giusto
conferimento. Basta poco per fare tanto, per dire basta alla pochezza
di senso di responsabilità generazionale e ambientale. Non bruciamo
adesso per non bruciarci il futuro. Il problema va affrontato a monte
e non a valle, partiamo da noi.
Rifiuti Zero non dev'essere né uno
slogan, né un'ideologia, né una strategia, perché diminuire lo
scarto è un dovere civico, una missione che ingaggia il singolo in
un'esigenza mondiale.
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